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La Russia non si fermerà all’Ucraina. Parla Giulio Terzi di Sant’Agata, ex ministro degli Esteri

La Russia non si fermerà all'Ucraina. L'Europa, per difendersi davvero, deve proteggere la propria economia. Con il multilateralismo l'Italia punta a diventare una potenza marittima e regionale. Conversazione con il senatore Giulio Terzi di Sant'Agata, presidente della IV Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato della Repubblica Italiana

Quello della difesa europea è un tavolo composito, su cui si intrecciano il progressivo disimpegno degli Stati Uniti, la guerra in Ucraina e in Medio Oriente, il crescente ruolo cinese e l’ambizione di Bruxelles di costruire una reale autonomia strategica. In tale contesto il concetto stesso di difesa si è stratificato e ampliato, includendo dimensioni che vanno ben oltre la sola sicurezza militare. La guerra ibrida, del resto, trasforma ogni aspetto della vita quotidiana, dagli ospedali ai servizi postali, dai trasporti alle banche, in obiettivi potenziali.

L’Europa discute da anni di difesa comune senza aver ancora definito un vero consenso politico sulle priorità strategiche. “La volontà politica e la capacità materiali sono la fotografia di una realtà che serva a deterrenza di future aggressioni e per fermare l’aggressione dell’intero paese e dei paesi vicini”, dice il senatore Giulio Terzi Sant’Agata, presidente della IV Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato della Repubblica Italiana.

MINSK 1 E MINSK 2: GLI ACCORDI TROPPO DEBOLI

Il disgregamento delle relazioni con la Russia parte da lontano. “Nella storia della Russia di Putin la fame di territori e di distruzione delle identità di popoli vicini è iniziata sin dall’inizio con la guerra in Cecenia. Ecco, oggi c’è qualcuno che dice che l’Occidente dovrebbe trovare un accordo con la Russia simile a quello trovato con gli accordi di Minsk 1 Minsk 2”. Ma proviamo a ricordare la portata di quegli accordi. “Parte del Donbass era stata invasa, nel febbraio – marzo 2014, con il falso proposito di inviare aiuti umanitari alle popolazioni russofone, Mosca inviò, invece, camion con armi militari, fatti entrare per sostenere gli insorgenti del Donbass e del Donetsk”.

E la reazione occidentale? “Furono emanate sanzioni blandissime e si lasciò proseguire l’accordo di Minsk sperando che la Russia di Putin si fermasse. Ecco questo è un sogno, non è un uomo che si ferma lui fa quello che dicono i suoi ideologi”. I quali disegnano “uno scontro che sarà destinato a terminare solo quando uno dei due blocchi, quello delle potenze continentali e quello delle potenze marittime, avrà il sopravvento sull’altro”.

All’epoca l’Europa ebbe “un atteggiamento attendista” perché “eravamo ancora schiavi del gas russo, ci eravamo legati a un unico monopolista, dittatore con nessun rispetto per le libertà democratiche, uccisore di decine di giornalisti e oppositori politici”.

IL PILASTRO DELLA DIFESA EUROPEA NELL’ALLEANZA ATLANTICA

La strada per la pace esiste ma è necessario “negoziare seriamente sulla base di volontà politica e capacità militare, ed è questo che l’Europa sta cercando di affermare con il pilastro della difesa all’interno dell’alleanza atlantica”.

Per affermarsi verso l’esterno l’Unione europea ha sempre prediletto il soft power lasciando ad altri strategie più aggressive. “Oggi conta solo la forza, ed è un mondo che non ci piace assolutamente, noi vogliamo tornare allo stato di diritto, alla legalità del diritto internazionale, riportare organizzazioni multilaterali che funzionano”. La speranza, però non è morta. “Ho partecipato ad alcuni appuntamenti che mi fanno essere ottimista come la piattaforma della Crimea, dove si ritrovano rappresentati di Camera e Senato di 60 paesi. Ecco, l’Europa, con le sue modulazioni c’è, la sua posizione è chiara, i finanziamenti si stanno sviluppando”.

