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Hacker Compass Group Italia

I Servizi segreti di Canada, Paesi Bassi e Finlandia lanciano l’allarme spie da Cina e Russia

L'approfondimento di Francesco D'Arrigo, direttore Istituto Italiano di Studi Strategici

 

Le Agenzie di Intelligence di tre nazioni, Canada, Paesi Bassi — membri della Nato sin dalla sua fondazione nel 1949 — e Finlandia, hanno avvertito i rispettivi governi dell’intensificarsi delle azioni di spionaggio e di guerra ibrida nei confronti di esponenti delle istituzioni, di aziende, di università e centri di ricerca.

In queste ultime due settimane di febbraio i Servizi di Informazione di questi Stati hanno presentato dei report per evidenziare i rischi per la sicurezza nazionale derivanti dai rapporti di collaborazione con la Cina e le attività ibride di attori non statuali afferenti alla Russia.

Il Servizio di intelligence olandese individua il personale accademico come il più soggetto alle attività di spionaggio ma sono presi di mira anche altri settori, tra i quali: ricerca, bancario, energetico, biofarmaceutico e infrastrutture.

Secondo l’ultima valutazione delle minacce alla sicurezza nazionale rilasciata dai servizi di intelligence AIVD, MIVD e NCTV, le università e altri centri di ricerca e formazione nei Paesi Bassi non sono soltanto sottoposti a pesanti attacchi informatici ma i ricercatori cinesi, i dottorandi e gli studenti presenti in questi istituti potrebbero essere utilizzati come spie dalla Cina. È noto a tutti i cittadini cinesi, infatti, che la legge nazionale sull’intelligence cinese del 2017 stabilisce che “qualsiasi organizzazione e cittadino” deve sostenere e cooperare” con il lavoro dell’intelligence nazionale.

Nei rapporti viene evidenziato come la collaborazione con la Cina rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale e alla prosperità dei Paesi democratici in quanto ad essere monitorate sono le aziende e gli istituti di ricerca nei Paesi Bassi che hanno al loro interno soci, capitali e studenti indottrinati o comunque obbligati a raccogliere e trasmettere dati, informazioni, conoscenze e tecnologie di alto valore strategico economico, militare e politico.

Tutti i recenti rapporti rilevano come la Cina stia utilizzando le vulnerabilità delle legislazioni democratiche per sponsorizzare persone che abbiano il potenziale di occupare posizioni influenti o in grado di accedere ad informazioni utili agli interessi cinesi. Si tratta soprattutto di figure che grazie agli accordi di collaborazione economica o universitaria acquisiscono opportunità di accesso a istituti accademici o di ricerca, come ricercatori, dottorandi e studenti.

L’intelligence olandese, guidata da Algemene Inlichtingen- en Veiligheidsdienst (AIVD), Nationaal Coördinator Terrorismebestrijding en Veiligheid (NCTV) e Militaire Inlichtingen- en Veiligheidsdienst (MIVD), nell’ultimo rapporto sulle minacce alla sicurezza nazionale descrive lo spionaggio cinese impegnato ad utilizzare sistemi sia legali che illegali, sfruttando le diverse collaborazioni ed accordi commerciali stipulati con istituti universitari e aziende dei Paesi Bassi per esplorare modalità di accesso a informazioni di alto valore strategico. Un altro fattore che preoccupa i Servizi segreti olandesi è l’intensa attività di influenza politica ed economica esercitata da Russia e Cina.

Anche il Direttore del Canadian Security Intelligence Service, David Vigneault, durante una conferenza al Centre for International Governance Innovation tenutosi lo scorso 9 febbraio, ha dichiarato che “la Cina rappresenta una minaccia strategica per il Canada, identificandola come un attore problematico per le democrazie occidentali”. Il capo dell’Agenzia canadese ha evidenziato come attori statuali (state actors) stiano cercando di avere accesso a segreti commerciali e dati sensibili, che se finissero in mani straniere rappresenterebbero una minaccia significativa per la prosperità e la sovranità del Canada. Ha specificato: “per essere chiari, la minaccia non viene dal popolo cinese, ma piuttosto dal Governo della Cina che sta perseguendo una strategia di supremazia geopolitica su tutti i fronti – economico, tecnologico, politico e militare – e utilizzando tutti gli elementi del potere statale per svolgere attività che sono una minaccia diretta alla nostra sicurezza e sovranità nazionale. Dobbiamo tutti rafforzare le nostre difese”.

