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Salvini

Le prime idee del governo Meloni

Che cosa è emerso nel corso del voto di fiducia in Parlamento al governo Meloni. La nota di Paola Sacchi

 

Standing ovation per lei, Giorgia Meloni, innanzitutto, il primo premier donna italiano, la grande novità che lo stesso Matteo Renzi, pur votando contro la fiducia, invita i suoi ex “compagni” del Pd a riconoscere, “sennò è masochismo”.

Renzi apre, intanto, al Presidenzialismo. Meloni, forte della fiducia anche del Senato con 115 voti a favore, un’apertura di credito anche dal senatore a vita Mario Monti, che si astiene, acclamata anche in strada all’uscita, chiosa nel segno del pragmatismo: “Ora governo subito al lavoro sulle emergenze”.

Ma è standing ovation anche per lui, Silvio Berlusconi, il fondatore del centrodestra, che ricorda il cerchio che si è chiuso con il ritorno della coalizione al governo, “con un premier donna, esponente della destra”. Rivendica il merito del percorso da lui iniziato 28 anni fa, portando a guidare il Paese un’alleanza di “forze diverse e compatte”. Cita il suo discorso del 1994 “per un’Italia più generosa con chi ha bisogno, più prospera, moderna e efficiente”. Berlusconi ricorda la necessità di “una riforma garantista” della giustizia, “non contro la magistratura, ma per il diritto, l’equità, la libertà”, “libertà sempre la stessa polare dei nostri governi”.

Il Cav, dopo la bufera sull’audiogate con le frasi su Putin, ribadisce l’asse euro-atlantico di sostegno all’Ucraina ma ricorda anche la necessità di un processo di pace nell’interesse del popolo ucraino, in cui sia l’Ucraina a stabilire le condizioni. Non può non ricordare che “proprio oggi – esulta – ho avuto il mio 17esimo nipote (il bambino di suo figlio Luigi, ndr).

Il leader azzurro riparla nell’aula del Senato, dopo 9 anni dalla sua decadenza, con l’applicazione retroattiva della legge Severino. Stefania Craxi, senatrice FI, presidente uscente della commissione Esteri, seduta dietro di lui, la definisce “una decisione ingiusta, politica” e definisce l’intervento di Berlusconi “un buon viatico per un governo di legislatura”.

Licia Ronzulli, capogruppo FI, accanto al Cav, assicura, come Berlusconi, al premier tutto “il nostro leale sostegno”, sottolinea, rivolta a Meloni, che è stato smentito “chi ci voleva divisi”. Mentre scatta la standing ovation per Berlusconi, che in serata riunisce i suoi ministri e capigruppo, il premier si alza e va a salutarlo. Meloni, risoluta, ribatte al Pd contrario alla proposta dell’economista della Lega Alberto Bagnai di innalzare l’utilizzo del contante a 10.000 euro.

Meloni ricorda che non c’è relazione tra economia sommersa e quindi evasione e uso del contante. “Chi lo ha detto?”. Colpo a sorpresa: “il vostro Pier Carlo Padoan”. Il Pd incassa.

Durissima Meloni poi con Roberto Scarpinato dei Cinque Stelle contro “approcci ideologici, processi fallimentari su teoremi”. Lui replica di aver ottenuto “la revisione del processo su Via D’Amelio”.

Ma il focus della replica del premier dopo la fiducia della Camera l’altro ieri è quello di una netta discontinuità con i governi precedenti, con nel mirino il reddito di cittadinanza, che “non ha abolito la povertà”, e che va sostituito “creando lavoro”, la narrazione di una situazione peggiore di come, a suo avviso, veniva rappresentata.

Meloni attacca anche certi eccessi delle politiche sulla pandemia e lockdown, ammonendo che “la scienza non è religione”. È una replica che suona ancora più netta nella discontinuità del discorso della Camera, dove di draghiano appare solo l’approccio pragmatico. Basta, dunque, con “Italia senza visione, ora la mia ricetta” , dice. Stop con “la dipendenza dal gas russo e le materie prime cinesi”, ripresa delle trivellazioni nell’Adriatico.

Parte compatto il governo Meloni. Con una destra che si è fatta più centro, con la libertà che impronta il discorso di Meloni, nel segno del percorso liberale iniziato 28 anni fa da Berlusconi. Un percorso dove la Lega di Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e di nuovo vicepremier (come Antonio Tajani, vicepresidente FI, ministro degli Esteri), rivendica al tempo stesso il suo ruolo e contributo di forza pragmatica, non ideologica schierata per gli obiettivi liberali di crescita e sviluppo.

Significativa la sottolineatura da parte del capogruppo leghista Massimiliano Romeo della parola centro: “Auguri a lei, presidente Meloni e a tutta la squadra di governo non di destra, ma di centrodestra, ci teniamo a ribadire questo”. È la Lega che con i Radicali ha fatto anche la battaglia referendaria sulla riforma della giustizia. Ora si stringe sulla squadra di sottosegretari e viceministri.

Secondo i rumors, FI potrebbe avere viceministri alla Giustizia con Francesco Paolo Sisto e all’ ex Mise, ora Imprese e Made in Italy, con Valentino Valentini, per la Lega in pole Edoardo Rixi alle Infrastrutture. Meloni è spedita al lavoro anche per rendere ancora più compatto il suo governo.

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