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Il caso del prof. Marco Gervasoni e Lo Scherzo della confindustriale Luiss. Il post di Sacchi

Il post di Paola Sacchi, già inviata di politica a L'Unità e a Panorama

 

Leggendo l’altra sera, per caso, su Twitter dell'”epurazione“, come lui l’ha denunciata, dall’Università Luiss del professor Marco Gervasoni, storico di prestigio, autore di saggi importanti, ho pensato subito a uno scherzo. Poi però quello “scherzo” mi ha fatto rivenire in mente “Lo scherzo”, credo primo romanzo di Milan Kundera, ambientato nella Praga del 1948. Lo lessi una ventina di anni fa, su suggerimento di un mio amico, professore universitario a sua volta, meno famoso di Gervasoni, e di origini di sinistra riformista.

In sintesi è la storia di un giovane che, per aver mandato una cartolina a un’amica in cui fa ironia sul suo eccessivo impegno nel partito comunista, viene cacciato dall’Università, incarcerato, mandato a lavorare in miniera. In sostanza, al Gulag. Il professor Gervasoni, a quanto apprendo, sarebbe stato allontanato dalla Luiss per un tweet, giudicato un po’ troppo ruvido, un po’ troppo provocatorio. Era sulla Sea Watch, dove si è associato alla richiesta della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, di sequestrare e affondare metaforicamente la nave, ovviamente vuota, aggiungendo un “Bum”. Di cui era evidente l’intento ruvidamente provocatorio. Forse troppo. Anche se per giornalisti Rai che hanno invitato di fatto al suicidio Matteo Salvini e tirato in ballo persino sua figlia sembrerebbe che non ci siano problemi.

Gervasoni evidentemente con quel tweet intendeva fare una provocazione per denunciare il traffico illecito di esseri umani che sfrutta la tragedia dell’immigrazione. Meloni fu ricoperta sui social da improperi di ogni tipo, senza esser difesa da nessuno a sinistra. E Gervasoni ora, come lui denuncia, viene “epurato” dalla Luiss, dopo che la sua cacciata venne richiesta dall’Anpi anche dall’Università del Molise dove insegna.

Da sinistra si levò solo la voce libera e garantista di Piero Sansonetti, che sull’immigrazione e su altro la pensa in modo diametralmente opposto a quello di Gervasoni. E di che tinta! Sansonetti, ex direttore del Dubbio, dal quale è stato licenziato per le sue posizioni evidentemente ritenute troppo scomode, difese in alcuni tweet e in un’intervista concessa alla sottoscritta per Spraynews.it, di Monica Macchioni, Meloni dagli insulti sessisti e Gervasoni dagli attacchi dell’Anpi.

Disse Sansonetti: “Cacciare i professori dalle Università è attività fascista”. A me però nel caso della “confindustriale” Luiss la vicenda ricorda piuttosto lo stalinismo dello “Scherzo” di Kundera. Non condivido tutte le posizioni del professor Gervasoni, nel mio piccolo più che al sovranismo io credo all’europeismo non eurodogmatico. Sulla scia dell’insegnamento di Bettino Craxi, che però ammoniva: “Bisogna rispettare le peculiarità nazionali, altrimenti c’è il rischio di nazionalismi virulenti”. Come è scritto in un inedito dello statista socialista sull’ultimo numero della rivista della Fondazione Craxi Le Sfide, riassunto dal segretario generale della Fondazione Nicola Carnovale.

Quella stessa Fondazione nel cui board sta il professor Gervasoni, che non è un virulento nazionalista. E al quale va il merito di aver sempre difeso a spada tratta la memoria di “Bettino”. Forse anche questa è una bella aggravante? Gervasoni non è un nazionalista virulento, è ai miei occhi uno storico che cerca di spiegare senza pregiudizi ideologici il fenomeno sovranista, come ha fatto Daniele Capezzone (del quale è spesso ospite alle rassegne stampa della Verità di Maurizio Belpietro) insieme con Federico Punzi con il libro Brexit (Giubilei Regnani). Non ho ancora letto il nuovo libro di Gervasoni La Rivoluzione sovranista (Giubilei Regnani). Lo leggerò quanto prima, a maggior ragione dopo “Lo scherzo” che gli hanno fatto.

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