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I segreti di Hollywood

“C’era una volta Hollywood” di David Niven letto da Tullio Fazzolari

Non è sorprendente che un libro brillante sul mondo di Hollywood scritto da un attore famoso stia riscuotendo un buon successo tra i lettori. Quello che stupisce invece è che “Bring on the emptyhorses” di David Niven sia alla portata del pubblico italiano con mezzo secolo esatto di ritardo visto che la versione originale è stata pubblicata nel lontano 1975. E resta inspiegabile come mai cinquant’anni fai grandi editori italiani non se ne siano interessati. Le premesse perché fosse un best-seller c’erano tutte: come attore cinematografico Niven, già vincitore di un premio Oscar, era ancora sulla cresta dell’onda e, come scrittore, aveva venduto milioni di copie del suo precedente libro.

Meglio tardi che mai, grazie alla casa editrice Settecolori, nel 2025 arriva finalmente l’edizione italiana: “C’era una volta Hollywood” (Settecolori, 350 pagine, 26 euro). E per gli appassionati di cinema ma non soltanto per loro il divertimento è garantito. David Niven racconta in prima persona aneddoti e retroscena degli anni d’oro di Hollywood fra il 1935 e il 1960. E’ l’arco di tempo in cui l’industria cinematografica statunitense si sviluppa e conquista una supremazia mondiale.

Di questa ascesa inarrestabile Niven è qualcosa di più di un semplice testimone oculare. In America è arrivato poco più che ventenne dall’Inghilterra dopo aver abbandonato la carriera militare dove s’era distinto per indisciplina e le tradizioni familiari. Ma senza mai rinnegare le sue origini: durante la seconda guerra mondiale torna a Londra e indossa di nuovo l’uniforme raggiungendo il grado di tenente colonnello. Ma da giovane cerca qualcosa di nuovo e di diverso.

Appena sbarcato negli USA si arrangia con vari mestieri come il rappresentante di liquori o l’inserviente per le battute di caccia. Nel mondo della celluloide ci finisce quasi per caso facendo la comparsa in un film e ricevendo una paga di due dollari ma le sue capacità non passano inosservate e alla fine diventa una star.

“C’era una volta Hollywood” non racconta la sua carriera di attore consacrata dall’Oscar per “Tavole separate” ma descrive con un sapiente tocco di ironia usi e costumi dei protagonisti del cinema di quegli anni. E ci sono tutti: da Cary Grant a Clark Gable. Non mancano gli aneddoti sul suo grande amico Errol Flynn o le curiose partite di tennis organizzate da Charlie Chaplin. E come nella trama di un film c’è anche il genio cattivo che, in questo caso, è il potentissimo produttore Samuel Goldwin con cui Niven ha scontri epici.

Il maggior merito di “C’era una volta Hollywood”, alla fine, è quello di raccontare antiche come fossero novità appena pubblicate da qualche giornale. Non era immaginabile, per esempio, che quando SophiaLoren, non ancora all’apice della sua carriera, arrivò a Hollywood Cary Grant si sentì in dovere di farle da pigmalione. E gli episodi della vita dei divi che Niven ripercorre sono talmente tanti che non c’è assolutamente per annoiarsi. Però resta un retrogusto un po’ amaro perché quel mondo così brillante c’era una volta e adesso non c’è più.

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