skip to Main Content

Giorgetti

I balletti in Italia tra fan di Biden e trumpisti delusi

Come e perché i subbugli americani si rovesciano come un fiume di fango sulla crisi italiana. Le tensioni fra Renzi e Conte, le divisioni nel centrodestra e non solo

 

Le corna di bufalo esibite dal capo dei fanatici di Donald Trump nell’inaudito assalto al Congresso americano non rischiano di fare “sprofondare” solo gli Stati Uniti, come Stefano Rolli ci ha proposto di credere nella sua vignetta di prima pagina del Secolo XIX. Curiosamente, e non solo per il cognome italiano – Angeli – del capo di quei fanatici del presidente uscente degli Usa, rischia di sprofondare ancora di più la crisi di governo in maturazione in Italia. Sulla quale la vicenda americana si è rovesciata come un fiume di fango. E ciò per il tentativo da tutti compiuto, a destra, a sinistra e al centro, di usare il fattaccio di Washington a vantaggio della propria parte nella sordida lotta in corso dietro e sotto le quinte romane per ridefinire gli equilibri politici o, se preferite, per una resa dei conti dentro e persino fuori della maggioranza giallorossa.

IL TWEET POCO ANTI TRUMPIANO DI CONTE SECONDO RENZI

Hanno cominciato i renziani, con qualche sponda nel Pd, contestando la reticente deplorazione dell’assalto al Campidoglio americano espressa dal presidente del Consiglio Conte. Che non se la sarebbe presa direttamente con Trump perché ancora debitore dell’aiuto ricevuto da lui nell’estate del 2019.

L’allusione è a quell’ormai famosissimo “Giuseppi” amichevolmente levatosi dalla Casa Bianca, ma anche al famoso, o più dimenticato, capitolo italiano -diciamo così- del cosiddetto Russiagate. Che fu uno dei tanti affaracci di Trump con tracce però italiane, sulle quali il ministro americano Barr venne a Roma per incontrare, con la necessaria o scontata autorizzazione di Conte, i vertici dei servizi segreti. “Ora capite perché la delega ai servizi segreti è un fatto di sicurezza nazionale, e non di poltrone”, ha detto Renzi tornando a contestare le resistenze opposte da Conte a delegare ad altri la materia.

GLI SBUFFI DI RENZI E DEI RENZIANI

Contemporaneamente la ministra renziana Teresa Bellanova liquidava come “paginette” le tredici cartelle del nuovo piano di utilizzo dei fondi europei della ripresa cui formalmente è legata un’altra, decisiva tappa della verifica della maggioranza, con incontri e la convocazione del Consiglio dei Ministri.

COME IL FATTO QUOTIDIANO MENA SU RENZI

La ritorsione dei sostenitori di Conte è stata immediata. Renzi, per quanto dichiaratamente amico del presidente eletto Biden, è stato arruolato d’ufficio tra gli avversari. Il solito Fatto Quotidiano gli ha contestato di “usare pure Trump per attaccare Conte”, gli ha messo addosso gli indumenti del capo dell’irruzione al Congresso americano ed ha rafforzato il tutto con la “cattiveria” di giornata. Che dice: “E’ folle che una democrazia venga tenuta in pugno da una manciata di esaltati. Ma ora basta parlare di Renzi”.

LE DISTINZIONI NEL CENTRODESTRA FRA BERLUSCONI, SALVINI E MELONI

A destra, per sottolineare le differenze da Trump e dai suoi fans o simpatizzanti politici veri o presunti in Italia, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni e forse anche Conte per via di quel “Giuseppi”, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul Giornale di famiglia si è vantato di come si fosse comportato diversamente lui nel 2006.

LE TENSIONI DI BERLUSCONI

Allora egli perse le elezioni politiche contrassegnate – è ancora convinto – da brogli tempestivamente ma inutilmente segnalati. Ma prese ugualmente atto della proclamazione dei risultati passando la mano a Palazzo Chigi a Romano Prodi, che vi sarebbe rimasto per soli due anni, quasi quanto l’altra volta, una decina d’anni prima. Egli ha tuttavia omesso di ricordare che a contrastare i controlli o riconteggi da lui reclamati furono insieme, sul piano politico e istituzionale, il “suo” ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu e l’allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.

Back To Top