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Come si barcamena l’Italia di Conte sulla Cina (fra Trump e Papa Francesco)

Alle strutture italiane intente nei preparativi per la visita a Roma di Xi del prossimo 20 marzo non sfugge quanto la Santa Sede e l’attuale pontefice tengano alle relazioni con la Cina. L’analisi di Francesco Galietti, fondatore di Policy Sonar   Non vi è dubbio che l’Italia abbia interesse ad aderire al vasto processo di…

 

Non vi è dubbio che l’Italia abbia interesse ad aderire al vasto processo di riordino strategico promosso dagli Usa. Tuttavia la marcata chiave anti-Pechino metterà a dura prova i rapporti con il Vaticano delle nostre istituzioni. Il nodo potrebbe venire al pettine già in occasione dell’imminente visita di Xi Jinping a Roma.

L’insistenza americana sulla rilevanza del Corno d’Africa, le crescenti pressioni sui sauditi per chiudere il lungo e sanguinoso conflitto per delega nello Yemen, nonché il recente rilancio del concetto strategico indo-pacifico vanno calate nel più ampio contesto di un allineamento tra le priorità militari e la strategia commerciale americana.

Il multilateralismo pre-Trump prevedeva infatti una duplice area di libero scambio: TPP sul versante Pacifico, TTIP su quello Atlantico. Al centro, virtuale bisettrice di campi di forza geoeconomici disegnati per non incontrarsi, l’Aquila Americana. Ciò non ha impedito la conclusione dell’accordo di libero scambio tra Europa e Giappone, né l’avvio del redivivo TPP senza gli Usa.

Entrambi, in un multilateralismo dalla novellata declinazione anti-cinese (e nippo-centrica), fanno coincidere libero scambio e democrazia,. Trump, presone atto, appare intenzionato a non gettare via il bambino insieme all’acqua sporca. Di qui l’accelerazione impressa alla creazione di un’architettura di sicurezza che dal Pacifico raggiunge l’Atlantico passando per l’Oceano Indiano, Suez e il Mediterraneo, in un virtuale continuum di cui gli Usa sono terminale e non più cesura. Esso è il complemento del paradigma indo-pacifico, vera alternativa strategica alle Vie della Seta cinesi.

Il nostro Paese, per cui il 54% del commercio estero avviene via mare a fronte del 15% che utilizza la modalità stradale, non ha scelta. Alle strutture italiane intente nei preparativi per la visita a Roma di Xi del prossimo 20 marzo non sfugge peraltro quanto la Santa Sede e l’attuale pontefice tengano alle relazioni con Pechino. Soprattutto per Sergio Mattarella, figlio della Democrazia Cristiana, e Giuseppe Conte, discepolo putativo del Cardinale Silvestrini, ne scaturirà un difficile equilibrismo tra lealtà al club delle democrazie e legami con la Santa Sede.

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