“L’obiettivo per l’Europa e gli Stati Uniti è rendere di nuovo grande l’Occidente. So che quando parlo principalmente dell’Occidente, non parlo di spazio geografico. Parlo di una civiltà e voglio rendere quella civiltà più forte. Grazie al Presidente Trump per aver accettato l’invito per una visita ufficiale a Roma nel prossimo futuro e per prendere in considerazione la mia proposta di avere, in quell’occasione, un vertice europeo”. Giorgia Meloni nello Studio Ovale della Casa Bianca, rivolgendosi a Trump, riassume il significato del suo viaggio a Washington e ne sottolinea il risultato. Che, tra gli elogi di Trump che la definisce l’alleata speciale “una delle più grandi leader mondiali”, consacra il ruolo di ponte del nostro premier tra Europa e Usa.
Trump con Meloni annuncia la volontà di fare sui dazi “un accordo al 100 per cento” tra Usa e vecchio Continente. Il successo della difficile missione in Usa, come era stata annunciata anche dallo stesso sottosegretario della Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, suona come una sonora smentita delle fosche previsioni fatte dalle opposizioni e da un certo coro mediatico che se ne era fatto megafono.
Dalla maggioranza, a cominciare da FdI, il partito di cui Meloni è presidente, è un tripudio di elogi al premier. E di sottolineature della centralità riacquistata dall’Italia sulla scena internazionale. Cosa messa in evidenza anche dagli alleati di Meloni, da Forza Italia, a cominciare dal suo leader, ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, con la senatrice Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama, da Letizia Moratti e Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato.
Per Tajani “è stato un passo decisivo per rafforzare il rapporto dell’Italia con gli Usa e per riprendere insieme un percorso di collaborazione che consoliderà i rapporti dell’America con tutta l’Europa”. Quello che il ministro del Turismo, Daniela Santanchè (FdI) definisce “il capolavoro” di Meloni, riceve anche il plauso della Lega, con il suo leader Matteo Salvini, vicepremier e titolare del Mit in prima fila. Salvini afferma: “Molto bene Giorgia Meloni. Con il governo di centrodestra l’Italia conferma di aver ritrovato prestigio internazionale e rilancio economico. Le aperture di Donald Trump fanno ben sperare e vanno nella direzione auspicata da Elon Musk al congresso della Lega”. “Sulla fine della guerra in Ucraina, sul contrasto all’immigrazione clandestina e l’azzeramento delle politiche woke, gender e pseudo-green siamo in totale sintonia con la nuova amministrazione Usa”, aggiunge Salvini.
Dalle opposizioni, dove continuano le critiche seppur con toni molto più bassi dei giorni scorsi in cui si paventavano insuccessi per l’Italia e sfracelli nel governo, lo stesso Carlo Calenda, leader di Azione, riconosce i “due fatti molto positivi dell’incontro tra Meloni e Trump”. Spiega Calenda: “La Premier ha tenuto la barra dritta sull’Ucraina ed è riuscita a convincere Trump a incontrare l’Ue in Italia per discutere dei rapporti comuni. Meloni non ha rotto il fronte europeo ma si è accreditata come ponte tra Usa e Ue. Bene dunque per I’Italia. Resta la totale inaffidabilità di Trump come interlocutore con cui però siamo obbligati a confrontarci”. E per un giorno Matteo Renzi, l’ex alleato di Calenda, non definisce il premier “influencer”, ma si limita a dire “aspettiamo i fatti”.