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Democrazia

La democrazia sta cadendo in desuetudine?

La lettera dell'avv. Antonio de Grazia

 

Gentile direttore,

una buona idea, una idea giusta, quando viene applicata con mezzi spregiudicati, ha effetti imprevedibili. E così diventa una pessima idea, eterogenesi dei fini: espressione coniata da Wilhelm Wundt, con il significato di conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali.

La storia politica italiana del dopoguerra è – seguendo l’agile e prezioso libro dell’ottimo Giancarlo Perna Il ring – cinquant’anni di risse tra poteri – una sequenza di variazione dei Poteri: all’inizio prevale il Parlamento (il ventennio fascista aveva lasciato cicatrici a largo raggio), poi l’Esecutivo ed infine il Presidente della Repubblica. E, nel 2011, il golpetto Bce-Napolitano cristallizza il grande potere presidenziale: un potere a fisarmonica, che la Costituzione Materiale e il Diritto Vivente hanno amplificato.

Del resto, è il solo potere istituzionale che ha una durata di ben 7 anni, quasi il doppio del mandato del Presidente degli USA (rieleggibile, come anche il nostro).

L’ostracismo all’attività del Parlamento, il grande discredito dei partiti ora non più assimilabili ai partiti tradizionali (e sempre più simili a comitati elettorali), hanno prodotto l’idiosincrasia nei riguardi del voto, delle elezioni, con grande propensione all’astensionismo. Del resto, se voto qualunque partito e candidato ma non accade nulla, non posso far cambiare nulla, perché votare?

Questo sentimento e ribrezzo sono ormai comuni, forse nella maggioranza degli italiani. In sintesi: dopo un passato di grandi principi e di sacrifici, la democrazia – e il voto ne è l’espressione sacrale – sta cadendo in desuetudine.

È possibile tornare indietro? È possibile riavere la fiducia del comune cittadino? Una proposta e un’alternativa. È necessario avere un grande rispetto per ogni singolo parlamentare, che rappresenta una piccola frazione del popolo, ma ogni frazione è essenziale; il Governo non può agire beffardamente con continui voti di fiducia, che umiliano i singoli parlamentari; e il Presidente della Repubblica mostri rispetto nei riguardi dei soggetti dissidenti, dovendo rappresentare l’unità nazionale (salvo che, in qualche modo, non si intenda arrivare alla divisione territoriale dell’Italia).

Ed infine: il ripristino dell’immunità parlamentare, ogni singolo parlamentare è un pezzo del popolo che rappresenta. L’alternativa è ciò che vediamo nel presente.

Così è, se vi pare.

Cordialmente.

Avv. Antonio de Grazia

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