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I giornali ingoiano le pillole di Papa Francesco

Il Papa equipara armi a contraccettivi, missili a pillole, senza che i giornali facciano un plissé. I Graffi di Damato

Altro che il no all’aborto praticamente attribuito, a torto o a ragione, il giorno prima alla ministra della Famiglia Eugenia Roccella dai contestatori che le hanno impedito di parlare. Il Papa ha potuto tranquillamente sostenere, senza subire interruzioni, ai cosiddetti Stati Generali della Natività il sostanziale divieto dei contraccettivi, paragonati alle armi perché capaci gli uni di impedire e le altre di distruggere la vita. Contraccettivi e armi le cui industrie produttrici – ha detto “Francesco il guastafeste”, come lo ha definito Massimo Gramellini sul Corriere della Sera – assicurano i maggiori profitti agli investitori.

Un Papa munito di salvacondotto, diciamo così, è scampato alle contestazioni per la preveggenza degli organizzatori dentro l’auditorium di via della Conciliazione e per i manganelli della Polizia fuori, dove un nugolo di malintenzionati staccatisi da un corteo vicino aveva cercato di raggiungere l’esterno del convegno per fare il solito casino.

Gramellini, sempre sul Corriere, ha confessato, offrendo il solito caffè ai lettori, di avere “visto serpeggiare il panico nelle due curve di ultrà a cui si è ridotta la politica” leggendo o sentendo il paragone del Papa tra armi e contraccettivi, missili e pillole. Tutto invece è filato liscio anche sui giornali, dove il Pontefice l’ha fatta praticamente franca.

A parte lo stesso Corriere, la Stampa e i quotidiani del gruppo Riffeser Monti (Il Giorno, il Resto del Carlino e la Nazione) che ne hanno riferito in modo neutro, senza un’ombra critica, tutti gli altri in prima pagina hanno semplicemente ignorato parole e concetti del Pontefice: da Repubblica al Giornale, da Libero al Messaggero, dal Fatto Quotidiano al Foglio, da Domani all’Unità, dal Quotidiano del Sud alla Gazzetta del Mezzogiorno, dal Riformista al Dubbio, dalla Notizia alla Ragione. E mi fermo qui disponendo solo delle prime pagine della rassegna parlamentare del Senato, la più tempestiva di tutte.

A colpire dovrebbe essere non solo la diversità di trattamento fisico, diciamo così, riservato ad una ministra e a un Pontefice, in fondo comprensibile per il loro diverso livello di rappresentanza, rispetto, prestigio e quant’altro. Ma dovrebbe colpire di più il silenzio o l’indifferenza mediatica e culturale opposta alla concezione peccaminosa o criminale della vecchia, ormai abituale pillola contraccettiva riproposta da un Papa pur così moderno su altri versanti: tanto moderno da essere apparso rivoluzionario e persino “comunista” a qualcuno di cui Francesco ha raccolto la provocazione accettandola. Anche se il comunismo, a dire la verità, tutto è stato fuorché moderno, finendo per fortuna sotto le rovine del muro di Berlino nel 1989 senza lo spargimento di una ulteriore goccia di sangue dopo tutte quelle -troppe- sparse o fatte spargere prima.

Grande davvero è la confusione sotto il cielo, come diceva il comunistissimo Mao, senza però che la situazione sia eccellente.

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