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La vera eredità di Papa Francesco

Testimonianza e messaggi di Papa Francesco. L'intervento di Francesco Provinciali

Il mondo piange la scomparsa di Papa Francesco, spentosi alle 7.35 di Lunedì dell’Angelo nella dimora di Santa Marta. Aveva impartito il giorno di Pasqua la benedizione “Urbi et Orbi” e la sacralità di questo gesto, unito alla forza di volontà per essere presente in mezzo ad un popolo festante che lo aspettava in trepida attesa, passerà alla Storia come l’ultimo commovente atto pubblico – intimamente vissuto – di un grande Pontefice.

Si è fatto amare dalla gente per la sua immensa umanità, un tratto inconfondibile della sua personalità schietta e diretta, per 12 anni dal 13 marzo 2013 Francesco – primo Papa gesuita nella storia della Chiesa, primo Pontefice proveniente dal continente americano, primo extraeuropeo dai tempi di Gregorio III – ha sempre guardato al mondo con una visione davvero planetaria e in particolare agli ultimi, ai sofferenti, ai disagiati, ai bisognosi, agli emarginati, ai poveri, ai migranti, agli scartati in un mondo troppo spesso dominato dal dio denaro. Solo pochi giorni fa aveva visitato i carcerati a Regina Coeli e si era scusato per non aver fatto la lavanda dei piedi. Ogni sua parola, ogni omelia, ogni scritto, ogni lettera enciclica – a cominciare da La gioia del Vangelo, Laudato sì, Dilexit nos, Fratelli tutti fino alla recentissima autobiografia ‘Spera’ trasuda di amore e di speranza, di partecipe condivisione alle alterne vicende della vita terrena, di bellezza del creato ed esprime un’autorevolezza spontanea e mai ostentata. Ha saputo indicare la via da percorrere ad un mondo smarrito, lacerato dalle guerre e dalle piaghe del male, dagli interessi che offuscano i sentimenti, dagli egoismi, dall’indifferenza colpevole e spinta fino all’ignavia, dominato dai prepotenti e dalla violenza fisica e simbolica, con uno sguardo lungimirante e sempre ispirato da gesti di grande umiltà, di buon esempio, di misericordia non affettata, di affetto sincero.

La gente, il suo popolo, ha colto con slancio emotivo e condivisione il suo messaggio d’amore dove la virtù della speranza si è incarnata nel cuore e nella mente di tutti: è stato un grande Papa che ha rimesso la Chiesa e il messaggio evangelico al crocevia dell’umanità dolente e bisognosa di attenzione.

Fin dal giorno della sua elezione al soglio pontificio avevano commosso le sue parole: “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. […] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. La preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.

Parole semplici e dirette ma gravide di condivisione perché ha sempre voluto una Chiesa povera e per i poveri (come aveva detto nella prima udienza generale, tenuta in Aula Paolo VI, pochi giorni dopo l’elezione, spiegando il motivo per cui aveva deciso di chiamarsi Francesco) composta di sacerdoti testimoni della pietas evangelica e che per questo odorassero di pecora, mescolati in mezzo alla gente e sempre umili pur senza rinunciare ad essere testimoni di Cristo e del Vangelo.

“Permesso, grazie, scusa”: queste sue parole lo avevano reso il Papa di tutti, perché la vera grandezza non è ispirata all’alterigia e al distacco ma alla condivisione della gentilezza e al rispetto degli altri.

Sofferente dal ricovero al Gemelli per la polmonite bilaterale si era fatto ancor più uomo tra gli uomini, la malattia lo aveva ancor più avvicinato al popolo che amava e che più delle gerarchie ecclesiastiche, dei rituali e degli aspetti formali Lui ha sempre considerato la vera spina dorsale della Chiesa universale.

La speranza (il sentimento più forte che ci ha insegnato) di una pur lenta guarigione ci animava nel desiderio di averlo ancora tra noi.

Ci mancherà e lo ricorderemo sempre perché era ormai diventato egli stesso una parte fondamentale della nostra intimità e dei nostri sentimenti ma la testimonianza di fede di cui ci ha fatto dono dovrà essere un viatico per il cuore e la mente.

“Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza” (Atti degli apostoli, 2:28)

Grazie Francesco per aver illuminato il nostro cammino con la promessa di gioia eterna e non addio ma arrivederci.

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