Non più una legge delega, ma una legge ordinaria. Non un modello unico, stile Veneto, per tutte le regioni. Sì, invece, a contrattazioni con le Regioni che hanno piani di autonomia già pronti e definiti. Consci che se non è arduo dare una cornice giuridica alle autonomia sarà molto più difficile tradurre in numeri – ovvero in costi standard e trasferimenti – gli accordi giuridici.
Sono queste le impostazioni e le sensazioni che si raccolgono nel governo tra coloro che seguono agli Affari regionali il dossier “autonomie”.
LEGGE ORDINARIA O LEGGE DELEGA?
L’ipotesi di una legge delega, dunque, è stata accantonata. Il motivo? I dubbi di molti costituzionalisti sul rispetto dell’articolo 116. Quindi avanti tutta con una legge ordinaria.
Come dire: un’intesa comune è stata impossibile con tutte le regioni. Anche perché le singole regioni hanno chiesto competenze differenti.
LE PAROLE DEL MINISTRO STEFANI
Una conferma indiretta è arrivata ieri dal ministro degli Affari regionali, Erika Stefani (Lega): “Sono certa che i cinque stelle rispetteranno la volontà dei cittadini che per la Lombardia e il Veneto si sono espressi attraverso un referendum che è un sistema di democrazia partecipata nel quale i 5 stelle credono fortemente», ha detto Stefani a Venezia, in occasione del primo anniversario del referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto.
LA BENEDIZIONE DI SALVINI
In giornata è arrivata anche la «benedizione» di Matteo Salvini: “L’accordo sull’autonomia di Veneto e Lombardia andrà in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri – ha confermato -. Ho sentito Luca Zaia questa mattina e sentirò Attilio Fontana. Conto che a Roma si discuta prestissimo del provvedimento attuativo sull’autonomia del Veneto, della Lombardia sicuramente e mi auguro anche dell’Emilia-Romagna”.
IL PERCORSO DECISO
Una direzione di marcia diversa, comunque, rispetto a quella di alcune settimane fa. Quando si pensava a una legge delega con un passaggio in consiglio dei ministro già il 22 ottobre che, invece, non c’è stato.
Quindi il modello Veneto cavalcato dalla Lega lascia spazio a un’operazione per singole regioni, con una sorta di contrattazione che riguarderà le singole regioni.
IL RUOLO DI BUFFAGNI (M5S)
Un’impostazione frutto della mediazione con i 5 Stelle? Da ricordare che a metà settembre il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni, esponente di spicco dei Pentastellati e vicinissimo a Luigi Di Maio, aveva detto: “La richiesta del Veneto di avere tutte le 23 materie previste dalla Costituzione è irrealizzabile”.
Tutto dipenderà, ora, anche dallo stato di avanzamento dei progetti delle Regioni. Si intavoleranno le trattative, si dice in ambienti dell’esecutivo, con quelle che hanno progetti e proposte di autonomia già definiti: in primi Veneto e Lombardia, ma anche Emilia Romagna, Liguria e Toscana.
(L’approfondimento sui progetti del governo. L’articolo integrale su Policy Maker)