Che cosa è successo l’8 agosto quando Matteo Salvini ha deciso di presentare la mozione di sfiducia contro Conte?
A svelare la genesi della decisione del vicepremier e leader della Lega è oggi Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, personalità di spicco del Carroccio da circa 25 anni e uno dei leghisti meno convinti del rapporto organico con i Pentestellati visto che dopo le Europee era propenso a terminare l’esperienza di governo con il Movimento 5 Stelle, come si evince dall’intervista dello stesso Giorgetti al Fatto quotidiano on line.
Ma è oggi al quotidiano la Repubblica che Giorgetti approfondimenti genesi e obiettivi della mossa di Salvini: “Lui ha messo in fila i ministri, i capigruppo, i dirigenti del partito. Ha chiesto se preferivano restare al governo, sulle loro poltrone, oppure fare qualcosa di concreto per questo Paese – dice Giorgetti – E a sorpresa in coro gli hanno detto basta. Poi ha sentito una ventina di imprenditori e figure di spicco dell’economia e il responso è stato lo stesso: al voto. Matteo non ha dormito per tre notti e ha tratto le conclusioni”.
“Noi pensiamo ancora che possa prevalere il buon senso. Che ci siano le condizioni per andare al voto entro il 27 ottobre. Che un governo si insedi anche un mese dopo, a fine novembre, e appronti una manovra, intanto per congelare l’Iva. Lo ha già fatto Gentiloni nel 2017”, ha aggiunto Giorgetti a Repubblica in cui aggiunge che poi serviranno misure politiche, concrete. E su quelle “abbiamo già le idee chiare”.
L’alternativa alle elezioni in autunno? Secondo Giorgetti “a quel punto la cosa quasi inevitabile è che si insedi un governo elettorale fino al voto e che presenti un bilancio a legislazione vigente, come si dice in gergo. E poi un decreto a fine anno con misure in vigore da gennaio: a cominciare dalla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, ovviamente. Purché a inizio anno si torni davanti agli elettori”. All’eventuale esecutivo Pd-M5S che definisce “fantagoverno” Giorgetti poi dice solo “auguri”. Poi, aggiunge, che per la Lega “c’è più ossigeno all’opposizione che al governo. Il Pd, come dimostrano le ultime vicende, su quei banchi sta morendo asfissiato”. I
l sottosegretario leghista si dice davvero curioso di vedere “su cosa nasce quella strana cosa. Che manovra è in grado di partorire. Può solo perpetuare la specie e le poltrone. Noi all’opposizione possiamo anche andarci e se succederà ci andiamo a testa alta. È una questione di dna”. E su Salvini dice: “Matteo è un capo. Si è assunto le sue responsabilità. Ha sempre chiesto il parere a tutti. Anche a me. Ho detto come la pensavo anche subito dopo le Europee. Adesso lo accusano. Lui paradossalmente è il leader che ha cercato in tutti i modi di difendere questa esperienza di governo, di portarla avanti”.
Cosa è successo l’8 agosto? “Che lui ha messo in fila i ministri, i capigruppo, i dirigenti del partito. Ha chiesto se preferivano restare al governo, sulle loro poltrone, oppure fare qualcosa di concreto per questo Paese – dice Giorgetti – E a sorpresa in coro gli hanno detto basta. Poi ha sentito una ventina di imprenditori e figure di spicco dell’economia e il responso è stato lo stesso: al voto. Matteo non ha dormito per tre notti e ha tratto le conclusioni. Gli altri hanno le direzioni o le piattaforme Rousseau. Noi abbiamo un leader”.