Il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo è stato il grande sconfitto delle elezioni europee del 9 giugno. Un mese dopo, nonostante si ritrovino a ranghi ridotti rispetto alla scorsa legislatura, i Verdi si vedono come i kingmaker di Ursula von der Leyen, che il 18 luglio si presenterà davanti alla plenaria di Strasburgo per essere eletta per un secondo mandato come presidente della Commissione. Le intenzioni dei Verdi sono emerse chiaramente ieri, dopo un incontro con la stessa von der Leyen. Il gruppo ecologista, composto da 53 eletti, può fornire alla presidente della Commissione i voti necessari a mettere al riparo la sua rielezione da eventuali franchi tiratori nel Partito popolare europeo, tra i Socialisti&Democratici e dentro Renew. Ma l’esito non è scontato. Se prenderà a bordo della maggioranza i Verdi, von der Leyen dovrà prestarsi a un esercizio di equilibrismo per non perdere il sostegno di una parte consistente del Ppe.
“Abbiamo avuto uno scambio molto costruttivo sulle priorità”, ha detto ieri la co-presidente dei Verdi, Terry Reintke, al termine dell’incontro con von der Leyen. “Ci sono molte comunanze, molte cose su cui vogliamo andare nella stessa direzione e un impegno molto chiaro sul Green deal”. Secondo Reintke, il discorso di von der Leyen è stato “positivo e costruttivo” anche sul tema della sicurezza e della difesa. Sullo stato di diritto, la discussione si è incentrata su come rafforzare l’applicazione degli strumenti a disposizione della Commissione. Inoltre “c’è un interesse comune contro l’estrema destra”, ha detto Reintke. La minaccia interna ed esterna costituita dall’estrema destra nazionalista è una buona scusa per i Verdi per sostenere von der Leyen. “Sappiamo cosa accade in autunno con le elezioni negli Usa. Avere una maggioranza stabile, avere un’Ue stabile che lavora costruttivamente insieme, è nell’interesse comune e questo è qualcosa che è emerso chiaramente nell’incontro”, ha detto Reintke.
L’intenzione dei Verdi è entrare formalmente nella maggioranza con il Ppe, i socialisti e Renew. Bas Eickhout, l’altro co-presidente dei Verdi, è stato appena più prudente di Reintke, ricordando che la decisione definitiva sul sostegno o meno a von der Leyen sarà presa solo la prossima settimana, dopo che la presidente della Commissione avrà presentato le linee guida politiche per la legislatura e pronunciato il suo discorso in plenaria. Ma Eickhout ha voluto vedere un segnale nella decisione di von der Leyen di incontrare i Verdi già questa settimana, subito dopo il PPE, i socialisti e Renew, rinviando alla prossima settimana le discussioni con il gruppo dei sovranisti dei Conservatori e riformisti europei (ECR) e della Sinistra. “Questo ordine dice qualcosa delle intenzioni” di von der Leyen, ha detto Eickhout.
I Verdi hanno presentato a von der Leyen un documento con le priorità per la prossima legislatura. Il contenuto mostra la volontà di entrare nella maggioranza anche a costo di annacquare alcune delle proposte più radicali su clima e ambiente. La parte più interessante è la richiesta dei Verdi di una “Green Industrial Law”, con un piano di investimenti da lanciare nei primi 100 giorni per decarbonizzare settori industriali chiave come alluminio, cemento e acciaio e sostenere la produzione locale di greentech. “Sulla competitività abbiamo visto con gli altri gruppi che c’è molto spazio su cui lavorare insieme”, ha spiegato Reintke.
I Verdi chiedono alla Commissione di creare un Fondo per la transizione verde e sociale pari ad almeno l’1 per cento del Pil dell’Ue, da finanziare con debito comune come quello di NextGenerationEU. Sull’immigrazione, il documento contiene solo un breve passaggio, ma dal significato simbolico importante: i Verdi accettano il nuovo Patto su migrazione e asilo contro cui si erano battuti nella scorsa legislatura.
Ursula von der Leyen ha bisogno di 361 voti per essere confermata dal Parlamento europeo la prossima settimana. Ppe, socialisti e Renew insieme hanno 401 eletti. Ma l’esperienza insegna che i franchi tiratori sono tra il 10 e il 15 per cento. Von der Leyen, che cinque anni fa era passata per appena nove voti dopo la diserzione di quasi 100 deputati nei ranghi della maggioranza, ha bisogno di almeno 50 voti in più per non correre nuovamente rischi. I Verdi ne offrono 53, un numero considerato sufficiente per mettere al riparto la conferma della presidente della Commissione, anche se dovessero esserci alcune defezioni tra gli ecologisti. Ma la richiesta dei Verdi di entrare formalmente in maggioranza è rigettata dal Ppe. Anche solo un’apertura di von der Leyen agli ecologisti, con la promessa di concessioni sulle politiche ambientali, rischia di provocare un’emorragia di voti del Ppe. “Tra i 50 e i 100 membri del gruppo PPE sono pronti a votare contro von der Leyen se ripropone il Green deal o politiche simili”, ci ha detto una fonte interna.
Cinque anni fa, i Verdi erano usciti dalle elezioni europee come i grandi vincitori, ottenendo 74 eletti sull’onda delle campagne per affrontare l’emergenza climatica. Ma rifiutarono di votare a favore di von der Leyen, nonostante il chiaro impegno a fare del Green deal la politica centrale della sua Commissione. Nel 2024 la forza numerica dei Verdi si è ridotta considerevolmente, così come l’appeal politico del Green deal. Ma sono convinti di poter rientrare nei giochi grazie al poco entusiasmo che genera la conferma di von der Leyen, le divisioni interne al Ppe e ai socialisti sulla presidente della Commissione e lo spauracchio dell’estrema destra. I Verdi seguono la stessa logica in Francia. Come membro della coalizione di partiti di sinistra del Nuovo Fronte Popolare, sono la terza componente più grande di un gruppo di 175 eletti. Ma con 28 deputati sono essenziali se si vuole formare un’ampia coalizione maggioritaria di forze repubblicane pro-europee.
Bas Eickhout ieri ha insistito sulla necessità di fare “chiarezza” sulla presenza dei Verdi nella maggioranza. Il Ppe deve accettare di governare in coalizione con gli ecologisti e di non fare marcia indietro sul Green deal. “Se sei serio sulle condizioni di essere pro europeo, pro Ucraina e pro Stato di diritto, il principale tema della campagna del Ppe, e se vuoi una maggioranza stabile come auspica la presidente (von der Leyen), allora non c’è altra opzione che avere i quattro gruppi politici”. Toccherà a Ursula von der Leyen trovare la sintesi. Navigare tra gli opposti grazie alle ambiguità è uno dei segreti del suo successo nell’Ue.
(Estratto dal Mattinale Europeo)