Un rapporto della Corte dei conti dell’Unione europea raramente fa notizia. Probabilmente nemmeno quello che è stato pubblicato ieri sull’utilizzo del Fondo fiduciario (Trust Fund) per l’Africa, le cui risorse erano state stanziate per combattere le cause profonde all’origine delle migrazioni. Lanciato nel 2015 per rispondere alla crisi migratoria, questo strumento è diretto al Sahel, al Corno d’Africa e al Nord Africa. Complessivamente ha beneficiato di più di 5 miliardi di euro di contributi, finanziati dal bilancio dell’Ue, dal Fondo europeo per lo sviluppo e da risorse degli Stati membri. Nel suo comunicato, la Corte dei conti ha criticato la Commissione. “I rischi per i diritti umani non sono gestiti correttamente”. Ma, leggendo il rapporto, emerge un’accusa ancora più grave. Per la prima volta un’istituzione comunitaria riconosce che i soldi dell’Ue finiscono per finanziare violazioni dei diritti umani e, in alcuni casi, vanno a beneficio dei trafficanti di migranti. Gli stessi trafficanti che Ursula von der Leyen e altri leader hanno promesso di combattere.
CHE COSA DICE LA CORTE DEI CONTI DELL’UE
Nel suo comunicato, la Corte dei conti spiega che la Commissione ha chiuso gli occhi sugli abusi contro i migranti nei paesi africani per non dover interrompere il flusso di finanziamenti del Trsut fund per l’Africa verso paesi come la Libia, la Tunisia o il Marocco. “Nessuno dispositivo permette di determinare se questi casi (di violazioni dei diritti umani) siano stati debitamente esaminati e presi in considerazione nel momento di decidere se il sostegno europeo deve essere mantenuto o sospeso”, ha detto la Corte dell’Ue. E questo malgrado diversi avvertimenti effettuati in passato dagli stessi auditor dell’Ue. Le relazioni precedenti non hanno portato a “grandi cambiamenti”, ha constatato la Corte dei conti che nel 2018 aveva già pubblicato un rapporto preliminare. In generale, la Commissione è accusata di aver sopravvalutato (alcuni direbbero “abbellito”) i risultati dei progetti finanziati con il Fondo fiduciario per l’Africa. Peggio: l’efficacia del meccanismo è messa seriamente in discussione. “La Commissione europea non sa ancora quali sono gli approcci più efficienti ed efficaci per ridurre la migrazione irregolare e gli spostamenti forzati in Africa”, dic la Corte dei conti.
QUESTIONE DIRITTI UMANI
Sui diritti umani, nel suo rapporto la Corte dei conti ricorda che “le condizioni generali di tutti gli accordi di finanziamento stabiliscono che l’azione deve essere sospesa se l’Ue rileva formalmente una violazione dei diritti umani”. Ma questa clausola di fatto è stata ignorata. Il contratto di un progetto esaminato dalla Corte dei conti “prevedeva una clausola che subordinava la consegna delle attrezzature al rispetto del principio di non nuocere e dei diritti umani”. Tuttavia, “aggiunta durante l’attuazione del progetto, questa clausola non si applicava alle attrezzature precedentemente consegnate”. Questa clausola “non è stata applicata sistematicamente a tutti i progetti, in particolare a quelli relativi alla sicurezza, alla gestione delle frontiere o ad altre attività sensibili”, ha constato la Corte dei conti.
I RISCHI DEL FONDO PER L’AFRICA
Concretamente cosa significa? In uno schema contenuto nel rapporto, la Corte dei conti ha riassunto quelli che definisce i “rischi potenziali per i diritti umani posti dall’attuazione di diverse attività” finanziate con il Trust fund per l’Africa in Libia. Le imbarcazioni e gli equipaggiamenti forniti alla cosiddetta “guardia costiera libica” possono finire ad “attori diversi” rispetto ai beneficiari. Anche i punti di sbarco dei migranti salvati in mare sono usati da “attori diversi” dalla guardia costiera. Dietro all’espressione “attori diversi” ci sono milizie, contrabbandieri e trafficanti, a volte integrati negli apparati di sicurezza della Libia. Secondo la Corte dei conti, le automobili e gli autobus comprati con i fondi dell’Ue e forniti alle autorità libiche servono a trasferire i migranti verso centri di detenzione, aggravando le condizioni delle persone che sono rinchiuse. I centri di detenzione possono essere “sotto il controllo di attori “implicati nel traffico di migranti”, dice il rapporto. L’equipaggiamento pagato con i fondi dell’Ue a volte può essere rivenduto, con benefici per “organizzazioni criminali”.
(Estratto dal Mattinale Europeo)