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Il Vaffa di Draghi (che accetta i supplementari chiesti da Mattarella)

Perché il presidente del Consiglio, Mario Draghi, si è dimesso.

Il dado è tratto: il patto di fiducia nella maggioranza di governo non c’è più.

“Stasera rassegno le dimissioni”. Il premier Mario Draghi lo ha annunciato in Consiglio dei ministri.

La spiegazione: “Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”.

E il premier fa riferimento anche al dibattito in Senato: quindi, al di là dei formalismi e dei sofismi dei Cinque Stelle, Draghi ha interpretato le critiche politiche del gruppo M5s in Senato come un fattore determinante che implica la fine del patto che lega la maggioranza di governo.

In fondo all’articolo, la comunicazione integrale di Draghi.

Mattarella però ha respinto le dimissioni del presidente del Consiglio, che si presenterà in Parlamento mercoledì prossimo.

Dunque crisi di governo congelata per 5 giorni e parlamentarizzata, secondo gli auspici del Quirinale non collimanti con quelli della presidenza del Consiglio.

Si va ai supplementari

Prima dell’annuncio da parte di Palazzo Chigi, c’è stata un’ora di colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Quirinale.

In Aula a Palazzo Madama è andata come annunciato ieri da Giuseppe Conte: il M5S compatto non ha partecipato al voto. Tutti assenti.

Il Senato ha comunque confermato la fiducia all’esecutivo con 172 sì e 39 contrari.

Beppe Grillo sostiene il leader 5S ha svelato l’Adn Kronos, che intanto commenta: “O si hanno risposte vere, strutturali e importanti oppure nessuno può avere i nostri voti”.

E si arriva al paradosso che un senatore pentastellato, Stefano Patuanelli, non ha votato la fiducia al governo di cui fa parte (è il titolare del dicastero delle Politiche agricole, era in missione) ma non si è ancora dimesso.

In mattinata, il tentativo di allontanare la crisi del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà è durato poco: la proposta di evitare la fiducia sul provvedimento non ha convinto Palazzo Chigi.

Il premier aveva indicato come unica via percorribile la richiesta di fiducia al Senato sul provvedimento.

Al Nazareno sono ore difficili, la linea di Enrico Letta non è cambiata: o va avanti Draghi con la stessa maggioranza o si torna al voto. Si prende in considera anche la verifica per capire se questa maggioranza esiste ancora.

L’aveva chiesta giorni fa anche Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia. Che ora però riferisce: “Andare alle urne non ci preoccupa”. La Lega – che a caldo aveva invocato il voto – dopo aver valutato la verifica, fa sapere di essere “al lavoro per una scelta unitaria del centrodestra” aggiungendo che “piuttosto che perdere mesi con inutili tira e molla, sarebbe più saggio dare la parola agli italiani”.

Luigi Di Maio, fondatore di Insieme per il futuro: “I dirigenti M5S stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi”.

E Matteo Renzi dall’Aula lancia un appello a Draghi: “Il governo deve andare avanti, continui a fare premier: serve all’Italia”.

“Niente scherzi ora, questa legislatura è finita”, scandisce la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

(articolo in aggiornamento)

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Comunicazioni del Presidente del Consiglio in CdM 14 luglio 2022

Buonasera a tutti,

Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.

Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico.

La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più.

È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo.

In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche.

Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente.

Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia.

Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi.

Queste condizioni oggi non ci sono più.

Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti.

Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani.

Grazie.

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