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Il Pd è ostaggio di Conte

Panico al Nazareno per la dipendenza del Pd da Conte. I Graffi di Conte

Panico al Nazareno, neppure tanto nascosto, per l’ultimo sondaggio elettorale condotto dall’Ipsos di Nando Pagnoncelli. Nel mese trascorso fra il 26 giugno e il 24 luglio, durante il quale si sono intrecciate più del solito le cronache politiche con quelle giudiziarie, da Cementopoli ad Affidopoli, come i giornali chiamano le indagini che imbarazzano, a dir poco, il Pd da Milano alle Marche, la Schlein ha perduto un modesto 0,3 per cento -peraltro quasi quanto lo 0,2 perso da Giorgia Meloni sul fronte del centrodestra ,attestandosi sul 28 per cento delle intenzioni di voto- ma il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte nel campo più o meno largo della futuribile alternativa al centrodestra ha guadagnato, secco, l’1 per cento. Che ha portato l’ex presidente del Consiglio ad un 14,3 per cento che lo rende determinante da quelle parti, per quanti sforzi possano fare da soli o siano aiutati a fare dal volenteroso Goffredo Bettini per allargare la “tenda” dei moderati, riforMisti e quant’altri.

Un 14 per cento, arrotondando in difetto, è pari a quanto prendeva il Psi del garofano di Bettino Craxi, al quale la Dc non dell’amico Arnaldo Forlani ma del “nemico” Ciriaco De Mita nel 1983 fu costretto a cedere Palazzo Chigi per quattro anni, sino al 1987, dopo averlo lasciato meno dolorosamente, ma sempre con fastidio, a Giovanni Spadolini per circa un anno e mezzo, fra giugno del 1981 e novembre 1982.

Schlein finge di non accorgersi, come i suoi collaboratori più stretti e i critici, se non avversari interni, che la circondano, ma il Pd nato dalla fusione dei resti del Pci, della sinistra democristiana e cespugli vari, si trova sul terreno dei rapporti con Conte nella stessa situazione, o pressappoco, della Dc con Craxi. Con la differenza che la Dc era la Dc, il Pd è il Pd e Conte naturalmente non è Craxi. Anche se questo, magari, lo renderà orgoglioso e più spedito nel passo.

Dopo avere infilato con tanta testardaggine “unitaria”, come lei stessa la definisce parlandone in pubblico e in privato, il Pd in un campo dove Conte ha la cosiddetta azione d’oro, per quanto sceso a meno della metà dei voti che prendeva a suo tempo Beppe Grillo, la Schlein ne è rimasta sostanzialmente prigioniera. Non riuscirà probabilmente a sfilarsene, e chissà in quanto tempo, da sola. Né è facile che trovi qualcuno che possa ma soprattutto voglia aiutarla, al punto in cui sono arrivati i rapporti al Nazareno. E’ più probabile che possa o debba tentare un altro, prima o dopo, l’impresa dello sganciamento.

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