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Primo Maggio

La scuola deve essere al centro dell’attenzione politica

"Mi auguro che la scuola sia il centro dell’attenzione politica: essa è specchio della società e deve guidarne il cambiamento". L'intervento di Suor Anna Monia Alfieri

 

Vi è grande attesa per sapere chi saranno i Ministri che andranno a formare il nuovo Governo. È un’attesa motivata, oggi più che in passato, dalla particolare situazione che l’Italia, assieme all’Europa, sta attraversando: al covid si è aggiunta una guerra che sta avendo ricadute importanti sia sulla politica internazionale sia sull’economia dei singoli Paesi, nessuno escluso. In una situazione simile, lo torno a ripetere, il Ministero dell’Istruzione non può essere considerato un Ministero di serie B, tutt’altro!

Se l’Italia deve ripartire, se il nostro Paese deve avere gli strumenti per affrontare il presente e costruire il domani, occorre che la scuola sia posta al centro dell’attenzione. L’economia, infatti,  riparte solo se il mondo della scuola sarà posto nella condizione di far emergere le potenzialità enormi degli studenti italiani. Il tema della scuola dovrà, pertanto,  essere affrontato non secondo logiche di partito o di interesse: le varie riforme dovranno essere proposte e sostenute da una convergenza il più larga possibile, frutto della responsabilità dei partiti, della maggioranza così come dell’opposizione. E, se si parla di riforme, la prima dovrà essere quella della scuola veramente autonoma e veramente libera, perché basata sul principio della libertà di scelta educativa dei genitori, senza alcuna discriminazione economica. Ecco perché affermo che il Ministero dell’Istruzione ha una importanza e una dignità pari a quelle degli altri Ministeri, comunemente ritenuti più strategici.

Invito, dunque, tutti alla responsabilità, all’azione fattiva per il vero bene dei cittadini e mi auguro che la scuola sia il centro dell’attenzione politica: essa è specchio della società e deve guidarne il cambiamento. La scuola ha affrontato eroicamente la pandemia, ha accolto generosamente gli esuli ucraini: ecco perché la scuola italiana non merita logiche che non siano conformi all’altezza della sua nobile missione.

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