L’ultima in ordine cronologico è stata l’Algeria. Dopo tre settimane in sala e 40.000 persone che sono andate a vederlo, il ministero della Cultura ha vietato il film su Barbie perché “promuove l’omosessualità e altre devianze occidentali” e “non è conforme alle credenze religiose e culturali dell’Algeria”.
Anche il Kuwait, altro Paese di tradizione musulmana, ne ha vietato la proiezione e in Libano, per quanto non sia ancora stato bandito, il ministro della Cultura lo ha fortemente criticato.
L’Arabia Saudita, invece, dove la disparità di genere è ancora molto netta e l’omosessualità è punita con la morte, ha censurato alcune parti, come gli Emirati Arabi Uniti.
IL BANDO (IN RITARDO) E IL SILENZIO DELL’ALGERIA
Il ministero della Cultura algerino, che ha anche il compito di controllare i contenuti dei film distribuiti nel Paese, dopo tre settimane di proiezione, ha “discretamente” ritirato dalle sale Barbie perché, come affermano “fonti ben informate” citate dal sito 24H Algérie, “offende la morale”.
“A quasi 48 ore dalla cancellazione del film – scrive France24 -, il ministero della Cultura algerino, che di solito annuncia i divieti cinematografici e ne spiega le ragioni, è ancora in silenzio”.
IL KUWAIT DICE NO A IDEE E CREDENZE ESTRANEE
Anche il Kuwait ha vietato Barbie perché, come si legge nel comunicato dell’agenzia di stampa statale Kuna che cita il sottosegretario alla Stampa e alle pubblicazioni, nonché capo del comitato che si occupa della censura cinematografica, “la decisione nasce dalla volontà di tutelare l’etica pubblica e le tradizioni sociali” perché “il film promulga idee e convinzioni estranee alla società e all’ordine pubblico kuwaitiano”.
“Nel decidere su qualsiasi film straniero, il comitato di solito ordina la censura delle scene che vanno contro l’etica pubblica – ha spiegato il sottosegretario -. Ma se un film veicola concetti alieni, messaggi o comportamenti inaccettabili, la commissione decide di vietare il materiale in questione nel suo complesso”.
IL LIBANO FA RETROMARCIA SUI DIRITTI
Il Libano non si può ancora inserire nella lista dei Paesi che hanno vietato Barbie ma la notizia sembrerebbe avere le ore contate. Sebbene la decisione spetti a un comitato di censura governativo, le parole del ministro della Cultura, contrario alla proiezione del film, fanno eco a quelle di Kuwait e Algeria. Ritiene infatti che contraddica “i valori della fede e della morale” e promuova “l’omosessualità e la transessualità”, oltre a ridicolizzare il ruolo delle madri e mettere in discussione la necessità del matrimonio.
Tra l’altro, a parte la presenza nel cast di attori e attrici apertamente queer, chi ha visto Barbie, avrà notato che non c’è alcuna scena che ritragga apertamente relazioni tra persone dello stesso sesso.
Ma come osserva Reuters, nonostante nel 2017 il Libano sia stato il primo Paese arabo a organizzare una settimana dedicata al Gay Pride e in generale sia ritenuto un posto sicuro per la comunità LGBTQ+, in un contesto in cui il Medio Oriente è ampiamente conservatore, nell’ultimo periodo la questione ha scatenato tensioni. L’anno scorso, per esempio, il ministro dell’Interno ha deciso di vietare gli eventi che “promuovono la perversione sessuale”, intendendo i raduni LGBTQ+.
Inoltre, il ministro della Cultura è sostenuto dal potente gruppo armato sciita Hezbollah, il cui capo Sayyed Hassan Nasrallah ha inasprito la sua retorica contro la comunità LGBTQ+, affermando che l’omosessualità rappresenta un “pericolo imminente” per il Libano e deve essere “affrontata”. Ha anche citato testi islamici che invitano a punire con la morte gli atti omosessuali.
ECCEZIONE E PARADOSSO ARABIA SAUDITA
L’Arabia Saudita, pur avendo richiesto alcuni tagli alla pellicola (nemmeno rilevanti) ed essendo “uno dei Paesi più maschilisti del mondo”, scrive il New York Times, ha accolto con grande entusiasmo il film che vuole scardinare la cultura del patriarcato, ben radicata invece nel Paese. Lo stesso successo si è riscontrato negli Emirati Arabi Uniti e in Bahrein.
E pensare che fino a otto anni fa in Arabia Saudita non c’erano nemmeno i cinema e le persone andavano fino in Bahrein per vedere un film. Ora, per Barbie sono stati programmati più di 15 spettacoli al giorno.
Tuttavia, questo sbrilluccichio è solo apparenza. Non si può infatti dimenticare che con l’ascesa al potere del 37enne principe ereditario Mohammed bin Salman se da una parte sono state eliminate alcune restrizioni, come il divieto di guidare e lavorare per le donne, dall’altra è notevolmente aumentata la repressione politica, l’omosessualità è punita con la morte e le donne devono ancora ricevere l’approvazione di un tutore maschile per sposarsi.