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Holodomor

Il genocidio dell’Holodomor e dintorni

Il genocidio dell'Holodomor e le opinioni politiche in Italia, oggi ribaltate. L'intervento di Francesco Provinciali

 

La mozione presentata alla Camera dal PD sul genocidio dell’Holodomor perpetrato tra il 1932 e il 1934 ad opera del regime staliniano (morirono per carestia e per fame cinque milioni di persone di cui tra i tre e i quattro milioni erano ucraini) intende chiarire che si trattò del più grave sterminio della storia europea del XX secolo dopo l’Olocausto.

Esso si verificò nei territori allora facenti parte dell’ex URSS, nelle aree geografiche attualmente corrispondenti all’Ucraina, al Kazakistan e alla regione del Volga.

“Holodomor è una parola ucraina che significa “sterminio per fame”: milioni di persone furono private dei mezzi di sostentamento, della possibilità di spostarsi, lavorare, procurarsi il cibo, confinate in intere città e i loro beni confiscati, assoggettate ad operazioni di persecuzione e blocchi stradali ad opera della polizia anche per stroncare l’identità politica del popolo ucraino e degli oppositori del totalitarismo sovietico.

Questi fatti storici furono documentati per la prima volta dallo storico inglese Robert Conquest nel 1986 e nel 2023 ne ricorrerà il novantesimo anniversario. Significativo l’intendimento di questa mozione: impegnare il governo d’intesa con il Parlamento a riconoscere l’Holodomor come genocidio messo in atto dal regime comunista sovietico per volere di Stalin, che mirava ad annientare una parte di popolazione della Repubblica sovietica ucraina ritenuta pericolosa per l’URSS, attraverso lo sterminio di massa e a promuovere iniziative mirate a rinnovare la memoria di quei tragici eventi, alla stregua di quanto il Parlamento europeo e altri singoli Paesi, attraverso documenti e atti, hanno già riconosciuto.

Non sfugge la similitudine con gli attuali avvenimenti: l’invasione e l’aggressione dell’Ucraina da parte del regime di Putin mascherate come “operazione militare speciale”, un massacro unilaterale e criminale, persino benedetto dal Patriarca di Mosca, allo scopo di denazificare quel Paese che aveva subito la persecuzione di Hitler. Stessa crudeltà, stessa spietatezza, stessa spudorata finzione nel cercare motivazioni politiche e pericoli etnici inesistenti.

Stupiscono alcuni dettagli che vale la pena di sottolineare, tanto si appalesano nelle loro contraddizioni. Il fatto che sia il PD, erede in parte del PCI, a depositare questa mozione tendente a ricostruire la verità storica dell’Holodomor fa il paio con la linea politica assunta rispetto alla guerra in atto e dimostra il compimento e la conclusione di un percorso politico verso l’Occidente e l’Alleanza Atlantica.

La distinzione tra aggressori e aggrediti è la linea di demarcazione tra il riconoscimento dell’evidenza incontrovertibile dei fatti e la loro mistificazione: PD e IV, +Europa, Azione e partiti di Centro non hanno mai mostrato cedimenti a favore delle teorie dell’equidistanza, all’ipotesi dell’accerchiamento della NATO come causa del conflitto, patrocinando invece l’allargamento della stessa NATO a Finlandia e Svezia e assumendo come propria la scelta di sostenere l’Ucraina aggredita con la fornitura di armi e la strategia delle sanzioni. Colpisce che il centrosinistra non abbia riserve nell’addebitare a Putin la scelta scellerata di aprire il conflitto, nel confermare l’adesione all’Alleanza Atlantica, nella ricerca di una strategia militare e diplomatica comune ai Paesi dell’U.E.

Sorprende scoprire nuovi contatti della Lega con il Partito Russia Unita (con cui ha tacitamente rinnovato il gemellaggio lo scorso marzo, ad invasione avvenuta), così come l’invito a prendere in considerazione l’ipotesi di cessione di parte dei territori ucraini alla Russia.

Se quella “Z” adottata come icona sui carri armati, le divise militari, persino le bombe dall’esercito russo vuole rappresentare un revanscismo di tipo veterocomunista (poiché solo in questo modo si potrebbe accusare l’Ucraina di neonazismo) viene da chiedersi come mai una parte della destra, l’ala populista nei 5 stelle e i nazionalisti sostengano una linea morbida verso Putin mentre dalla parte opposta dell’emiciclo non ci siano ombre o venature nella difesa delle ragioni della nazione aggredita.

“Tempora mutantur et nos mutamur in illis”: è vero ma c’è un limite a tutto. Fa bene il COPASIR a volerci vedere chiaro e sarebbe il caso di andare fino in fondo in questa ricerca della verità sulle infiltrazioni della propaganda russa in Italia, nei mezzi di informazione, nella stampa e nei talk show televisivi.

L’ossessione della par condicio – una scelta tutta italiana – porta in televisioni personaggi che adombrano complotti, finzioni e messinscene. Come la strage di Bucha o quella di Kramatorsk, la distruzione di Mariupol, il massacro dei civili, la sparizione di migliaia di bambini, tutte fattispecie eloquenti di per sé per le quali i mass media hanno aperto le porte a personaggi equivoci che hanno accreditato tesi insostenibili e francamente vergognose.

Mentre nella stessa coalizione di Governo la linea ferma e decisa di Draghi deve fronteggiare atteggiamenti cedevoli e qualunquisti che in nome del disarmo universale propugnano una pace inaccettabile perché significherebbe darla vinta all’aggressore e sottrarre territori alla nazione aggredita, come se l’Italia – dietro minaccia atomica o di guerra sine die e distruzione totale – dovesse cedere all’invasore – si fa per dire – il Veneto o la Lombardia.

C’è da augurarsi che questa messinscena che stravolge la verità sia smascherata dal COPASIR o da qualche Procura decisa ad indagare sull’attentato alla nostra unità nazionale, anche attraverso contatti decisamente fuori luogo che in nessun modo avrebbero potuto o potrebbero rappresentare linee politiche alternative a quelle adottate da Governo e Parlamento e sancite da alleanze e trattati internazionali.

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