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Germania

Il governo Scholz è già in crisi?

Che cosa emerge dagli ultimi sondaggi sui partiti in Germania

La conferenza stampa del cancelliere di metà agosto, una tradizione inaugurata da Angela Merkel e proseguita da Olaf Scholz, riapre la stagione della politica tedesca dopo una pausa poco tranquilla trascorsa fra emergenza energetica e problema inflazione. Ma nelle pieghe delle settimane estive qualcosa si è modificato nel panorama partitico e l’autunno alle porte si annuncia difficile per la maggioranza tripartita (Spd, Verdi e liberali), sia per le decisioni politiche da adottare che per la tenuta del governo.

A guardare gli ultimi sondaggi, che di fatto confermano la tendenza già osservata nelle elezioni regionali che si sono susseguite dopo il voto nazionale dello scorso settembre, le pedine dei partiti sembrano tornate al punto di partenza. Cioè a quella fase precedente all’estate 2021 in cui il futuro della Germania sembrava consegnato inesorabilmente a un sodalizio fra conservatori ed ecologisti.

Una prospettiva poi infrantasi nella disastrosa campagna elettorale del successore designato di Angela Merkel (Armin Laschet) e nell’inaspettata ma conseguente riscossa di Olaf Scholz.

Oggi la Cdu rinnovatasi sotto la guida di Friedrich Merz ha recuperato una parte del consenso perduto e allo stesso tempo i Verdi sono l’unico partito della maggioranza a capitalizzare l’azione del governo, quasi tutta fagocitata dalla gestione delle crisi molteplici causate dalla guerra russo- ucraina.

Entrambe queste forze – l’Unione che raggruppa la Cdu e la Csu bavarese e i Verdi – totalizzano nell’ultimo Politbarometer, il sondaggio della Zdf che ogni mese tasta il polso della politica berlinese, il 26% dei consensi, staccando di gran lunga il terzo partito in graduatoria, l’Spd. Con il 19%, che significa quasi 7 punti percentuali in meno rispetto al voto federale di un anno fa, i socialdemocratici si fanno carico assieme ai liberali (accreditati del 7%) di tutte le inquietudini che attanagliano gli elettori tedeschi. Per rinfrescare i confronti, a settembre 2021 l’Spd aveva totalizzato il 25,7%, l’Unione il 24,1, i Verdi il 14,8, i liberali (Fdp) l’11,5 e l’estrema destra di Afd il 10,3% (ora è quotata al 12%).

È ancora troppo presto per parlare di crisi del cancellierato di Olaf Scholz, ma anche le cifre che riguardano il consenso personale dei politici evidenziano il ruolo di catalizzatori degli esponenti ecologisti. Il preferito è infatti il ministro dell’Economia Robert Habeck, l’uomo cui sono state demandate le leve della gestione della crisi energetica, seguito dalla ministra degli Esteri Annalena Baerbock e da quello dell’Agricoltura Cem Özdemir. Un tris verde che precede il cancelliere, piazzatosi solo al quarto posto. Unica consolazione è che il leader della Cdu Friedrich Merz appare in coda alla lista, solo al nono posto: dato che suggerisce il fatto l’ipotesi che la Cdu sia in ripresa nonostante Merz e non grazie a lui.

Il clima nel Paese è abbastanza cupo, la convinzione che si addensino anni difficili è diffusa, tra i cittadini e nel cosiddetto mondo economico. Ma il 58% dei tedeschi critica il governo accusandolo di non fare abbastanza per alleviare il peso dei rincari attuali e di quelli futuri. Le molte misure adottate dall’esecutivo non sono considerate sufficienti, tanto che il 43% degli interpellati si dichiara favorevole a nuovi debiti e il 36% addirittura a nuove tasse (a carico dei più ricchi) per finanziare ulteriori iniziative di sostegno economico.

Nella gestione della crisi russo-ucraina e della conseguente crisi energetica, i Verdi hanno saputo mettere a valore posizioni critiche sviluppate in solitudine negli anni precedenti ma anche un non scontato pragmatismo, laddove i socialdemocratici sono rimasti impigliati nella lunga ragnatela di interessi e contraddizioni che ha segnato per decenni la politica verso la Russia e le strategie della sicurezza energetica. Sommando quelle proprie a quelle di Angela Merkel, con cui hanno condiviso tre legislature di Grosse Koalition. Insomma, Schröder più Merkel, un binomio letale franato addosso a Scholz.

Ma al di là dei sondaggi è la politica sul campo che mostra movimenti interessanti e neppure troppo sotto traccia. È infatti nella dimensione regionale, così importante nella Germania impostata sul sistema federale, che gli smottamenti di poteri ed equilibri si rivelano prima di maturare in svolte nazionali. E prima dell’estate due Länder di primo piano come Nord Reno-Vestfalia e Schleswig- Holstein hanno inaugurato due governi nero-verdi. Sono due regioni di peso: la prima è la più popolosa della Germania, la seconda costituisce il cuore della nuova svolta energetica, con i suoi campi eolici e i prossimi rigassificatori in costruzione.

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