Questa volta alla segretaria del Pd Elly Schlein non è riuscito il gioco di tirare la palla in tribuna per allontanarla dal campo in un momento scomodo, rinfacciando “l’olio di ricino” di memoria fascista a Giorgia Meloni che da Budapest, partecipe del primo vertice europeo dopo la vittoria di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, aveva definito “al caviale” la sinistra sorpresa dal successo della destra anche negli Stati Uniti. E ciò pur nel contesto di una polemica della premier italiana apparentemente riferita al campo più ristretto di uno scontro avuto con Maurizio Landini per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil con la Uil contro il governo per il 29 novembre. Sciopero naturalmente condiviso dalla segretaria del Pd.
La Schlein, giurando e spergiurando col ditino puntato verso la telecamera o la macchina fotografica di turno di “non mangiare caviale”, ha fatto finta di non capire il problema posto dalla Meloni. Che è poi quello sollevato con altre parole da chi sottolinea da tempo come il Pd sia più di casa, in ogni senso, nei centri ricchi che nelle periferie povere. Come anche il Partito Democratico negli Stati Uniti appena uscito con le ossa rotte dallo scontro con Trump.
Se non c’è riuscita Giorgia Meloni, almeno nelle apparenze, a fare capire alla Schlein la crisi del Pd e, più in generale della sinistra ch’esso vorrebbe rappresentare e guidare, in un gioco improvvisato di sponda, diciamo così, ci ha provato oggi sul Fatto Quotidiano la politicamente rossa Sabrina Ferilli lamentandosi di “questa sinistra che sega le radici” e “parla per le elite”.
E’ un po’ quello che già nel 2002 in Piazza Navona Nanni Moretti avvertì, ben prima quindi che nascesse il Pd, prevedendo il passaggio di “tre o quattro generazioni”, addirittura, per vedere vincere davvero in Italia la sinistra battuta da Silvio Berlusconi l’anno prima, come già nel 1994.
Ventidue anni dopo quel grido di Nanni Moretti, e un anno dopo una intervista della stessa Ferilli a Vanity Fair contro una Schlein già allora “troppo radicale”, nel senso di chic e caviale, la situazione della sinistra rimane praticamente la stessa, se non è persino peggiorata per il tipo di opposizione che pratica al governo finendo più per favorirlo che per danneggiarlo, per quanto impegnato a difendersi anche da una certa, solita magistratura.
Che la Ferilli, sostanzialmente convergente con la Meloni nel giudizio sulla sinistra, venga amplificata da un giornale come Il Fatto Quotidiano, secondo il quale Giuseppe Conte non è più soltanto il migliore presidente del Consiglio avuto dall’Italia dopo Camillo Benso di Cavour ma ora anche “il politico più sottovalutato nel mondo”, non può né deve stupire. E’ conforme all’interesse sempre più evidente di un Conte, appunto, pressato anche dallo scontro con Beppe Grillo, a non chiudersi in un rapporto “organico” col Pd, sentendosi e proponendosi più a sinistra del Nazareno.