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Berlino

Il gruppo Visegrad 4 fra lacerazioni e tentativi di ricuciture

Che cosa succede nel gruppo Visegrad 4. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

 

Nonostante gli sforzi qua e là di ricompattamento, la solidità del fu gruppo di “Visegrad 4” continua a risentire degli strappi provocati dalla guerra in Ucraina. I missili finiti in territorio polacco hanno spinto il premier ungherese Viktor Orban a inviare un messaggio di solidarietà e vicinanza agli amici polacchi, prima ancora che si intuisse che si trattava di un errore della contraerea ucraina. Ma la posizione del leader ungherese sempre molto comprensiva delle ragioni di Mosca resta un vulnus non rimarginato che provoca sempre nuove divisioni anche all’interno delle élite politiche dei singoli paesi membri di questo particolare gruppo centro-europeo.

È il caso della Repubblica Ceca, dove la spaccatura si insinua fin dentro i palazzi istituzionali. Da un lato i parlamentari di entrambe le camere hanno deciso di boicottare l’imminente incontro con i loro omologhi di “Visegrad 4” a causa della politica russa dell’Ungheria. Dall’altro il primo ministro ceco Petr Fiala si appresta invece a partecipare al vertice dei capi di governo del gruppo regionale, anche con l’obiettivo di ricucire laddove possibile e di restituire omogeneità a un’alleanza seppur informale nel momento in cui uno dei suoi paesi membri – la Polonia – tocca con mano il rischio di essere coinvolta direttamente nel conflitto, seppur per un errore.

Ma uno dei punti nell’agenda del vertice riguarda un altro paese – ingombrante – dell’area centro-europea e un tema capace di ricompattare i membri di Visegrad divisi su Mosca: il controverso scudo economico tedesco da 200 miliardi di euro per difendere famiglie e imprese tedesche contro il caro energia. Varsavia, Praga, Bratislava e Budapest sono alla ricerca di un approccio comune nel sostenere le proprie industrie e le proprie imprese di fronte alla fuga solitaria dei paesi più grandi e potenti come la Germania. “Preferiamo un approccio comune e regole comuni perché in una competizione tra bilanci nazionali non saremmo certo al primo posto, né potremmo sostenerla”, ha infatti dichiarato Fiala al giornale Seznam Zprávy.

L’incontro tra i primi ministri del gruppo di Visegrad si terrà il 24 novembre in Slovacchia. Decidendo di parteciparvi Fiala si sfila da autorevoli esponenti politici e istituzionali del suo stesso paese, come la presidente della Camera dei deputati Markéta Pekarová Adamová e il presidente del Senato Miloš Vystrčil, che invece si sono già entrambi rifiutati di sedersi allo stesso tavolo con i loro omologhi ungheresi all’imminente riunione dei leader legislativi del V4 che si terrà il giorno successivo, il 25 novembre, costringendo i padroni di casa slovacchi a cancellare l’incontro. Un passo indietro che riporta i rapporti fra i paesi di Visegrad alle massime tensioni registratesi all’indomani dell’attacco russo in Ucraina, quando altri incontri vennero annullati per contestare il Sonderweg filo-putiniano di Orban. Il più eclatante fu il vertice dei ministri della difesa lo scorso marzo, organizzato sempre dagli slovacchi cui è toccata la presidenza del V4 in questa fase turbolenta dei rapporti.

I due presidenti delle camere fanno parte della coalizione governativa che sostiene il governo di Fiala, come si conviene nella pratica dello spoil system della politica ceca. In particolare Vystrčil proviene proprio dal Partito democratico civico (ODS) di Fiala, di orientamento liberal-conservatore e un po’ euroscettico, mentre Adamová guida il partner minore della coalizione di governo, il partito liberal-conservatore Top09, ferocemente pro-europeo.

Ma le frizioni nel V4 a livello parlamentare non sono confinate alla sola Repubblica Ceca. Lo stesso quotidiano ceco Seznam Zprávy rivela infatti anche i leader delle due camere del Sejm polacco hanno manifestato l’intenzione di non partecipare all’incontro del 25 novembre, confermando così le irritazioni nei confronti della controparte ungherese e contribuendo, forse in maniera ancor più decisiva rispetto ai colleghi cechi, all’annullamento.

Naturalmente da parte ungherese si è risposto per le rime. László Kövér, presidente del parlamento unicamerale di Budapest, si è rammaricato per il rinvio dell’incontro, sostenendo che “le osservazioni degli oratori del parlamento della Repubblica Ceca sul nostro paese sono false e irrispettose, non corrispondono ai fatti e mettono in discussione il diritto del governo di Budapest di definire la propria politica nell’interesse nazionale ungherese”.

Non è difficile individuare nella parole di Kövér abbondanti richiami al sovranismo ungherese, ma questa volta appare difficile comporre i singoli interessi nazionali del V4. Il continuo rifiuto di Budapest di interrompere i legami economici con Mosca ha intorpidito l’azione comune dell’alleanza.

Oltre agli slovacchi, che devono farlo per dovere di presidenza, è ora proprio Fiala a prendere in mano l’iniziativa della ricucitura. “Penso che non sia un segreto che l’Ungheria abbia un approccio diverso rispetto agli altri tre Paesi del V4”, ha detto il primo ministro ceco, “tuttavia, e questo è importante, il nostro dialogo ha portato l’Ungheria a sostenere finora tutte le decisioni chiave dei negoziati Ue”. Per Fiala è di fatto un esordio. Quella del 24 novembre sarà la prima riunione di alto livello del gruppo V4 dopo la sua nomina nel novembre 2021: “Non voglio pregiudicare i risultati dei negoziati. L’importante è che ci parliamo. Il V4 al massimo livello non si è riunito negli ultimi mesi. È certamente un format utile che ha dimostrato la sua validità in passato”, è il suo auspicio. La Slovacchia ha trovato un alleato per cominciare a incollare i cocci del V4. Bisogna ora vedere che cosa ne pensano i polacchi e i parlamentari della sua stessa Repubblica Ceca.

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