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Ecco gli Stati Ue (non solo l’Italia) che non rispettano del tutto le indicazioni di Bruxelles

Che cosa si legge in un report del centro studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino su Italia, Bruxelles e conti pubblici

Dal 2015, l’Italia non rispetta la regola sul debito, ma la Commissione ha sempre condiviso con il Governo italiano l’esistenza dei cosiddetti “fattori rilevanti”. Tra i principali elencati dai governi precedenti vi sono:

i) il rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita;
ii) le condizioni economiche avverse (bassa crescita e bassa inflazione), che a quel tempo sconsigliavano l’attuazione di un massiccio sforzo fiscale che avrebbe reso ancora più ardua la riduzione del rapporto debito/PIL secondo il ritmo stringente fissato dalla regola del debito;
iii) l’avvio di riforme strutturali capaci di aumentare la crescita potenziale e quindi la sostenibilità del debito pubblico nel medio periodo.

Anche per il 2019, il Governo ritiene che i rischi di rallentamento del ciclo economico, il necessario aumento degli investimenti pubblici e l’urgenza manutentiva del territorio e della rete infrastrutturale possano giustificare lo scostamento dal percorso richiesto.

Ciò che manca, rispetto agli anni scorsi, è il rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita; infatti, come indicato nella NaDEF, il governo prevede di non rispettare né la regola della spesa né quella dell’aggiustamento strutturale.

Negli ultimi quattro anni, l’Italia ha quasi sempre rispettato la regola della spesa e ha rischiato lo sforamento solamente nel 2017 della regola del saldo strutturale (Tabella 2 e 3).

Per il 2019, la principale differenza rispetto al passato è dovuta all’entità dello scostamento rispetto all’aggiustamento richiesto: l’Italia avrebbe dovuto correggere il saldo strutturale di 0,6 punti di PIL, invece, la manovra del Governo prevede un peggioramento di 0,8 punti di PIL. La deviazione prevista è quindi di 1,4 punti di PIL, 0,9 punti superiore al margine di flessibilità concesso a tutti gli stati membri.

Teoricamente, la Commissione già a novembre potrebbe aprire direttamente una procedura per disavanzi eccessivi, visto il ripetuto non rispetto della regola del debito e il venir meno della compliance con il braccio preventivo.

QUALI PAESI RISPETTERANNO LE REGOLE L’ANNO PROSSIMO?

Gli Obiettivi di Medio Termine sono diversi per i singoli Stati, insieme all’Italia sono cinque i paesi che hanno come obiettivo il pareggio di bilancio strutturale (Belgio, Cipro, Malta e Spagna), due hanno come obiettivo un leggero accreditamento strutturale (Slovenia e Portogallo), mentre i rimanenti, la maggior parte, hanno come obiettivo un leggero indebitamento strutturale, pari a circa lo 0,5 per cento del PIL.

Per il 2019, gli unici Paesi che prevedono una deviazione significativa del saldo strutturale (quindi maggiore di 0,5 per cento del PIL rispetto alla correzione richiesta) sono l’Italia e la Slovenia (Figura 5). Entrambi prevedono uno sforamento pari all’1,4 per cento del PIL. Tutti gli altri Paesi che non hanno ancora raggiunto l’Obiettivo di Medio Termine, prevedono di deviare dall’aggiustamento richiesto dalla Commissione, ma con una deviazione inferiore allo 0,5 per cento del PIL.

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