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Giorgetti

La politica, i sondaggi e la Quaresima da Virus

I Graffi di Damato

 

Scrive giustamente Ilvo Diamanti su Repubblica che “la Pasqua è arrivata, ma la Quaresima del Virus”, cioè da Virus, “non sembra finita” con i suoi “sacrifici e divieti, obblighi e vincoli”, che tuttavia sono “gli stessi italiani a indicare” come necessari, secondo l’ultimo sondaggio Demos.

Ma i sondaggi sono quelli che sono, capricciosi a dir poco. Ad Alessandra Ghisleri, per esempio, risulta da altri sondaggi cui ha provveduto lei stessa, ed ha esposto sulla Stampa, che “sette italiani su dieci dicono basta alle restrizioni”. Sarebbero quindi solo tre su dieci i responsabili, gli avveduti o, secondo gli altri sette, gli sprovveduti, gli ingenui, i manipolati dai virologi, o almeno da quelli che all’emergenza ci credono e non considerano i vaccini “acqua di fogna”, o i virus agenti pericolosi di Israele e dintorni, secondo un libro demenziale scritto a più mani, fra le quali quelle di un magistrato di Corte d’Appello. Cui è riuscito di strappare la prefazione ad un procuratore della Repubblica che frequenta spesso con foto, dichiarazioni e conferenze stampa le prime pagine dei giornali: Nicola Gratteri, naturalmente. E’ proprio lui: quello risparmiatoci come ministro della Giustizia qualche anno fa da un veto posto dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al presidente del Consiglio Matteo Renzi, che glielo aveva proposto nella lista del suo primo e unico governo portata al Quirinale nel 2014.

Tra quei sette sprovveduti che sono stanchi delle “restrizioni” e vorrebbero proclamare festosamente finita la Quaresima da virus può anche capire di avere la voglia di arruolarsi quando si vede su un giornale la foto di quei due agenti di Polizia sprecati nel controllare documenti e quant’altro di un’innocua coppia seduta con tanto di mascherine sul naso, in una piazza per niente affollata, sul basamento di un monumento. E magari a qualche centinaio di metri di distanza nessuno interveniva a sfoltire gli assembramenti alle bancarelle di frutta e verdura di un mercato. O altri a Brescia potevano andare in giro tranquillamente con le loro bottiglie Molotov da lanciare come bombe a mano su un centro di vaccinazioni, spero non nell’ambito di quel piano eversivo di anarchici e simili contro la salute temuto da Franco Locatelli, il presidente del Comitato Tecnico Scientifico alle cui valutazioni si attiene il governo prima di prendere le sue decisioni.

C’è tuttavia chi in questa Quaresima Continua, con le maiuscole di un titolo da movimento politico, mostra di avere finalmente messo giudizio in fortunata astinenza televisiva. Mi riferisco all’indimenticato Michele Santoro. Che, intervistato in una delle sue giornate inoperose, ha risposto così ad una domanda sul ritorno, o sulla permanenza, dell’odiato Silvio Berlusconi sulla scena politica con la partecipazione della sua Forza Italia, o di quel che ne rimane, al governo di Mario Draghi: “Per me è drammatico che siamo ancora a Berlusconi. Come è drammatico che vada al potere un comico, Beppe Grillo, e abbiamo il servizio pubblico più controllato della storia senza un programma di satira sul potere”. Ma, visto che si trovava, Santoro ha colto l’occasione anche per pentirsi di avere votato a suo tempo per Virginia Raggi al Campidoglio, assicurando che non tornerà a farlo, forse disertando le urne, visto che la grillina rischia di essere confermata in un altro ballottaggio, non si sa ancora contro chi, con l’aiutino dei partiti per i quali Santoro ha di solito sempre votato prima della sbandata per la Raggi.

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