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Vita Privata Di Una Spia John Le Carré

La vita privata di John le Carré svelata dal figlio

“Vita privata di una spia. Le lettere di John le Carré” (Mondadori) letto da Tullio Fazzolari.

Secondo l’opinione di alcuni autorevoli esperti di narrativa David John Moore Cornwell a tutti noto con lo pseudonimo di John le Carré meritava di vincere il premio Nobel per la letteratura. Può darsi che abbiano ragione e probabilmente è vera anche la ragione per cui a loro avviso questo riconoscimento non c’è mai stato: con una buona dose di spocchia gli accademici di Stoccolma non hanno mai preso in considerazione autori del genere spy story o poliziesco. Come se Graham Greene o Simenon fossero scrittori di serie B. Poco importa visto che il gradimento del pubblico non tiene minimamente conto del mancato conferimento di un Nobel. John le Carré resta comunque uno degli scrittori di maggior talento dell’ultimo secolo e grande successo hanno avuto anche i film tratti dai suoi romanzi a cominciare da “La spia che venne dal freddo”, “La talpa” e “Tutti gli uomini di Smiley”.

Diversamente da James Bond le storie e i personaggi di le Carré non hanno bisogno di effetti speciali. Al sensazionalismo di Fleming si contrappone una descrizione più veritiera che verosimile del mondo dello spionaggio e del controspionaggio che le Carré conosce bene per essere stato anche lui per alcuni anni un agente segreto. Dopo aver insegnato nel prestigioso collegio di Eton e aver lavorato al ministero degli Esteri, nel 1960 entra a far parte dell’Intelligence Service. E’ il periodo della guerra fredda e le Carré è testimone delle più clamorose vicende di spionaggio. Ma ha già cominciato a scrivere e il suo primo romanzo, “Chiamata per il morto”, è subito un best-seller. Quando un giornale di Londra rivela la sua identità decide di dimettersi e di dedicarsi completamente alla narrativa.

Pare evidente che le Carré non è stato soltanto un grande scrittore ma anche una persona con una vita affascinante. E suo figlio, Tim Cornwell, ha scelto un modo originale ed efficace per raccontarla. “Vita privata di una spia. Le lettere di John le Carré” (Mondadori, 744 pagine, 22 euro) è una biografia diversa dal solito perché si basa essenzialmente sull’epistolario privato dello scrittore. Utilissime integrazioni sono le pagine di raccordo scritte da Tim Cornwell e una dettagliata cronologia degli avvenimenti. Ma di fatto è lo stesso le Carré a raccontarsi attraverso la sua corrispondenza. E, se mai ce n’era bisogno, si conferma la sua interessante personalità sin da quando era un giovane campioncino di sci o un brillante studente universitario. Emerge soprattutto il suo carattere schivo ma ben determinato nelle proprie convinzioni. Tanti episodi anche negli ultimi anni di vita lo testimoniano. Per esempio, quando riceve un premio a Stoccolma (non il Nobel ma quello altrettanto prestigioso della fondazione Olof Palme) decide di devolvere la somma in denaro a Medici senza frontiere. Con grande fermezza le Carré ha criticato la Brexit e per coerenza, quando il Regno Unito è uscito dall’Europa, ha chiesto e ottenuto la cittadinanza irlandese. Se non fosse deceduto nel 2020, oggi vedrebbe con soddisfazione che molti inglesi si sono pentiti di quella scelta.

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