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Il Trump sfregiato (visto dai giornali italiani)

Cosa scrivono i giornali italiani sull'ultima vicenda giudiziaria di Donald Trump. I Graffi di Damato

 

C’è dunque qualcuno che sta messo peggio di noi italiani in tema di giustizia e di rapporti fra magistratura e politica. Sono gli americani, che hanno appena visto condannare il presidente appena eletto Donald Trump da un giudice che però non ha potuto infliggergli alcuna pena, se non quella dello sputtanamento – scusatemi la franchezza – prodottogli dall’immagine del primo “pregiudicato” alla Casa Bianca, come ha titolato in Italia il quotidiano di Carlo De Benedetti che esce col titolo del giorno dopo, Domani. O semplicemente “condannato”, come si è trattenuta la Repubblica di carta a caratteri tuttavia di scatola, E tutto per una miserabile storia di sesso con una “pornostar”, di ricatto e di dollari pagati attingendoli da una cassaforte anziché da un’altra di Trump. Che ha reagito parlando di ”farsa spregevole” e annunciando comunque ricorso.

Una condanna penale senza pena è di per sé un ossimoro, una cosa francamente senza senso. Ma il problema di quel giudice americano era solo quello di sfregiare un presidente degli Stati Uniti alla vigilia del suo insediamento. E di procurarsi l’applauso del Travaglio americano di turno, col suo archivio di “pregiudicati” in carriera, diciamo così, da mettere alla gogna nelle occasioni utili alla lotta politica. Ma curiosamente il Travaglio vero, autentico, Marco, ha questa volta risparmiato al malcapitato di turno un trattamento da pregiudicato.

Il suo Fatto Quotidiano con eccezionale sobrietà, a dir poco, ha dedicato all’impresa del giudice americano, e alla sua vittima, un modesto titolo di prima pagina che dice, testualmente: “Sentenza e immunità – Trump, condanna senza pena: soldi alla porno-amante”. Una sobrietà inglese, direi, a mezza strada fra l’America e l’Italia.

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