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Israele

Israele: fini, sfide e incognite a un anno dal 7 ottobre

Il mondo libero ha riconosciuto a Israele il diritto a reagire per legittima difesa, ma da tempo gli chiede con eguale convinzione che tale reazione sia proporzionata e rivolta solo ai suoi nemici. Il taccuino di Guiglia.

All’alba di un anno fa Israele oggi subiva il più grave attacco alla sua esistenza e gli ebrei il peggior crimine contro l’umanità dai tempi dell’Olocausto.

Non sono solo i numeri a certificare l’orrore per la Storia, anche se siamo ancora nella cronaca della guerra annunciata e poi scoppiata da quel tragico giorno, 7 ottobre 2023. Più di 1.200 israeliani, in grande maggioranza civili, ammazzati dai terroristi di Hamas, che si rivelarono incursori a sorpresa -sorpresa anche per il Mossad, il più efficiente servizio segreto al mondo invece beffato- e 250 le persone rapite e recluse nei sotterranei della Striscia di Gaza. Dove ancora, un anno dopo, una sessantina di loro, secondo le autorità israeliane, potrebbero essere vivi.

Di quella strage degli innocenti colpì soprattutto la ferocia contro ragazze e ragazzi che ballavano nel deserto in festa e contro famiglie raccolte in pace nei kibbutz al confine tra Israele e Striscia. Lanciafiamme e colpi di mitra, stupri e decapitazioni, una violenza inaudita che non ha risparmiato neanche i bambini. E che non può definirsi neppure belluina, perché gli assassini hanno superato le belve. Il loro obiettivo politico-criminale in questa rivendicata “caccia all’ebreo” non era solo uccidere, ma profanare. Profanare l’idea stessa di Israele e la speranza di una civile convivenza in Medio Oriente col mondo arabo.

Ciò che per gli statunitensi fu l’11 settembre 2001 per gli israeliani accadde il 7 ottobre. Ma con una differenza per il resto del mondo: noi abbiamo potuto vedere in diretta lo sgretolarsi delle Torri Gemelle colpite dai terroristi di Al Qaida con gli aerei da loro dirottati. Abbiamo, cioè, condiviso subito il dolore degli incolpevoli americani e stranieri che morivano sotto i nostri increduli occhi, e le sofferenze dei familiari, e l’indignazione del Paese contro i criminali. Nel caso israeliano è stato possibile raccogliere le crudeli immagini solo ad attentato avvenuto.

Nessuno ci racconti che cos’è avvenuto l’11 settembre: l’abbiamo visto e vissuto. Invece del 7 ottobre abbiamo ricostruito l’atroce racconto, seguendo i terribili filmati e affidandoci alle drammatiche testimonianze dei sopravvissuti (e al caso degli ostaggi, altra persistente violenza).

Proprio come voleva, Hamas ha acceso la miccia di una guerra in Medio Oriente e di una catastrofe umanitaria. E nella guerra altri innocenti di altre nazionalità pagano le conseguenze con la vita, con la fame o con la fuga: libanesi, palestinesi e presto forse anche iraniani, con l’imminente risposta armata che è stata annunciata da Israele contro Teheran.

Il mondo libero ha già riconosciuto a Israele il diritto a reagire per legittima difesa. Ma da tempo gli chiede con eguale convinzione che tale reazione sia proporzionata e rivolta solo ai suoi nemici, senza coinvolgere le popolazioni e i civili estranei al conflitto e al terrorismo.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com

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