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La Cgil, la piazza San Giovanni e il silenzio elettorale

Il corsivo di Paola Sacchi

 

Centomila o duecentomila, non si sa. Questa mattina i grandi giornali si contendono la cifra dei partecipanti ieri alla manifestazione sindacale di Piazza S. Giovanni.

Giusta, anzi doverosa la solidarietà alla Cgil, la cui sede nazionale è stata vandalizzata dai neo-fascisti, per fortuna davvero minoritari in questo Paese, di Forza Nuova.

Resta però un precedente: la rottura della regola democratica del silenzio elettorale. Come ieri abbiamo subito fatto notare in un tweet.

E questo purtroppo nel silenzio dei giorni scorsi di osservatori, analisti politici e quant’altro.

Si dirà che le organizzazioni sindacali non devono sottostare a questa regola. E però, non siamo ipocriti, come scrive oggi lo storico Marco Gervasoni nell’editoriale di prima pagina del Giornale.

Come noi stessi ieri abbiamo fatto notare in altri tweet, in prima fila c’era, a una manciata di ore dal voto, il candidato del Pd e delle altre sinistre per Roma.

Non ha parlato, certamente. Ma con lui c’era anche schierata in un significativo parterre la presenza di leader e ministri di sinistra e dei Cinque Stelle.

Tanto da far maliziosamente pensare: anche prove generali di piazza del nuovo contenitore a sinistra per le Politiche del 2023 o quando saranno?

Non ci vogliamo imbarcare nella discussione se la manifestazione doveva essere, probabilmente giustamente, contro ogni totalitarismo e quindi contro fascismo e comunismo, come aveva chiesto il centrodestra, premettendo che in ogni caso andava fatta dopo i ballottaggi di oggi e domani.

Resta il fatto che a poche ore dal voto è andata in onda una manifestazione contro il fascismo che per fortuna in Italia è morto svariati anni fa.

E quell’immagine della piazza rossa, piazza storica di tante importanti battaglie sindacali, viene ora virtualmente contrapposta nell’immaginario collettivo a una inesistente, virtuale “piazza nera”, dove si rischia di vedere fascisti ovunque, persino tra chi pone il problema delle regole democratiche: ovvero, la rottura oggettiva del silenzio elettorale, comunque si pensi sul piano politico.

La netta maggioranza delle Regioni italiane e migliaia e migliaia di Comuni sono amministrati dal centrodestra. Amministratori, milioni di elettori sono una “piazza nera”?

Non scherziamo davvero. Anche per rispetto della importante storia della Cgil  comunque se ne pensi politicamente.

E anche perché purtroppo non sono stati ancora chiariti i nodi irrisolti sul perché sia stata possibile la devastazione della sede nazionale, in Corso d’Italia, a Roma, a due passi dai Palazzi delle Istituzioni.

La spiegazione data finora dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, come ha fatto notare su questo giornale con i suoi “Graffi” Francesco Damato, ha suscitato forti perplessità anche a sinistra.

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