Secondo Vigneault, i settori biofarmaceutico e sanitario, intelligenza artificiale, quantum computing, tecnologia oceanica e aerospaziale sono tra i settori canadesi più esposti che possono subire attacchi da parte di State sponsored hackers. Operazioni sponsorizzate da alcuni Stati prendono di mira le tecnologie emergenti in questi settori, soprattutto quelle sviluppate all’interno del mondo accademico e le piccole start-up, che sono spesso alla ricerca di collaborazioni tecnologiche e fondi di finanziamento, quindi più vulnerabili.

Antti Pelttari, Direttore della Finnish Security and Intelligence Service (Supo) durante la sua recente visita a YLE’s Yamkösaamu ha affermato che alcune dittature (sottintendendo Cina e Russia) stanno cercando di scalare alcune delle infrastrutture critiche finlandesi che includono telecomunicazioni, energia, distribuzione dell’acqua, aeroporti, strade e porti. Secondo la Supo, l’ambizione della Cina di diventare la superpotenza leader globale, si esprime attraverso una aggressiva politica di acquisizione di asset strategici in diversi paesi, inclusa la Finlandia.

Pelttari prendendo come esempio Huawei quale potenziale fornitore della rete 5G in Finlandia, si è dichiarato completamente contrario a questa possibilità: “dobbiamo pensare che alla fine del decennio, la rete 5G sarà la piattaforma su cui la nostra società, nel suo complesso, farà affidamento per molti servizi essenziali e strategici. Ecco perché è importante che la rete 5G non sia gestita da coloro che possono avere una influenza negativa sulla nostra sicurezza nazionale”. Ha inoltre aggiunto che “il 5G e altre infrastrutture critiche come le reti energetiche non dovrebbero essere aperte a Stati autoritari [come la Cina e la Russia], che potrebbero, per motivi politici, paralizzare le telecomunicazioni, i trasporti, la distribuzione dell’elettricità, il sistema bancario e altre infrastrutture in Finlandia, influendo negativamente sulla vita quotidiana delle persone e sulle attività della nostra società”. Mettendo in guardia i decisori politici, Pelttari ha ribadito il pericolo rappresentato dalla cessione del controllo della rete nazionale, perché si concederebbe ad uno Stato autoritario il potere di paralizzare tutte le reti intelligenti, compresi gli ospedali, oltre che consegnargli l’accesso a tutti i dati strategici e sensibili della Finlandia.

Nel luglio 2020, il governo britannico ha modificato la propria posizione iniziale, limitando l’utilizzo delle reti 5G affidate a Huawei fino al 2027.

Delle preoccupazioni degli Stati Uniti sulla minaccia cinese ne ho parlato in un mio recente articolo ma anche India e altri Stati hanno mostrato preoccupazioni per le interferenze cinesi.

Nell’agosto 2018, l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha vietato ai dipartimenti statunitensi di utilizzare apparecchiature prodotte da ZTE e Huawei, per motivi di sicurezza nazionale. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicamente ringraziato il Governo indiano per la decisione della società indiana Reliance Jio di aver implementato la propria rete 5G senza utilizzare la tecnologia cinese.

Negli ultimi anni, enfatizzando l’Atmanirbhar Bharat Abhiyaan (Campagna per un’India Autosufficiente), l’India sta lavorando intensamente per ridurre la penetrazione cinese nel mercato indiano. Il primo ministro Narendra Modi ha avviato diversi progetti per aumentare la produzione all’interno dell’India per garantire il minor legame possibile con le imprese cinesi. Il governo indiano ha anche cancellato diversi progetti che le aziende cinesi stavano gestendo.

Ma tutte le informazioni e database acquisite attraverso operazioni di spionaggio, oltre che per scopi prettamente industriali, economici e militari, come vengono utilizzate? Per la Guerra Ibrida.

