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Pd Draghi

Il Conte 2 sarà il governo più a sinistra della storia repubblicana? Report Istituto Cattaneo

Così come era sbagliato affermare che l’esecutivo Conte fosse quello collocato più a destra nella storia d’Italia, allo stesso modo sarebbe errato descrivere un’eventuale alleanza tra Cinque stelle e Pd (e Leu) come un governo di sinistra. Ecco perché. L’analisi a cura di Marco Valbruzzi per l’Istituto Carlo Cattaneo

 

Gli elettorati dei partiti: quanto sono compatibili tra loro?

Com’è noto, il voto europeo ha cambiato, in parte, i rapporti di forza tra i partiti, sia all’interno dell’esecutivo che all’opposizione. Ed è probabile che l’attuale crisi di governo derivi anche dai mutamenti delle preferenze elettorali degli italiani che, nelle ultime tornate elettorali, hanno premiato il partito di Salvini. Di conseguenza, le negoziazioni tra i partiti e le possibilità di una convergenza dipendono anche dalle valutazioni strategiche fatte dalle singole forze politiche in vista di eventuali elezioni anticipate (da scongiurare per alcuni, da perseguire per altri).

Sulla base di quest’ultima considerazione, è interessante osservare l’attuale conformazione dell’elettorato, prendendo in esame le preferenze elettorali dei cittadini. Per poter svolgere questa analisi, abbiamo utilizzato i dati di un sondaggio internazionale condotto in Italia tra il settembre 2018 e il gennaio 2019 (European Values Study), su un campione di 2.277 rispondenti mediante interviste faccia-a-faccia. Agli intervistati erano poste, in sequenza, due domande utili ai nostri fini: 1) A quale partito politico si sente più vicino?; 2) C’è un altro partito a cui si sente più vicino?.

Incrociando le risposte a queste due domande, è possibile osservare le aree di sovrapposizione tra i diversi partiti e vedere quanto siano vicini o distanti gli elettorati potenziali delle principali forze politiche. Il risultato dell’incrocio di queste informazioni è contenuto nella tabella 1. Tra gli intervistati che dichiarano di sentirsi più vicini al M5s, più della metà (56,6%) indica come secondo partito la Lega e solo il 15,6% il Pd. L’esperienza di governo gialloverde sembra, quindi, aver contribuito a coagulare gli elettorati dei due partiti, almeno fino alla caduta dell’esecutivo guidato da Conte. È, in parte, anche da qui che derivano le molte proteste esplose sui social negli ultimi giorni, in particolare tra i simpatizzanti dei cinquestelle.

Peraltro, proprio la Lega sembra aver sostituito il M5s come “partito delle seconde preferenze” per molti elettori italiani. In passato era il partito di Di Maio quello indicato come seconda scelta dagli elettori degli altri partiti. Ora, invece, è la Lega di Salvini ad essere indicata sempre più spesso come seconda scelta, in termini di vicinanza ideologica, dagli elettori di Forza Italia (per il 56,1%), di Fratelli d’Italia (per il 59,4%) e – come abbiamo visto sopra – anche per i cinquestelle (56,6%). Questa capacità di intercettare un elettorato politicamente trasversale è stato probabilmente uno dei fattori che ha permesso alla Lega di raddoppiare i suoi consensi nel giro di appena un anno e di superare il 34% dei voti alle elezioni europee.

Del resto, come abbiamo mostrato nelle nostre precedenti analisi dei flussi elettorali, all’incirca la metà dei voti conquistati da Salvini alle europee proveniva da chi, nel 2018, aveva votato M5s, Forza Italia o Fratelli d’Italia.

Tab. 1. Partiti a cui si sentono ideologicamente più vicini gli elettori italiani

La attrattività/trasversalità elettorale della Lega sembra essere stata dunque un fattore determinante nella decisione di Salvini di concludere l’esperienza del governo Conte. La sua posizione dominante nella nuova conformazione dell’elettorato italiano (vedi fig. 4), in grado di estendere i propri consensi non solo verso gli altri partiti di centrodestra, ma anche all’interno del variegato elettorato pentastellato, ha convinto il leader della Lega ad azzardare la strada delle elezioni anticipate, sperando di poter contare sul “voto utile” (strategico) proveniente dalle altre formazioni. Come ricordato, questi dati sulle preferenze degli elettori italiani si riferiscono al periodo precedente alle elezioni europee e, soprattutto, alla caduta del governo Conte. È probabile che l’area di sovrapposizione tra l’elettorato del M5s e quello della Lega si sia nel frattempo ridotta, ma non sappiamo ancora come reagiranno gli ex elettori cinquestelle che hanno sostenuto Lega alle europee di fronte alla rottura del governo innescata da Salvini e all’ipotesi di un esecutivo giallorosso.

In ogni caso, la fuoriuscita di alcuni elettori dal M5s verso la Lega (come osservato alle elezioni europee) ha spostato gli equilibri elettorali interni ai cinquestelle, rafforzando le componenti di coloro che si collocano ideologicamente nel campo del centrosinistra o che semplicemente rifiutano tout court le categorie di destra e sinistra. Questo nuovo equilibrio potrebbe facilitare una convergenza, almeno sul piano delle politiche, con il Partito democratico, allargando in prospettiva l’area di sovrapposizione elettorale tra i due partiti.

Fig. 4. Configurazione dell’elettorato italiano sulla base della vicinanza ai partiti dichiarata dagli elettori (dicembre 2018-gennaio 2019) 

Verso il governo più a sinistra della storia repubblicana?

No naturalmente, è ancora troppo presto per capire quali conseguenze potrà avere, sul piano elettorale, l’eventuale formazione di un governo formato da M5s e Pd, di cui si discute proprio in questi giorni. In ogni caso, comunque andranno a finire le negoziazioni tra i partiti, già ora è possibile contraddire chi sostiene che l’ipotetico governo giallorosso sarebbe quello ideologicamente più a sinistra dell’intera storia repubblicana.

Così come era sbagliato affermare che l’esecutivo Conte fosse quello collocato più a destra nella storia d’Italia, allo stesso modo sarebbe errato descrivere un’eventuale alleanza tra cinquestelle e Pd (e Leu) come un governo di sinistra.

Se infatti osserviamo i dati sulla posizione dei governi italiani dal 1946 ad oggi sul tradizionale asse sinistra-destra (in una scala che va da -100 a 100)2 , si può notare come il governo più probabile di cui si discute in questi giorni (M5s+Pd+Leu, con ulteriore sostegno delle forze autonomistiche) si collocherebbe in una posizione di centrosinistra (Fig. 5), in linea con altri governi a cui ha preso parte in passato il Partito democratico e molto meno radicale, sul piano programmatico, di alcuni esecutivi formati nel corso della cosiddetta «prima Repubblica» a seguito dell’apertura a sinistra promossa dalla Dc e al successivo ingresso dei socialisti nell’area di governo.

Comunque, per il momento si tratta soltanto di comparazioni ipotetiche perché la strada per la formazione di un nuovo governo è ancora lunga e tutt’altro che scontata, nonostante le condizioni temporali e sostanziali imposte dal presidente della Repubblica. Se, quando e verso dove evolverà la situazione è ancora troppo presto per saperlo.

Fig. 5. Posizione dei programmi elettorali dei partiti al governo in Italia dal 1946 al 2019 

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