Gli spioni della Stasi non mancavano, spediti con il loro armamentario da 007 dal regime che tollerava ma non troppo quella imbarazzante contiguità col nemico di classe, ma in quell’euforia estiva facevano meno paura. I tedeschi ricchi come vicini di roulotte o di stanza, fiammanti Mercedes parcheggiate accanto alle piccole Trabant, uno scambio di riviste, un’occhiata furtiva a Spiegel o a Stern, un giro assieme in barca e una tavolata comune a ristorante, nonostante l’impaccio finale al momento del conto. Perché di anno in anno il marco occidentale pesava sempre di più e scavava solchi profondi.
Dagli archivi della memoria ormai ingialliti, la Germania ha tirato fuori negli ultimi anni libri e mostre per raccontare i momenti privati e pubblici di questi incontri ravvicinati in un’Ungheria che sperimentava, a suo modo, un vago socialismo dal volto umano. Sono così tornate alla luce vicende familiari che ricostruiscono frammenti di un patrimonio allo stesso tempo diviso e comune. Come quella del berlinese dell’ovest Herbert Liman che nel 1962, un anno dopo la costruzione del Muro, riuscì a incontrare proprio sulle sponde del Plattensee il padre rimasto ad est. “Oggi si va con la metropolitana di superficie al nuovo aeroporto Willy Brandt e in un’ora di volo economico si atterra a Budapest”, racconta Liman nelle sue memorie, “allora bisognava partire da Tegel, l’aeroporto di Berlino Ovest, percorrere il corridoio aereo fino a Monaco di Baviera, cambiare per Vienna e, infine, prendere un aereo della compagnia di bandiera ungherese fino a Budapest. Mio padre, che viveva a est, approfittò di un viaggio organizzato dal sindacato libero tedesco che aveva riservato alcuni posti a lavoratori del settore medico. Dirigeva una delle poche cliniche private a Berlino Est e s’infilò sull’autobus che lo portò al Balaton. Io avevo trovato alloggio sulla sponda opposta del lago, fu un po’ complicato vedersi ogni giorno ma grazie all’aiuto di un capitano ungherese trovai un battello che faceva su e giù quasi regolarmente”.
Liman è stato un pioniere di questo genere di vacanze. Con il passare degli anni il Balaton divenne sempre di più il luogo in cui i due popoli divisi intrecciavano le loro traiettorie estive. Le foto di un album privato del 1973 ritraggono due famiglie ritrovate, sedute su un muretto con il mare ungherese sullo sfondo: padre, moglie e figlia giunti dalla Ddr, sorelle e cognati arrivati da Svizzera e Baviera, abbracciati uno con l’altro come in una gita scolastica, finalmente fianco a fianco. Anche la famiglia Ihnde scoprì il Balaton negli anni Settanta e fino al 1989 sfruttò questa terra, divenuta una sorta di campo neutro, per trascorrere tre settimane con una cugina fuggita a occidente.
Non solo parenti. Sulle rive del lago nacquero anche nuove amicizie e nuove coppie, pronte a lasciarsi alla fine delle vacanze con la promessa di ritrovarsi l’anno dopo. “E il prossimo anno al Balaton” divenne il titolo di un road-movie di culto nella Ddr, diretto da Hermann Zschoche per gli studi cinematografici statali Defa. Un film spensierato e apolitico, come in fondo erano quelle vacanze. Anche se per Ulrich Grunert, musicista e pubblicista, autore di tanti libri su società e cultura nella Ddr, “quei viaggi trascorsi ai tepori del mare ungherese contenevano una sorta di magia difficile da spiegare con le parole: se il Muro è caduto lo si deve anche in una piccola ma non irrilevante parte a quanto avveniva nelle estati al Balaton”.
In riva al lago si svolgevano anche gli incontri fra i gruppi giovanili religiosi delle due Germanie, che spendevano le settimane di svago in seminari comuni: esperienze in cui i gruppi dell’est affinarono quello spirito critico che divenne il motore della rivoluzione pacifica del 1989. In qualche caso sbocciò l’amore. Armin Kunze era uno di quei giovani. Veniva da Berlino Est e nel 1981 conobbe una ragazza dell’ovest, Dorothea Rüter. Negli anni la loro amicizia si trasformò in un legame più stretto, cementato ogni anno dai giorni condivisi sul Balaton. Decisero di presentare una domanda di matrimonio. Venne accettata nel 1989. Si sposarono il 12 agosto, proprio mentre sul Balaton si moltiplicavano i campi profughi dei tedeschi orientali che fuggivano a ovest. Il 23 settembre Armin ottenne il permesso di lasciare la Ddr per motivi familiari. Poco più di un mese dopo, la loro unione sarebbe stata solo una delle tante “coppie miste” nella Germania riunificata.
(2. Fine. La precedente puntata si può leggere qui)