Il campo, tanto agognato dalla sinistra per farne un vero fronte alternativo al centrodestra, è molto largo. Ma di giustizialismo. “Fate pietà“. È l’amara e sferzante conclusione di Gaia Tortora, figlia di Enzo, sul comportamento del Pd e della sinistra radicale e ambientalista di Avs. Non solo i 5 Stelle, come era scontato, hanno votato in commissione Giustizia alla Camera contro il testo che raccoglie le proposte di FI, Lega e IV per istituire la giornata delle vittime degli errori giudiziari, ma anche il Pd non ha dato via libera.
Il testo è stato votato dalla maggioranza. Il partito di Elly Schlein, il principale dell’opposizione, si è infatti astenuto insieme con Avs di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli sulla proposta dei deputati Pietro Pittalis (FI), Ingrid Bisia (Lega) e Davide Faraone (IV) di istituire il 17 giugno (il giorno dell’arresto del conduttore televisivo, Enzo Tortora) la giornata delle vittime degli errori giudiziari. Una proposta subito criticata dal presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, secondo il quale potrebbe indurre “sfiducia” nel funzionamento della giustizia.
Ecco, secondo un rituale che dura ormai dal 1992 cosa fanno gli eredi del Pci, Pds, Ds e sinistra Dc riuniti nel Pd? Di fatto si accodano. Con motivazioni così macchinose da meritarsi quel “fate pietà” di Gaia Tortora, figlia di Enzo e vicedirettore di La7. In sintesi, il Pd dice che avrebbe detto sì se la giornata fosse stata dedicata a Tortora. Ma poi è stato deciso di togliere il nome del conduttore televisivo, icona delle vittime degli errori giudiziari, pur lasciando la data del 17 giugno, giorno del suo arresto. Un modo per rendere la giornata “un bene comune”, spiega Gaia.
Sono infatti migliaia e migliaia le vittime della mala-giustizia. Ma fatto sta che in tutti questi anni, dall’ arresto di Tortora e poi dalle cosiddette “Mani pulite”, mentre a destra è stato fatto un percorso verso un maggiore garantismo, con la Lega di Matteo Salvini che ha anche indetto un referendum sulla riforma della giustizia e FdI, il partito guidato dal premier Giorgia Meloni, che ha eletto come indipendente alla Camera nelle sue file il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e a cominciare da FI, da sempre garantista, tutta la coalizione si sta muovendo per la riforma della giustizia, a sinistra vince sempre la linea delle “manette” e della sottomissione a quella magistratura che fa politica.
Del resto, sembra essere ormai una conclusione inevitabile per un partito come il Pd i cui “genitori” senza “mani pulite” non sarebbero andati al governo. Mentre oscillante resta il comportamento di IV di Matteo Renzi, garantista a fasi alterne. Sì alla giornata delle vittime degli errori giudiziari, pollice verso per Salvini che ha contribuito a mandare al processo Open Arms per il quale il 20 dicembre è attesa la sentenza. Processo a una decisione politica di un ministro e di un governo. Solo Pier Ferdinando Casini nel centrosinistra si ribellò e disse di no.
Nonostante alcuni residui di giustizialismo che resistono anche a destra, i fatti dicono che è molto più lastricata di garantismo la strada della coalizione di governo. Mentre a sinistra si è rimasti fermi al palo del giustizialismo.