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Non solo minerali critici: cosa vanno i rapporti fra Usa e Kenya

Cosa dobbiamo aspettarci dalla visita del presidente del Kenya, William Ruto, negli Stati Uniti: Nairobi è un partner fondamentale di Washington nella sicurezza e nel commercio.

Quando il presidente del Kenya William Ruto si recherà a Washington, dove sarà accolto alla Casa Bianca e forse anche al Congresso, troverà interlocutori interessatissimi. Nairobi è infatti un partner fondamentale degli Usa non solo nel campo della sicurezza, ma anche del commercio e, come tutti i Paesi africani con cui è in vigore il patto commerciale chiamato Agoa, del cruciale settore dell’economia green. La parola chiave è “minerali critici”, gli stessi di cui sono ricchi quei Paesi e che fanno gola non solo in America.

Un viaggio, una missione

Un viaggio fissato da tempo – la stampa ne diede per la prima volta notizia a febbraio indicando come data il 23 maggio – che ha a che fare con, parole di Ruto, “commercio e investimenti”. Ma la sua visita alla Casa Bianca vuole anzitutto rimarcare, ha sottolineato, “la grande relazione di lungo termine con gli Usa” in concomitanza con il 60° anniversario della sua instaurazione.

Ragioni per confermare l’allineamento ce ne sono da vendere, sottolinea il Financial Times ricordando i 1.880 prodotti africani venduti in America senza dazio alcuno da quando è in vigore l’African Growth and Opportunity Act (Agoa), il patto commerciale di cui proprio Nairobi è stato tra i principali beneficiari.

L’accordo però è in scadenza, e Ruto va a Washington proprio per questo. “Stiamo lavorando su un’estensione di Agoa – ha dichiarato al quotidiano della City – perché crediamo che porti valore non solo al Kenya ma anche agli Usa”. E i segnali della vigilia sono incoraggianti, come le dichiarazioni dell’ambasciatore americano a Nairobi Meg Whitman che il mese scorso si è detto “fiducioso” su un rinnovo di Agoa.

Verso la conferma

Che si vada verso un rinnovo lo conferma anche la richiesta formale effettuata dalla Commissione Esteri della Camera dei Rappresentanti Usa allo speaker Mike Johnson affinché la visita di Ruto sia coronata dal massimo onore concesso ai leader di passaggio, ossia un discorso al Congresso a Camere riunite.

Si tratterebbe, sottolineano i media Usa, della prima volta in diciotto anni per un politico africano, dopo che l’onore fu concesso all’allora presidente della Liberia Ellen Johnson e, tre lustri prima, al leggendario presidente sudafricano Nelson Mandela.

Ma sono i numeri degli scambi commerciali a rappresentare l’indizio più autorevole: le esportazioni degli Usa in Kenya nel 2022 erano aumentate dell’8,1% rispetto all’anno prima raggiungendo quota 604 milioni di dollari; le importazioni dal Kenya in America nello stesso periodo erano cresciute del 28% arrivando a 875 milioni. Di quest’ultima somma, rimarca il Ft, la voce più consistente era costituita da capi di abbigliamento sbarcati negli States in base alle regole di Agoa.

Altre ragioni

Ma il commercio è solo una parte della storia di una relazione che porta in dote agli Usa un prezioso alleato in una regione complicatissima dove la presenza russa si fa sempre più minacciosa.

Washington deve ancora elaborare una risposta alle ultimissime provocazioni dei vicini Niger e Ciad, che a stretto giro hanno comunicato alle truppe americane di stanza in quei Paesi di andarsene. Il Niger le sta rimpiazzando con i mercenari di quell’Africa Corps che è l’erede addomesticato della famigerata Wagner di Prigozhyn.

In Kenya invece i soldati Usa restano al loro posto presso Manda Bay dove conducono operazioni di controterrorismo, cercando di arginare la malefica influenza degli Shaabab, la milizia islamista legata ad Al Qaeda che dalla vicina Somalia estende i suoi tentacoli fino in Kenya, colpito più volte dalla furia omicida dei jihadisti.

Gli altri interessi degli Usa in Kenya

Ma non finiscono qui i motivi per cui l’Amministrazione Biden è disposta a chiudere un occhio sulla corruzione in Kenya.

Il più cogente viene segnalato in un rapporto del Carnegie Endowment for International Peace ed è l’abbondanza, nei Paesi interessati da Agoa, di quei minerali critici che sono indispensabili per supportare la transizione verde, minerali sui quali è in corso un braccio di ferro geopolitico con il rivale cinese, che ne controlla l’estrazione in misura molto rilevante.

La prospettiva delineata dal documento del Carnegie è quella di integrare i Paesi Agoa nelle supply chain energetiche americane permettendo loro di avvantaggiarsi del programma madre dell’Amministrazione Biden, ossia l’IRA.

Si tratta di costruire, scrive il think thank, una catena del valore transatlantica in cui ai Paesi africani spetta “occupare i settori relativamente più bassi, come la raffinazione (…), piuttosto che quelli più alti” che spetterebbero alle industrie a stelle e strisce, chiamate ad occuparsi “della ricerca e sviluppo, della manifattura avanzata di celle di batterie e dell’assemblaggio finale delle batterie”.

Questo punto era stato sottolineato in maniera sostanzialmente identica a febbraio in un rapporto del Center for Strategic and International Studies, che ricordava come gli incentivi previsti dall’IRA – 7.500 dollari per ogni auto elettrica comprata . richiedono il soddisfacimento di un criterio stringente, ossia l’origine negli Usa o in Paese con cui è in vigore un accordo di libero commercio, di almeno il 50% dei minerali contenuti nella batteria, percentuale che salirà all’80% nel 2027.

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