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La politica su Cecilia Sala libera tra soddisfazioni e leggeri rosicamenti

Commenti e reazioni al successo del governo italiano con la liberazione di Cecilia Sala. La nota di Paola Sacchi.

 

L’ultimo giapponese sembra Romano Prodi che continua a cercare appigli per criticare il governo dicendo che quella della liberazione di Cecilia Sala è però “una vittoria solitaria di Giorgia Meloni”. Mentre anche a Matteo Renzi, il più incalzante contro il governo che a suo dire stava sbagliando tutto, quello stesso Renzi che solo un giorno prima, lasciandosi andare a toni sopra le righe, avrebbe voluto mandare Antonio Tajani “alla sagra dell’uva”, toccava fare una rapida e acrobatica conversione a “u” e ringraziare il governo, il professore invece ha tenuto granitico il punto. E così ha ricordato che il suo governo invece “gioì tutto insieme” quando liberò il giornalista Daniele Mastrogiacomo con il contributo decisivo di Elisabetta Belloni, ovvero la responsabile del Dis, ora dimessasi.

E qui l’inventore dell’Ulivo ha cercato di aprire un’altra breccia polemica contro il governo. Mentre Elly Schlein e Giuseppe Conte non possono che congratularsi con l’esecutivo, nel tormentato campo largo, all’eterna ricerca di un federatore, Prodi probabilmente cerca un po’ paradossalmente in questa occasione di rilanciarsi come l’ala più dura e oltranzista, proprio lui un tempo il cattolico ritenuto più moderato.

Che la liberazione di Sala sia il risultato non di un lavoro solitario, ma di squadra, senza nulla togliere al particolare ruolo di primo piano del premier, con cui si complimenta in una telefonata il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è sotto gli occhi di tutti. Meloni ringrazia tutti coloro che si sono adoperati e sottolinea il lavoro dei “canali diplomatici e di intelligence”. Di colpo le belle immagini dell’arrivo a Ciampino della giornalista del Foglio spazzano via la narrazione gufesca di un mainstream di sinistra che ha descritto il nostro governo diviso sul drammatico caso, con addirittura il ministro degli Esteri e vicepremier “esautorato”.

Tajani, che si è tenuto in costante contatto con il padre di Cecilia, sottolinea l’importanza del silenzio nel quale “abbiamo operato, senza rispondere alle critiche che ci venivano fatte”. Lavoro di squadra, ribadisce, dopo aver abbracciato a Ciampino, con Meloni, Sala. Un lavoro dove un importante ruolo lo ha avuto anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano. “Cecilia, bentornata”, ha postato subito Matteo Salvini, l’altro vicepremier, titolare del Mit e leader della Lega.

Oggi la conferenza stampa di inizio d’anno del premier, l’autrice principale di uno dei principali successi diplomatici di un governo che era stato descritto come isolato, incompetente, perennemente sull’orlo di una crisi e invece tuttora il più stabile d’Europa. Un esecutivo che, come afferma Tajani, anche con la recente visita di Meloni da Trump a Mar-a-Lago ha rilanciato il ruolo dell’Italia nel mondo. E in particolare nell’area mediorientale.

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