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La realtà del centrodestra che c’è, i sogni del centrosinistra che non c’è

Parole, numeri e contraddizioni delle opposizioni. La nota di Paola Sacchi 

Da un lato la ricerca quasi spasmodica nella narrazione mediatica di una, due, tre Giorgia Meloni, quella di Roma, delle comunicazioni energiche in parlamento in vista del Consiglio Europeo e quella mediatrice di Bruxelles che strappa risultati importanti ma non il sì dei “sovranisti” di Polonia e Ungheria e quindi non si ricongiunge alla terza Meloni, ovvero il premier che per certa fissità nella narrazione dei maggiori giornali sarebbe rimasta quella delle origini.

Dall’altro lato il tonfo nei sondaggi (Nando Pagnoncelli per il “Corriere della sera” di ieri) del Pd che scende sotto il 20 per cento, la conferma della netta maggioranza del centrodestra e il grido d’allarme del governatore campano del Pd, Vincenzo De Luca contro Elly Schlein: “Ridotti alla fame elettorale”. Secondo lo stesso sondaggio, anche la Lega di Matteo Salvini, attenzionata quasi al minuto dai media, in attesa spasmodica di divergenze con il premier sul Mes, cresce un po’. Antonio Tajani, presidente in pectore di FI, in testa ai sondaggi di gradimento per i leader con il 34 per cento. Meloni è valutata a parte come premier ed è al 47 per cento.

È evidente che le Europee saranno un test per la maggioranza e i suoi equilibri interni, dal momento che si andrà al voto con il proporzionale e naturalmente tutti e tre gli azionisti del governo dovranno gioco forza accentuare i propri tratti distintivi. Ma per come si sono messe le cose, anche se un anno è lungo, c’è già da ora da immaginare che la maggioranza reggerà. E questo a fronte del vuoto di proposte e di visione che viene da un’opposizione divisa e soprattutto agli occhi degli italiani non intenta ad affrontare l’agenda del Paese. “Dobbiamo mettere in difficoltà il governo”, è una delle frasi attribuite in questi giorni sui giornali a dirigenti del nuovo corso Pd. Il cui atteggiamento, frasi a parte, confermate o meno, rivela solo una linea d’attacco a prescindere, senza vere contro-proposte per sciogliere i nodi reali, come quello delle scadenze Ue sul Pnrr o quello della politica sull’immigrazione. A meno che, Terzo polo (ex?), compreso non si continui a coltivare il sogno recondito di un altro governo tecnico, visto che nelle urne non si riesce a vincere.

Ma i sogni di un nuovo governo guidato da un tecnico stridono con quanto è accaduto quasi un anno fa.

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