Dalla sera del 5 maggio fino alla sera del 6 ricorre in Israele Yom Ha Shoah, la Giornata del ricordo della Shoah secondo il calendario ebraico, da non confondere con il 27 gennaio, Giornata Mondiale di Commemorazione delle Vittime della Shoah.
Con l’attacco del 7 ottobre e la conseguente guerra a Gaza, quest’anno la Giornata assume un tono del tutto particolare, resa ancora più necessaria dai forti rigurgiti antisemiti che stanno attraversando un alto numero di Stati, compresi gli Stati Uniti.
Assistiamo quotidianamente a un ribaltamento dei diritti e degli avvenimenti, con un costante inquinamento, da parte della propaganda iraniana e filo Hamas.
Giovani e meno giovani che gridano il loro appoggio ad Hamas, immaginando l’organizzazione terroristica come capace di tutelare i diritti di libertà e di libero pensiero, contro la società israeliana o meglio gli ebrei in genere.
Lo stesso termine “genocidio”, sorto nel dopo guerra come risposta alle atrocità della Shoah, usato fuori dal suo contesto contro lo Stato di Israele. Israeliani paragonati ai nazisti, impegnati in una nuova Shoah contro la popolazione palestinese. E infine, secondo un’equivalenza che vede l’ebreo comunque colpevole, una nuova “caccia” all’ebreo stesso.
Assistiamo increduli all’occupazione delle università e all’impossibilità per gli studenti e i professori ebrei di accedervi, tenere lezioni o molto più semplicemente organizzare convegni, andando oltre alle richieste di boicottaggio accademico verso le università israeliane, avanzate negli ultimi tempi.
Sembra quasi un salto nel passato, una persecuzione di antica memoria che sappiamo bene poi com’è finita.
Però ora qualcosa di profondamente diverso c’è.
Non è soltanto nella capacità offensiva dello Stato ebraico, ma in un qualcosa di più profondo.
È la certezza assoluta che oggi non possano più tornare eventi come la Conferenza di Evian, a cui parteciparono ben 32 Stati, che cinse un cappio al collo agli ebrei in fuga dalla furia nazista o come la stesura del Libro Bianco da parte dell’amministrazione britannica nella Palestina Mandataria, che limitò di molto il numero degli accessi agli ebrei, per non inimicarsi la componente araba della popolazione.
Una sicurezza che ho riscontrato nel discorso tenuto pochi giorni fa dal Presidente d’Israele, Isaac Herzog, che ha ribadito agli ebrei di tutto il mondo che “Israele è qui per voi e Israele tiene a voi”.
La certezza di avere sempre e comunque uno Stato.