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Scieri

Io, magistrato, contesto lo sciopero dei magistrati

Il post di Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale presso Procura generale di Milano e per 11 anni giudice alla Corte penale internazionale dell’Aia, tratto dal suo profilo Linkedin   Lo sciopero proclamato dall’Anm è la prova provata — se ancora ve ne fosse bisogno dopo il marciume manipolatorio emerso in questi anni per il quale…

 

Lo sciopero proclamato dall’Anm è la prova provata — se ancora ve ne fosse bisogno dopo il marciume manipolatorio emerso in questi anni per il quale chiunque altro sarebbe stato arrestato (e che, per la cronaca, continua come nulla fosse) — dell’arroganza dei vertici della categoria e della distanza siderale che intercorre tra questi e la società.

Lo sciopero è anche illegittimo, per non dire sovversivo, perché è la protesta di chi esercita uno dei poteri dello Stato contro chi esercita un’altro potere dello Stato. Di chi — con buona pace di Montesquieu — lamenta il tentativo di violare la propria autonomia e indipendenza, tentando di violare l’autonomia e indipendenza altrui.

È come se in vista di un processo che non sta procedendo verso l’esito atteso, Governo o Parlamento decidessero di scioperare contro la magistratura.

Oltretutto con lo sciopero l’Anm vuole contestare gli unici due punti di una “riforma” (parola grossa) della giustizia, per il resto inutile, da salvare: la previsione di un fascicolo della performance del magistrato e il diritto di voto degli avvocati (perché non anche del personale amministrativo?) nelle valutazioni di professionalità dei magistrati. Infatti, le modalità con cui oggi si “autovalutano” i magistrati non so se sono più ridicole o più vergognose.

Ben altro e ben più penetranti, incisive, strutturali sarebbero le riforme necessarie per restituire credibilità e autorevolezza a una giustizia distrutta dalle “correnti” che l’hanno manipolata, fagocitata e se la sono distribuita come fosse cosa loro e da una politica debole, incapace di contrapporvisi se non con psedo-riformette (quale quella in discussione) con cui si fa finta di cambiare molto per non cambiare nulla mettendo l’ennesima toppa ad un vestito liso e ormai irrimediabilmente fuori moda…

Temo solo che di una giustizia giusta, efficiente e credibile, certamente possibile, non gliene importi niente a nessuno, o comunque poco a troppo pochi…

Scusate la lunghezza e l’eccesso di semplificazione, ma non se ne può più!

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