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La chiarissima confusione su figli, spesa, passeggiate e corsette

Figli e corsette: fioccano circolari, interpretazioni politiche, regole orale, esempi eccentrici e consigli bislacchi. Il corsivo di Michele Arnese

Tutto nasce il 13 marzo, con un decreto che obbliga gli italiani a stare a casa, ma teneva aperti parchi e tollerava passeggiate e corsette.

Il 20 marzo un’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza (Lei), sbarra i parchi e obbligava a camminare soltanto vicino casa, entro i 200 metri.

Si vieta «attività ludica e ricreativa all’aperto» e si consente l’«attività motoria in prossimità della propria abitazione».

Un decreto, due giorni dopo, spiega che si può uscire «dalla propria abitazione esclusivamente per motivi di lavoro, di assoluta urgenza o di necessità o di salute».

Domanda: correre è «attività ludica»? O è «attività motoria»?

Martedì scorso, arriva una circolare del Viminale che, invece di chiarire, confonde: «l’attività motoria generalmente consentita non va intesa come equivalente all’attività sportiva».

Dunque niente corsette? Ma così non è. Il Viminale via Twitter detta: «È consentita l’attività sportiva (#jogging) e l’attività motoria (#camminata) nei pressi della propria abitazione».

Quella circolare, però, dice un’altra cosa, che fa imbestialire molti presidenti di regione, perché sembra aprire un varco a quell’«ora d’aria» richiesta da molti per i figli.

Ma così non è, chiarisce ieri il Viminale.

Quanto ai figli, siamo al caos. Fioccano interpretazioni, regole orale, consigli bislacchi, esempi eccentrici.

Vito Crimi, portavoce M5s, spiega: «Se un bambino piccolo vive in un appartamento di 50 metri quadri è necessario per lui fare una passeggiata. Dobbiamo ragionare sulla necessità, non sull’età». Solo che poi aggiunge: «Se qualcuno pensa che un figlio di 15 o 16 anni possa avere una scusa per uscire di casa non ha capito niente».

Che la questione sia sfaccettata lo si intuisce dalla conferenza stampa di ieri alla Protezione civile dove il presidente dei pediatri, Alberto Villani, dice: «Non è cambiato nulla. Devono esserci situazioni di necessità. Non c’è nessun motivo per portare a spasso un bambino di pochi mesi in carrozzina».

Cambiato nulla?

“Esercitare il diritto al sole e alla primavera“. Con questa frase Roberto Bernabei, membro del Cts (Consiglio tecnico-scientifico), ha motivato due giorni, sempre durante la conferenza stampa della Protezione Civile, la possibilità data a un genitore (ma anche a un parente, secondo Bernabei) di portare i figli a fare una passeggiata, purché vicino casa.

Alla fine, ieri sera, giunge un’altra indicazione del premier: “Abbiamo detto che se ci sono minori e se un genitore va a fare la spesa, allora quei minori possono accompagnare il genitore”, ha detto Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Se non tutto è chiaro, non è colpa dei giornalisti.

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