A Giorgia Meloni – blandita per mesi come leader responsabile e dialogante – nel voto sul Mes (la riforma del trattato Salva Stati) è ‘’scappata la frizione’’ tanto da abbandonarsi ad una sequela di invettive indirizzate a Conte, al suo governo e alla maggioranza che lo sostiene. In particolare se la è presa con i colleghi del M5S invitandoli a ritornare ai raduni oceanici dei vaffa-day e a prender parte a quello che ‘’può essere il più grande vaffa-day di tutti i tempi’’ anziché scegliere anche in quest’occasione la Master Card.
L’eloquenza dell’on. Meloni ha toccato una corda talmente vibrante da far passare in secondo piano il discorso profetico di Claudio Borghi Aquilini che, intervenendo per il gruppo della Lega, si era rivolto ai banchi del governo ammonendo Giuseppe Conte con un manzoniano ‘’Verrà un giorno…’’ in cui la storia lo chiamerà a rispondere dei tradimenti perpetrati ai danni dell’Italia. La leader di Fratelli d’Italia – sommersa dagli applausi dei suoi – ha denunciato apertamente che i francesi e i tedeschi si comportano con noi come con una loro colonia: ‘’Si fa sempre così nelle colonie, però, come sempre, nelle colonie ci sono movimenti di patrioti che difendono la libertà, come Fratelli d’Italia, contro le ancelle del dominio straniero, come il Pd’’. Occorre molto coraggio – per la presidente di un partito che mantiene la ‘’fiamma’’ nel suo simbolo – per avventurarsi su di un terreno tanto insidioso. Discettare di colonie, per chi non ha mai reciso le proprie radici con una storia intessuta anche di colonialismo (per nulla tollerante con i movimenti di liberazione dei popoli che opprimeva), è come parlare di corda in casa dell’impiccato; più o meno, come affermare che l’Italia di oggi è ancella dello straniero (ovvero della Germania). Anche gli ideali di libertà non sembrano credibili nelle prediche degli eredi di coloro che la libertà agli italiani l’hanno tolta per un ventennio.
Ma è bene non proseguire oltre, lungo il viale delle Memorie per non sembrare i soliti che si rifugiano nella ‘’retorica’’ dell’antifascismo, evocando fantasmi che non fanno più paura. Infatti, a queste mie considerazioni nostalgiche è pronta la replica: Forza Nuova e Casa Pound alle elezioni prendono percentuali da prefisso telefonico. La storia, è vero, non si ripete: eppure, nel 1919 la lista fascista si presentò solo a Milano e raccolse meno di 5mila voti. Tutto ciò premesso, non può essere consentito a Fratelli d’Italia di requisire quell’insieme di valori che sono racchiusi nel concetto di patriottismo. Come ha detto Emmanuel Macron ‘’Il nazionalismo è il tradimento del patriottismo’’. Nel pronunciare queste parole il presidente francese riprendeva una frase del suo grande predecessore, Charles de Gaulle, lo statista che salvò da vero patriota l’onore della Francia nella Seconda guerra mondiale e, alla fine degli anni ’50, la condusse fuori dalla palude algerina e le diede istituzioni la cui stabilità oggi è riconosciuta anche dai critici di ieri. “Il patriottismo è quando l’amore per la tua gente viene per primo; il nazionalismo quando viene per primo l’odio per quelli diversi dalla tua gente”.
La ‘’banda del buco’’ delle forze di destra-destra, infatti, prima ancora di gridare viva l’Italia, intonano la più classica delle maledizioni rivolgendola alla Germania di Angela Merkel e a quella Ue che loro maltrattano al pari di una novella Società delle Nazioni. Il sedicente patriottismo di Matteo Salvini è troppo recente per essere credibile per un partito che nacque contro l’Italia ‘’una e indivisibile’’. Fino a pochi anni or sono ai padri fondatori del Carroccio veniva l’orticaria alla vista di quel tricolore che Salvini esibisce anche nei sospensori. Il ‘’patriottismo’’ di Giorgia Meloni viene da più lontano. Ma è lo stesso sentimento di chi, in nome dell’amore, non esita ad uccidere la persona amata. Lasciamo pur stare le immani tragedie che il nazionalismo, lo sciovinismo, l’identitarismo (che prima o poi sfocia nel razzismo) hanno provocato nel cuore dell’Europa. Secondo Meloni ‘’l’Europa si comporta come uno strozzino’’.
La vestale della destra sovranista ha già capito tutto e ha denunciato a Montecitorio il disegno perverso dei neo-colonialisti che sboccherà nel ‘’commissariamento dell’Italia, con annessa ‘’cura greca’’ (della quale i greci sono i primi a non lamentarsi perché se la erano vista brutta, ndr), che vuol dire taglio degli stipendi, taglio dei servizi, taglio delle pensioni e introduzione (qui sono scattati gli applausi, ndr) della patrimoniale’’. Facciamo finta di non sapere – questa è il j’accuse – che ‘’l’antico sogno tedesco è quello di vedere l’alto debito pubblico italiano ripagato con gli alti risparmi privati degli italiani?’’. Siamo sempre lì: alle demoplutocrazie che un tempo negavano all’Italia il suo ‘’spazio vitale’’ e che oggi ‘’stanno inventando qualsiasi espediente utile (leggi: la bagatella del rispetto dello stato di diritto, ndr) a bloccare’’ il Recovery Fund.
I nemici dell’Italia – secondo Meloni – sono sempre i c.d. Paesi frugali. Sono loro che pagano e noi che incassiamo. Ma non pretenderanno mica che smettiamo di ‘’buttare i soldi’’? Se siamo uno Stato sovrano, sono fatti nostri. E’ sufficiente che la Bce continui ad acquistare i nostri titoli di Stato, perché a tirare avanti ci pensiamo da soli con uno, cento, mille scostamenti di bilancio, se è necessario. I 209 miliardi sono una trappola, anche se fossero erogati con il vincolo di spenderli bene, di migliorare la sanità, la giustizia, l’ecosistema, la scuola; di rendere sostenibile il sistema di welfare; di combattere l’evasione fiscale; di qualificare e digitalizzare la pubblica amministrazione; di potenziare e modernizzare le infrastrutture e le reti. In conclusione quello di Giorgia Meloni per l’Italia è un ‘’amore molesto’’, che non serve al Paese. Per carità di patria evitiamo di commentare l’inno in difesa di Ungheria e Polonia, perseguitati pretestuosamente dalla ‘’cupola europea’’ (sic!). Ci hanno pensato i governi di quei Paesi a trovare un accordo con la perfida Angela Merkel. Non ci si può più fidare neppure degli amici che, alla fin dei conti, ti lasciano ad abbaiare alla luna.