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La fuffa narrativa di Trump e Putin dopo il vertice in Alaska

Che cosa hanno detto Trump e Putin dopo il vertice in Alaska. Estratto di un commento di Stefano Feltri su Appunti

Il presidente russo esulta perché ha ottenuto da Trump quello che voleva: la fine dell’isolamento internazionale, una sostanziale conferma di impunità (Putin dovrebbe essere arrestato su indicazione di quella Corte penale internazionale che Trump sabota e sanziona), l’equivalenza tra Russia e Stati Uniti come grandi potenze, lo spostamento – di nuovo – della responsabilità per il protrarsi del conflitto sull’Ucraina e sul presidente Volodymyr Zelensky.

Alla vigilia del vertice, l’ex presidente francese François Hollande aveva spiegato al Financial Times le tattiche negoziali che aveva sperimentato per anni, dopo l’invasione della Crimea nel 2015, intorno ai cosiddetti accordi di Minsk sempre violati dalla Russia: “Putin inizierà l’incontro raccontando tutta la storia dall’inizio. Potrebbe durare 15 minuti, mezz’ora, anche di più se non lo interrompi”.

Un assaggio di questo approccio lo abbiamo visto in conferenza stampa, con la lezione di geografia politica di Putin sulla lontananza apparente tra Russia e Stati Uniti, gli interessi in comune, il ghiaccio nordico come possibile ponte.

Hollande ha spiegato poi come Putin conduce le controparti là dove vuole lui:

“Il metodo russo di negoziazione è che deve durare a lungo, ma senza che accada molto. Bisogna quindi provocare la discussione. Alla fine, però, lui offrirà sempre un’apertura — una mediazione, un nuovo incontro, un gruppo di lavoro — in modo che l’altra parte possa dire: vedete, è servito, Putin si è mosso un po’ ”.

E’ andata esattamente così. Sempre in conferenza stampa, Putin ha perfino parlato di “un accordo” del quale Ucraina ed Europa dovrebbero prendere atto.

Non c’è alcun accordo, alcun passo avanti, il presidente russo ribadisce che la guerra finirà quando le cause saranno risolte (cioè fino a quando a Kiev non ci sarà un governo fantoccio che assicuri la permanenza dell’Ucraina nella sfera d’influenza russa).

Trump aveva minacciato che in assenza di passi avanti concreti, la Russia avrebbe rischiato nuove sanzioni. Non ci saranno, anzi, Putin quasi a sfregio celebra l’aumento dell’interscambio bilaterale tra Russia e Stati Uniti, come dire: stiamo tornando alla normalità, le sanzioni sono ancora in vigore ma politicamente siamo già oltre.

A Trump non resta che celebrare sui social l’omaggio che Putin fa alla narrazione trumpiana: il presidente russo ha spiegato che se ci fosse stato Trump alla Casa Bianca – e non Joe Biden – si sarebbe potuta evitare la guerra in Ucraina. Una bugia a costo zero e priva di conseguenze ma molto efficace nel lusingare e manipolare l’interlocutore.

(Estratto dalla newsletter Appunti)

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