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Che cosa succede nell’Azovstal secondo Kyiv Independent

Cosa raccontano i combattenti ucraini nell'acciaieria Azovstal, che continuano a resistere all'aggressione russa

 

Dopo la distruzione di Mariupol, la città più martoriata dell’Ucraina, letteralmente rasa al suolo dall’esercito invasore russo, un manipolo di militari della Brigata Azov continua a combattere e a resistere nei sotterranei di quella che un tempo era l’acciaieria Azovstal, una delle più grandi d’Europa e del mondo.

Da un reportage di Ilia Ponomarenko, giornalista e inviato di Kyiv Independent, quotidiano della capitale ucraina, riportiamo lo stralcio di un articolo pubblicato due giorni fa

Ponomarenko, inviato a Mariupol, descrive le condizioni di sopravvivenza dei tenaci combattenti della Brigata Azov, decisi a resistere fino alla fine.

Mentre nei salotti televisivi si discetta sull’identità militare di Azov, i soldati – chiusi nei sotterranei e ogni giorno pronti a intraprendere sortite improvvise, approfittando dei cunicoli e delle vie d’uscita non visibili all’esterno, per respingere l’assedio dell’esercito russo – stanno dando una lezione al mondo di orgoglio, amor di patria, attaccamento alla bandiera, tenacia, forza fisica e determinazione mentale, disposti a combattere fino allo stremo.

Mentre lanciano continui appelli al mondo, ricordando il significato delle loro gesta, le diplomazie internazionali e i Governi argomentano sulla situazione sempre in divenire tra ipotesi di cessate il fuoco, aperture di trattative, nuove minacce di Putin alla notizia della richiesta di Svezia e Finlandia di aderire alla NATO.

Trascorsa la data del 9 maggio – occasione della parata militare a Mosca e del discorso decisamente meno minaccioso del previsto di Putin – tutto ritorna in predicato.

Mentre la Chiesa ortodossa di Kiev denuncia la sparizione di migliaia di bambini dal territorio ucraino, della cui sorte non si ha contezza: deportati dove? In Siberia? Altrove?

Colpisce come questo argomento non sia affrontato e approfondito con determinazione e rigore informativo delle fonti dai singoli Governi nazionali dei Paesi liberi, dalle Organizzazioni internazionali a cominciare dall’ONU, dalle istituzioni che si occupano delle tutele dell’infanzia.

Proprio mentre stamane si ha notizia dei corpi dei bimbi violentati che affiorano a Irpin. e di numerosi episodi di stupri di donne e bambine.

Il Copasir adombra infiltrazioni russe nell’informazione e comunicazione massmediologica italiana: un tema che va certamente approfondito con un’indagine accurata. Qualcuno è a libro paga di Putin?

Nel frattempo prestiamo ascolto a ciò che racconta Ponomarenko da Azovstal, raccogliendo le testimonianze dei militari resistenti. Il resoconto è di ieri, 14 maggio.

L’ARTICOLO DEL KYIV INDEPENDENT

“A volte si può dormire un paio d’ore in rifugi sotterranei. Molti cercano di riposare fuori, proprio nelle loro postazioni di tiro tra le rovine.

Hanno ancora i resti delle razioni militari standard e delle semole trovate altrove, da cui cucinano zuppe e porridge sui fuochi da campo.

Alcuni soldati più giovani sono diventati magri e pesano anche meno di 60 chili, come risultato di quella che ironicamente chiamano “la dieta Azovstal”.

“A Pasqua siamo persino riusciti a trovare un po’ di farina e a cuocere una specie di focaccia”, dice Palamar. I soldati devono bere l’acqua delle apparecchiature tecniche della fabbrica, che si trova nei circuiti dei macchinari. Con l’arrivo della stagione calda, numerosi cadaveri sparsi dappertutto diffondono contaminazione e odore di morte. Incendi, esplosioni e fuliggine rendono difficile respirare.

A volte, la Russia effettua quasi 150 raid di bombardamento al giorno, anche con l’uso di bombardieri strategici Tupolev Tu-22M.

La debole connessione a Internet assicurata dagli specialisti della comunicazione che rischiano la vita è l’ultimo conforto e anche una finestra sul mondo esterno che segue la battaglia ogni secondo.

Immagini e video inviati dall’Azovstal mostrano la miseria dei feriti.

Il 28 aprile, i bombardieri russi hanno distrutto un ospedale improvvisato allestito nelle segrete di Azovstal.
La situazione è molto peggio che ‘critica’.

“Siamo a corto di materiali per bendaggi, medicine, farmaci antibiotici. Non abbiamo quasi strumenti. I feriti muoiono ogni singolo giorno perché non possono ricevere cure tempestive”.

Ora, l’Azovstal ha quasi 600 feriti. E ogni giorno, questo numero cresce.

Alcuni devono subire un intervento chirurgico senza anestesia. In questa battaglia, essere gravemente ferito probabilmente significa morire lentamente dal dolore”.

“Per tutto questo tempo, abbiamo sentito dal comando: “ragazzi, resistete fino a un certo giorno di questo marzo”. “Continuiamo a resistere. Qual è il prossimo? Non succede niente. Quindi resisti fino a un giorno di aprile. E lo facciamo. Nessuno ci sta aiutando. Resisti fino all’1 maggio, 5 maggio, 6 maggio. Continuiamo a resistere ma non sta succedendo nulla, nessuna azione militare è stata intrapresa per liberarci e portarci fuori”.

Hanno ancora un solo ordine da Kiev: continuare a resistere.

(Articolo pubblicato il 14 maggio sul Kyiv Independent. Referenza: Ilia Ponomarenko (2022), “Azovstal garrison: We’ll keep fighting as long as we’re alive“, The Kyiv Independent. Traduzione a cura di Giorgio Provinciali; revisione, presentazione e approfondimento di Francesco Provinciali)

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