IL PIANO SAFE E I PROGETTI CON GLI USA

L’Europa della difesa può contare sul nuovo strumento finanziario Ue Safe da 150 miliardi di euro, pronto a sostenere investimenti comuni. “L’industria europea per la difesa ha già accelerato moltissimo, lo vediamo nei grandi gruppi e anche nelle startup. Il sostegno di fondi governativi è molto importante, tra l’altro Safe è interessante anche dal punto di vista dei partenariati tra Europa e paesi esterni, con una capacità di finanziamento significativa, circa 14 miliardi. L’Italia ha anche progetti molto importanti con gli Usa, basti pensare agli F35 e ai ritorni industriali, oppure all’azienda di software che appartiene a Leonardo o ai cantieri per la costruzione di fregate come From che abbiamo negli Usa, nella regione dei Grandi laghi”.

LA CENTRALITÀ DELL’INDOPACIFICO

Un altro capitolo fondamentale del nuovo scenario geopolitico è la centralità dell’indopacifico. “Esiste un progetto di collaborazione alla costruzione di un cacciabombardiere di sesta generazione che coinvolge Italia, Gran Bretagna e Giappone”. Gli europei non sono gli unici a guardare con interesse all’estremo oriente. “Non è possibile restare avere tranquillità davanti al sistema russo. Dal 2021 esiste un patto di acciaio tra Russia e Cina: la capacità delle forze russe non sarebbe quella che è diventata dopo il primo anno di disastri se non avessero i magneti cinesi, le componenti cinesi, un enorme arsenale di munizioni che arrivano dalla Corea del Nord, se non ci fossero combattenti nord coreani, circa 12mila persone di forze speciali nordcoreani. E, last but not least, merita una menzione l’Iran con i loro droni e le produzioni congiunte con la Russia”.

GLI INVESTIMENTI INDUSTRIALI TEDESCHI IN CINA OFFRONO IL FIANCO ALL’OFFENSIVA RUSSA

Come accennato, la nuova guerra ibrida amplifica gli obiettivi e le strutture (più o meno fisiche) da proteggere. “Noi europei non abbiamo ancora completamente appreso che dipendere da un solo monopolista non è una buona strategia – aggiunge il senatore Terzi di Sant’Agata – Guardiamo a quello che stanno facendo alcune case automobilistiche europee (non italiane). Hanno investito 4 miliardi in Cina per costruire auto elettriche tedesche, per il mercato cinese e per esportarle, creando elementi di crescita per l’economia, l’occupazione e la tecnologia cinese con soldi europee. La meccatronica europea rischia di sparire, 16 milioni di lavoratori europei sono in balia di un unico fornitore a scapito della propria capacità produttiva. Anche nel settore della farmaceutica la presenza cinese rischia di essere particolarmente problematica”.

IL MULTILATERALISMO ALL’ITALIANA: L’INDOPACIFICO E IL MEDITERRANEO SONO UN SOLO MARE

“Io sono cresciuto professionalmente con il multilateralismo e sono un entusiasta sostenitore delle organizzazioni internazionali, purché funzionino – ha concluso il senatore Terzi di Sant’Agata -. Questo governo ha avuto la capacità di avere una visione multilaterale nei fatti attraverso i rapporti tra singoli paesi. Per esempio l’invito alla premier Giorgia Meloni al Vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo è stato un riconoscimento del rapidissimo sviluppo dei rapporti economici tra Emirati arabi, Arabia saudita, Bahrein, Qatar ed Italia”.  Tale visione geopolitica “si è sviluppata ad ampio raggio con la visione di una proiezione regionale e di aggregazione di grandi spazi geopolitici: l’idea di una unicità della sicurezza dell’indopacifico e del Mediterraneo”.

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