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Hamas è davvero disposta a disarmarsi?

La situazione a Gaza rimane instabile: Hamas sta dimostrando di essere ancora una forza dominante, ma le pressioni internazionali per il disarmo si intensificano.

La recente tregua tra Israele e Hamas mediata dagli Usa ha riportato l’attenzione sulla situazione a Gaza, sollevando due questioni cruciali: Hamas sta riorganizzando le proprie forze nel territorio? E, soprattutto, è disposta a disarmarsi come richiesto dal piano di pace?

Ritorno alla sicurezza e metodi brutali

Dopo il ritiro delle forze israeliane da alcune aree di Gaza, Hamas ha rapidamente ripreso il controllo delle strade, cercando di ristabilire l’ordine in un contesto di caos post-bellico.

Come riportato dall’Associated Press, le forze di sicurezza di Hamas sono tornate attive, scontrandosi con gruppi armati rivali e uccidendo presunti criminali in operazioni descritte come tentativi di restaurare la legalità. Queste azioni sono state accompagnate da episodi di estrema violenza.

Un video verificato dalla CNN, girato nel quartiere di al-Sabra a Gaza City, mostra l’esecuzione pubblica di otto uomini bendati da parte di miliziani di Hamas, un atto che l’Ong palestinese Al-Mezan ha definito “esecuzione extragiudiziale” e una violazione dei diritti umani.

La forza di sicurezza affiliata a Hamas, Radaa, ha giustificato l’operazione come un’azione contro “individui ricercati e fuorilegge”, senza però fornire prove concrete.

Scontri con clan locali

Gli scontri si sono intensificati in particolare con il potente clan Doghmush, accusato da Hamas di saccheggi e collaborazioni con Israele.

Secondo l’Associated Press, le tensioni sono esplose dopo l’uccisione di Mohammed Aqel, un militante di Hamas, con conseguenti rappresaglie che hanno portato alla morte di decine di persone, tra cui membri del clan e un giornalista locale.

Secondo CNN il clan Doghmush ha denunciato queste azioni come “crimini efferati”, mentre per l’Associated Press Hamas ha sostenuto di aver agito contro “collaboratori e traditori”.

Questi episodi indicano che Hamas sta cercando di consolidare il proprio potere eliminando opposizioni interne, anche a costo di alimentare ulteriori tensioni.

Un vantaggio strategico

Ghaith al-Omari, esperto del Washington Institute for Near East Policy, ha dichiarato a The Hill che Hamas sta sfruttando l’assenza di una forza di sicurezza internazionale e di un governo apolitico per rafforzare la propria presa su Gaza.

“Più tempo passa, più Hamas si radica nel controllo della sicurezza e, presto, anche nella sfera civile, come la rimozione delle macerie o la gestione di servizi essenziali”, ha avvertito al-Omari.

Questo suggerisce che Hamas non solo si sta riorganizzando militarmente, ma potrebbe anche prepararsi a riprendere un ruolo amministrativo, complicando ulteriormente le prospettive di pace.

Le prospettive di disarmo

Il disarmo di Hamas è una componente centrale del piano di pace in 20 punti di Trump, come sottolineato da Fox News e Reuters.

Come riportato dal Guardian, Trump ha dichiarato che Hamas deve deporre le armi, minacciando un intervento forzato in caso di rifiuto: “Se non si disarmano, lo faremo noi, e accadrà rapidamente, forse con violenza”.

CBS News sottolinea che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito questa posizione, sottolineando che il disarmo e la smilitarizzazione di Gaza sono condizioni non negoziabili per la pace.

Tuttavia, come sottolinea l’Associated Press, Hamas non ha pubblicamente accettato queste condizioni, insistendo sulla necessità di ulteriori negoziati

Resistenze di Hamas

Nonostante le pressioni, Hamas sembra riluttante a cedere completamente le armi. Secondo fonti arabe citate dall’Associated Press, il gruppo sarebbe disposto a consegnare armi offensive, come razzi, a un’entità palestinese o araba, ma intende mantenere armi leggere per autodifesa.

Questa posizione riflette la volontà di Hamas di preservare una capacità militare minima, temendo minacce da gruppi rivali o da Israele. Inoltre, la leadership di Hamas ha pubblicamente respinto l’idea di un disarmo totale, come riportato da The Hill, complicando il passaggio alla seconda fase del piano di Trump, che prevede il disarmo e la rinuncia alla violenza o l’esilio da Gaza.

Un ruolo temporaneo

Sorprendentemente, Trump ha concesso a Hamas un ruolo temporaneo nel mantenimento dell’ordine a Gaza, come riferito da The Guardian.

Mentre era in volo sull’Air Force One di ritorno dall’Egitto, rimarca il quotidiano, il presidente ha dichiarato di aver autorizzato Hamas a svolgere operazioni di sicurezza “per un periodo di tempo”, riconoscendo la necessità di forze locali per gestire la difficile situazione post-bellica.

Come rileva l’Associated Press, questa decisione ha sollevato interrogativi sulla coerenza del piano di pace, che prevede il disarmo del gruppo, e ha alimentato timori in Israele che Hamas possa sfruttare questa fase per ricostruire le sue capacità militari.

Sfide future

Un ostacolo significativo al disarmo di Hamas è l’assenza di una forza di sicurezza internazionale pronta a subentrare, come evidenziato da The Hill. Esperti come Lucy Kurtzer-Ellenbogen del Middle East Institute avvertono che il ritardo nella creazione di questa forza dà a Hamas un “vantaggio iniziale” per consolidare il proprio controllo.

Paesi come Indonesia e Malesia hanno condizionato la partecipazione a una forza di pace a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mentre Hamas ha respinto l’idea di truppe straniere a Gaza. Senza un impegno internazionale chiaro, il disarmo di Hamas rimane un obiettivo difficile da raggiungere.

Un equilibrio fragile

La situazione a Gaza rimane estremamente instabile. Da un lato, Hamas sta dimostrando di essere ancora una forza dominante, capace di imporre il proprio controllo con metodi brutali. Dall’altro, le pressioni internazionali per il disarmo si intensificano, ma senza un’alternativa concreta per la governance e la sicurezza del territorio, il rischio di una ripresa delle ostilità rimane alto.

Come sottolineato da Netanyahu a CBS News, la pace dipende dalla forza, ma anche dalla capacità di tutte le parti di rispettare gli impegni presi.

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