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Polonia

Industria, lavoro, difesa e sicurezza: quale politica europea?

Il post dell'avvocato Angela Lupo

Parlare di Europa, di questi tempi, sembra quasi un modo per farsi nemici o per intavolare diatribe di pensiero speculativo, il più delle volte, senza giungere ad una sintesi.

Il volto dell’Europa di oggi è quello segnato da oltre 60 anni di Storia, da quel lontano 25 marzo 1957 in cui ha avuto inizio l’Unione europea, un’organizzazione internazionale politica ed economica che oggi comprende 28 Stati membri, indipendenti e democratici.

Oltre questa Storia – di Trattati, di moneta unica, di Legislazione comunitaria – si potrebbe tentare di parlare di Europa attraverso quattro angolature differenti: l’Industria e il Lavoro, la Difesa e la Sicurezza. Quattro tematiche che potrebbero apparire, ad una semplice lettura, di non immediata <<vicinanza>> e di non adiacenza logica. Il collante, invero, che accomuna tutte queste quattro tematiche potrebbe essere fornito da un’unica parola chiave: la persona. A questa potremmo aggiungerne un’altra: comunità.

La persona, dunque, nella comunità del Continente Europa.
Parlare oggi di Industria e Lavoro, alla luce dei cambiamenti epocali, significa parlare di persone, lavoratori che svolgono mansioni (vecchie o nuove, che magari andrebbero aggiornate, formate, migliorate) nel nuovo tempo delle tecnologie, dei robot, dell’intelligenza artificiale (cioè il futuro).

Molti cambiamenti sono già in essere, si pensi all’Industria 4.0; altri sono in fieri come la blockchain e l’Intelligenza Artificiale. Ed allora, ci si potrebbe interrogare: come risponde la Comunità dell’Unione Europea a questo Mondo Nuovo Tecnologico? Come si muove l’Europa dei Popoli Uniti di fronte a questo cambiamento?

La sfida potrà essere solo di un singolo Paese, come vorrebbe far credere chi abbraccia le teorie nazionaliste o sovraniste? E soprattutto, domanda più cruciale e difficile: quale potrebbero essere gli esiti di un mondo chiuso e privo di dialogo comunitario? Cosa potrebbe davvero succedere davanti all’ascesa di popoli solitari, in preda a politiche frammentate di governi nazionali?

Un dato è certo: non possiamo concepire, in modo del tutto estraneo alla questione politica dell’Unione Europea, quel mondo dell’Industria, sul quale si fonda in prevalenza il Pil di una Nazione, e sul quale fondano milioni di lavoratori la propria esistenza.

Sembra che lo stesso discorso possa valere anche in tema di Difesa e Sicurezza.

In fondo, ogni persona che vive in Comunità, insieme ad altre persone, chiede fondamentalmente di poter vivere in pace e in sicurezza, se non altro per svolgere ogni azione del proprio vivere quotidiano.

Stante questa premessa, può essere possibile affrontare i pericoli del nostro tempo (si pensi solo alla cyberwar ma anche la sicurezza interna dei cittadini) in chiave solitaria, secondo un modello nazionalista tout court? Non si può negare che gli oltre 60 anni di Storia europea abbiano garantito e promosso il senso di pace tra i Popoli dell’Ue. Sembra tuttavia che oggi i cittadini europei non percepiscano (o percepiscano in forma labile) questo stato di pace. Pervade la paura, il senso di fragilità all’interno delle quattro mura di casa o piuttosto tra la folla gremita degli stadi o di un mercato. Tutto questo ha un senso certamente. La questione del terrorismo è un problema. E parlare di Difesa non sempre significa davvero parlare di Sicurezza. Va fatto forse un distinguo, destinando attenzioni differenti e soluzioni che affrontino le relative problematiche in modo comunitario. Sarebbe, tuttavia, davvero interessante cogliere la percezione che potrebbe derivare al singolo cittadino italiano e europeo dinanzi ad una risposta comune in fatto di Difesa o Sicurezza, oltre i luoghi comuni e le pregiudiziali.

Ed infine sollecitare: possiamo sentirci al sicuro solo davanti ad un Esercito Comune o bisognerà stimolare anche altre soluzioni (come ad esempio una migliore consapevolezza in termini di educazione alla sicurezza e alla difesa)?

Per parlare di tutto questo il 4 febbraio a Milano, all’interno della Regione Lombardia, avrà luogo il secondo Seminario (organizzato da #EuropeanSpeech, un contenitore per Dialoghi sull’Europa) dal Titolo: Industria, lavoro, difesa e sicurezza: quale politica europea? Ne parleranno Roberta Pinotti (ex Ministro della Difesa e Senatrice della Repubblica italiana), Marco Bentivogli (Segretario Generale di Fim), Maria Silvia Sacchi (Giornalista economica del Corriere della Sera), Piero Bussolati, (Consigliere regionale della Regione Lombardia), Stefania Bariatti, (Docente Universitaria di Diritto Internazionale e Avvocato).

Pensare (e ripensare) al mondo dell’Industria e del Lavoro, ma anche a quello della Difesa e della Sicurezza significherebbe dare continuazione – attraverso una nuova Legislazione in primis – al processo di elaborazione di una vera Comunità dell’Europa, ponendo al centro di tutto la Politica Europea, che deve aiutare il senso di appartenenza comune tra i singoli cittadini europei, individui e persone.

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