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Israele Iran

Hamas-Israele, una tregua duratura?

Chi c'era e che cosa si è detto al webinar “Cosa sta succedendo in Israele? Quello che i media non raccontano” organizzato dall'associazione Ricostruire di Stefano Parisi

Dopo 11 giorni di battaglia Israele e Palestina hanno siglato il cessate il fuoco. Il bilancio di questa ennesima puntata del conflitto tra israeliani e palestinesi è di 232 vittime palestinesi e 12 israeliane. 

Una tregua duratura?

“Potrà anche esserci una tregua ma non cambierà nulla. Hamas appena finiti i bombardamenti ricomincerà a scavare la sua metro, riprenderà a usare le fabbriche di missili e di razzi con istruttori iraniani e si preparerà al prossimo scontro”. A dirlo è il giornalista esperto di esteri, ed analista, Carlo Panella, nel corso del webinar “Cosa sta succedendo in Israele? Quello che i media non raccontano”, organizzato dall’associazione “Ricostruire” di Stefano Parisi. All’appuntamento online hanno partecipato anche Marco Paganoni, Professore di Storia di Israele e direttore di Israele.net, Claudio Pagliara, corrispondente Rai da New York e già corrispondente Rai da Gerusalemme, e Angela Polacco, israeliana che vive a Gerusalemme dal 1985.

L’ostilità dell’opinione pubblica araba 

La conflittualità in Medioriente non di esaurisce alle schermaglie tra governi. “Nell’opinione pubblica araba c’è una grave ostilità nei confronti di Israele – ha aggiunto Panella -. Ciò che non è chiaro all’opinione pubblica occidentale è che l’opinione pubblica araba, a causa di una lettura letterale del corano, nega il diritto degli ebrei di avere uno stato in Palestina. Basta leggere lo statuto di Hamas”. In occidente ci sarebbe la convinzione sbagliata la contesa riguardi la terra ma non sarebbe così. “Il mondo islamico sostiene che Gerusalemme non è la città degli ebrei. Gli ebrei,  secondo gli islamici, non possono andare sulla spianata di al-Aqsa – continua Panella -. L’essenza di questo conflitto, e Hamas è chiarissima a dirlo, è che l’Islam è proprietario di Gerusalemme. Gli stati arabi, anche gli stati che hanno firmato gli accordi di Abramo, fronteggiano una marea montate che rifiuta il diritto degli ebrei di avere uno stato. Questo elemento rende così complesso l’evolversi dello scenario”. 

Hamas: “Vittoria della resistenza palestinese”

Hamas, alla dichiarazione del cessate il fuoco, ha dichiarato vittoria e migliaia di persone sono uscite in strada nei Territori Palestinesi. “Oggi la resistenza dichiara vittoria sui nemici”, ha detto Khalil al-Hayya, numero due di Hamas a Gaza. Per Ali Barakeh, della Jihad Islamica, la tregua è una sconfitta per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e una “vittoria per il popolo palestinese”.

Claudio Pagliara: “C’è molta ignoranza sulla natura di Hamas”

“C’è molta ignoranza sulla natura di Hamas, su chi c’è dietro”. La preoccupazione circa la poca informazione sull’opacità di Hamas è del corrispondente Rai da New York Claudio Pagliara: “Nel 2005 Ariel Sharon ordinò il ritiro di 8mila civili e di tutto l’esercito da Gaza. Consegna le chiavi della Striscia ai palestinesi senza contropartita. All’epoca c’era ancora l’autorità palestinese. In quei territori c’era Fatah contro cui Hamas si scontrò. Nel 2007 Hamas prende il potere sconfiggendo e uccidendo o leader di Fatah”. Secondo l’inviato Rai, un tempo inviato da Gerusalemme, alla natura violenta di Hamas va imputata la recrudescenza della violenza nei territori della Striscia di Gaza. “Questa storia va ripetuta perché se non si capisce la profonda divisione che si è creata nel campo palestinese non si capisce perché in meno di 15 anni abbiamo avuto quattro gravi conflitti a Gaza – continua Pagliara -. Gaza è finita nelle mani di un’organizzazione che non ha come scopo il benessere della popolazione palestinese ma vuole utilizzare tutte le risorse che riceve per costruire una base militare e colpire Israele che aveva consegnato la striscia di Gaza nelle mani dei palestinesi per farne altro. All’epoca c’erano 29 progetti internazionali per fare di Gaza la Svizzera del Medio Oriente. Tutto fallito perché le forze di Abu Mazen vengono sconfitte dagli integralisti islamici”. 

Il ruolo degli Stati Uniti d’America 

Gli Stati Uniti d’America giocano da sempre un ruolo cruciale nella gestione delle conflittualità dell’area.“L’amministrazione Trump aveva cercato di cambiare il paradigma dell’approccio alla questione – dice Marco Paganoni, professore di Storia di Israele e direttore di israele.net -. Aveva proposto un nuovo approccio che sottolineava che la parte palestinese che rifiuta il negoziato e rifiuta i compromessi ogni volta che vengono proposti, che continua a crescere intere generazioni di palestinesi nelle campagne contro Israele, che sfrutta agenzie internazionali con i suoi finanziamenti per continuare a fare l’insegnamento dell’odio e premiare i terroristi con pensioni e vitalizi. Va fatta pressione e va fatta lì, perché Israele il compromesso punta a farlo”. 

Il cambio di prospettiva dell’amministrazione Biden 

Il prof. Paganoni ritiene che dietro questa recrudescenza degli scontri ci sia una variazione nell’approccio americano alla questione. “Questo approccio aveva prodotto dei risultati ed ora è stato smontato – continua il prof. Paganoni -. L’amministrazione americana è tornata a dare gratuitamente credito ai leader palestinesi. Questo cambio di direzione credo che abbia giocato in maniera pesante nella decisione della tempistica della deflagrazione di questo conflitto. Israele stava facendo la pace con un pezzo importate del mondo arabo. Si stava per formare in Israele un governo con l’ingresso di una formazione araba islamica, continuava a colpire i progetti atomici iraniani, stava uscendo dalla pandemia in modo brillante. In questo quadro qualcuno non poteva stare con le mani in mano. Questo qualcuno non è solo Hamas ma soprattuto i suoi protettori”. 

La mano iraniana 

“La differenza con Trump non riguarda gli accordi di Abramo” – dice Pagliara -. Riguarda il dossier iraniano. Un dossier strategico, Trump aveva avuto un approccio davvero innovativo. La convinzione di base era che bisognava parlare al mondo sunnita e fargli capire che la questione palestinese, con Hamas che a Gaza persegue la distruzione dello stato di Israele, è una questione che riguarda anche loro. Queste azioni dell’amministrazione Trump hanno spinto molti paesi del golfo a fare accordi con Israele”. Anche per il corrispondente Rai gli scontri di questi giorni hanno a che fare con il cambio di indirizzo dell’amministrazione statunitense.  “Su questo terreno l’amministrazione Biden ha lasciato segnali diversi e si è mostrata, secondo alcuni, troppo disposta a tornare a un tavolo del dialogo ricevendo da Teheran dei sonori no – aggiunge Pagliara -. Dietro questa fiammata c’è in primo luogo la mano iraniana”.

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