Il peggiore incubo della nostra epoca inizia ottant’anni fa. La mattina del 6 agosto 1945 la prima bomba atomica devasta la città giapponese di Hiroshima causando la morte di 140 mila persone. Tre giorni dopo, un secondo ordigno colpisce Nagasaki e uccide altre 70 mila persone. Molti dei sopravvissuti al bombardamento muoiono per le conseguenze delle radiazioni nucleari e delle necrosi provocate dalle esplosioni. E, come già a Dresda o a Guernica, quasi tutte le vittime sono civili. Ma mai il numero dei morti è stato così alto come a Hiroshima e Nagasaki. L’orrore di quei giorni e gli effetti devastanti per gli abitanti delle due città sono stati raccontati in questi ottant’anni da molti libri. Quello più recente è “Pioggia di distruzione. Tokyo, Hiroshima e la bomba” di Richard Overy (Einaudi, 208 pagine, 25 euro). Non è solo una ricostruzione storica degli avvenimenti ma viene anche affrontato un tema che purtroppo torna periodicamente di attualità ogni volta che si parla di possibili minacce nucleari. Ed emerge un atroce dubbio: nel caso di Hiroshima e Nagasaki l’uso della bomba atomica fu una scelta strategicamente non necessaria. Nei mesi precedenti l’agosto del 1945, i bombardamenti convenzionali avevano già avuto un impatto devastante e forse sarebbero bastati per costringere il Giappone a capitolare. E se proprio si voleva dimostrare la potenza distruttiva delle armi nucleari sarebbe stato possibile non scegliere come obiettivi due città densamente popolate.
Ma l’orrore non è stato evitato e altri libri descrivono bene le sofferenze di chi ha vissuto quella tragedia. L’ultimo uscito è “Hiroshima. Il racconto di sei sopravvissuti” di John Hersey (Utet, 192 pagine, 17 euro). Ma resta fondamentale “Hiroshima, il giorno dopo” (Pgreco, 311 pagine, 20 euro) che Robert Jungk che ha scritto nel 1950 e che fortunatamente è stato ristampato in varie edizioni. Altri due libri raccontano il trauma degli aviatori che il 6 e il 9 agosto 1945 si diressero verso gli obiettivi assegnati dal comando: “L’ultima vittima di Hiroshima. Il carteggio con Claude Eatherly, il pilota della bomba atomica” di Gunther Anders (Mimesis, XXII-231 pagine, 20 pagine) e “Nagasaki per scelta o per forza. Il racconto inedito del pilota italo-americano che sganciò la seconda bomba atomica” di Fred J. Olivi (FBE, 239 pagine, 14 euro). Ma la storia di un evento tragico può essere narrata con delicatezza anche ai più piccoli. E’ il caso di “Nel paese dei fiori di ciliegio” di Fumiyo Kono, Kappalab, 110 pagine, 10 euro). O anche di “Il gran sole di Hiroshima” di Karl Bruckner (Giunti junior, 240 pagine, 8,90 euro). Alla fine la speranza è che ricordare Hiroshima e Nagasaki serva a essere più consapevoli del pericolo nucleare.
Ma le vicende di questi ottant’anni non inducono all’ottimismo. Le superpotenze hanno sviluppato bombe sempre più potenti e altri stati (Israele, India, Pakistan) hanno voluto a tutti i costi la propria atomica. E sicuramente non hanno mai pensato ai 200 mila morti di Hiroshima e Nagasaki.