Un rapporto dell’anno scorso ha analizzato l’operato di un’azienda cinese, con legami militari e con il partito comunista, intenta a raccogliere informazioni personali di 2,4 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui 10.000 dall’India. Il professor Christopher Balding, della Henry Jackson Society e co-autore del rapporto, ha dichiarato che quel database rappresenta solo una punta dell’iceberg che mostra come la Cina stia sistematicamente esaminando, anche tramite l’utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale (AI) inserite anche nelle app social media tipo TikTok, i profili di milioni di persone in Occidente, soprattutto giovani, come potenziali obiettivi di intelligence.

La società cinese oggetto dello studio, la China Revival, ha creato un database denominato Overseas Key Information Data Base (OKIDB) che contiene informazioni su 2,4 milioni di persone, 650.000 istituti, 2,3 miliardi di articoli di notizie e 2,1 miliardi di post sui social media. La maggior parte delle informazioni contenute in quel database sono di dominio pubblico, ma secondo i ricercatori, dal 10 al 20 per cento dei dati in loro possesso non sono di dominio pubblico o di open source.

Erik Reichborn-Kjennerud e il dottor Patrick Cullen, del Norwegian Institute of International Affairs, in un documento del 2016 hanno rilevato come il termine Guerra Ibrida o Hybrid Warfare (HW) sia salito alla ribalta nei circoli della difesa e della politica, nonché nei media dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014. Il dottor Patrick Cullen, in un report analitico Commissionato dalla UE sul tema della Guerra Ibrida del 2017 ha dichiarato che la nostra comprensione (UE) della guerra ibrida è “sottosviluppata”. Ha inoltre aggiunto: “la guerra ibrida è progettata per sfruttare le vulnerabilità nazionali attraverso lo spettro politico, militare, economico, sociale, informativo e delle infrastrutture (PMESII).” Essendo un concetto relativamente nuovo, è spesso considerato una nozione mal definita negli studi sui conflitti.

La Guerra Ibrida (HW) può essere approssimativamente definita come una guerra in cui gli attori non statuali (non state actors) lavorano parallelamente agli attori statuali (state actors) per influenzare la realtà percepita. Gli attori non statuali raccolgono informazioni su individui influenti che poi vengono utilizzati per influenzare le opinioni pubbliche, interferire nelle elezioni, diffondere informazioni positive sullo Stato sponsor (Cina, Russia).

Negli attacchi di guerra ibridi realizzati negli ultimi anni, come la propaganda, l’inganno, il sabotaggio e altre tattiche non militari utilizzate per destabilizzare gli avversari, la novità è rappresentata dalla loro velocità, scala e intensità, facilitata dal rapido cambiamento tecnologico e dall’interconnettività globale.

La Nato, sin dal 2015 ha implementato una propria strategia per contrastare la guerra ibrida e assicurare che l’Alleanza ed i singoli Stati membri siano sufficientemente preparati a contrastare gli attacchi ibridi in qualsiasi forma si materializzino. A tale scopo ha costituito all’interno della Divisione di Intelligence e Sicurezza un ramo di analisi che analizza le minacce ibride, valuta e condivide continuamente le informazioni per individuare e attribuire qualsiasi attività ibrida in corso, con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento con i partner, compresa l’Unione europea, negli sforzi per contrastare le minacce ibride.

Con la sua strategia: prepare deter defend l’Alleanza atlantica sostiene gli sforzi di tutti i paesi membri per identificare le vulnerabilità nazionali e rafforzare la propria resilienza. La NATO rappresenta anche il miglior Centro di competenza occidentale a supporto degli alleati per tutto ciò che concerne la formazione e la preparazione alla risposta civile agli incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari (CBRN), la protezione delle infrastrutture critiche, le comunicazioni strategiche, la protezione dei civili, la difesa cibernetica, la sicurezza energetica e l’antiterrorismo.

Un approccio vincente per contrastare le attuali minacce alla sicurezza internazionale che richiedono un forte rilancio dei valori democratici dell’Occidente e dei suoi legami transatlantici.

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