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Austria Israele

Tutte le sfide (economiche) del nuovo governo eco-conservatore dell’Austria

Analisi e scenari sul primo governo eco-conservatore della storia repubblicana dell'Austria. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

Il dei delegati ecologisti al congresso di Salisburgo apre la strada al primo governo eco-conservatore della storia repubblicana austriaca, un’alleanza che solo qualche anno fa sarebbe apparsa quantomeno ardita e che oggi viene salutata dalla stampa continentale (in particolare tedesca) come un modello verso cui orientare le strategie politiche future. In tempi di suggestioni nazional-populiste, una forza popolare-conservatrice rinnovata e non chiusa per principio ad alcune istanze “law and order” e un ecologismo depurato dagli estremismi delle origini e temprato nel pragmatismo di governo possono rappresentare l’alleanza strategica capace far uscire gli Stati d’Europa e l’Unione Europea stessa dalla crisi di credibilità. Il tutto inserito in un processo che trasporti le economie industriali nell’era delle economie digitali, automatizzate ed eco-sostenibili (e il problema sarà semmai come gestire socialmente i costi connessi a questa rivoluzione).

Non è la Germania ma l’Austria a tentare l’esperimento eco-conservatore

Che la ricetta per sfuggire alla trappola della dicotomia popolo-establishment di fine Anni Dieci passi per la piccola Austria può sembrare un paradosso. A lungo si è pensato che sarebbe stata la più grande e potente Germania il luogo di un tale esperimento: da un lato una cancelliera amata a sinistra, dall’altra una lunga tradizione di ecologismo politico approdato sulle sponde della responsabilità amministrativa. Ma due anni fa il tentativo fallì perchè i liberali tedeschi – che erano della partita – si sfilarono all’ultimo e ora tocca a Vienna fare da apripista. Il paradosso è che tocca proprio a quel Sebastian Kurz, che proprio due anni fa era stato trattato dalla grande stampa europea (e anche da alcuni suoi alleati continentali, a cominciare dalla Cdu merkeliana) come una mina pericolosa per aver dato vita a un governo con i nazional-populisti dell’Fpö. Ma ora che Kurz si accompagna agli ecologisti, i commenti sono cambiati e il giovane, ambizioso leader austriaco è trattato come una sorta di figliol prodigo.

Cicero (Germania): la specificità viennese che manca a Berlino

Ma tra i commenti benevoli (più o meno entusiastici, più o meno prudenti) della stampa europea, si distingue quello della rivista tedesca di cultura politica Cicero, che forse centra la specificità dell’alleanza viennese: qui il partito di Kurz ha un netto profilo conservatore ed è elettoralmente molto più forte della controparte verde. Sono le condizioni che hanno permesso di convincere l’elettorato cosiddetto moderato ad accettare un percorso di governo con gli ecologisti. “Alle ultime elezioni Kurz ha addirittura recuperato circa 250.000 voti all’Fpö – ha scritto Cicero – giacché il suo elettorato aveva capito per cosa si batteva: per una ripartenza politica, per un nuovo e tranquillo stile di governo conservatore, per una politica vicina alla gente semplice e, non ultimo, per una politica migratoria restrittiva”. Dopo la debacle dei nazional-populisti con lo scandalo Ibiza, Kurz è apparso al 38% degli elettori di centrodestra la figura ideale verso cui indirizzare le proprie speranze, prosegue l’analisi della rivista che poi trasferisce tutto sul versante tedesco: “Ma alla Cdu manca al momento una tale figura e, dopo gli anni dei compromessi merkeliani, manca anche un programma conservatore riconoscibile”. Un programma chiaro e definito e una deciso maggior peso elettorale hanno permesso a Kurz di guidare le trattative da un punto di forza e di spostare a suo vantaggio la barra del governo. Ecco perché, nonostante la Germania presenti molti aspetti che rendono probabile un futuro governo eco-conservatore, il modello viennese sarà difficilmente trasferibile e quel che nascerà, se nascerà, sarà tutt’altra cosa.

Süddeutsche Zeitung (Germania): il laboratorio del nuovo Zeitgeist politico

Di laboratorio politico viennese invece ha parlato la Süddeutsche Zeitung, ricordando che per decenni la politica dei vicini alpini era stata noiosa, dominata da una Grosse Koalition tra popolari e socialdemocratici poco entusiasmante e piuttosto scialba (sembra la descrizione del governo tedesco di oggi). Poi, in meno di tre anni, l’Austria sperimenta tre governi, di cui uno tecnico di transizione, anche questo una premiere. Nei due politici, Kurz è passato dall’alleanza con i nazionalisti a quella con gli ecologisti, dal governo turchese-blu a quello turchese verde e il quotidiano di Monaco è uno di quelli più disponibile a perdonare Sebastian Kurz per il peccato iniziale: “C’è così tanto dinamismo nel cambio di colori che l’Austria può ora essere ritenuta un laboratorio sperimentale dello spirito del tempo politico attuale”. La Süddeutsche usa proprio il termine “Zeitgeist”. E, ça va sans dire, un esempio per i futuri scenari politici della Germania. Se il governo austriaco avrà successo, “il cancelliere Kurz, che finora come politico ha soprattutto inseguito l’umore degli elettori, avrà anche dimostrato di poter governare come uomo di Stato”. Con la benedizione della Süddeutsche.

Die Welt (Germania): programma economico costoso e a rischio debiti

Die Welt si sofferma di più sugli aspetti economici dell’accordo viennese, caratterizzati dal profilo ecologista impresso dai verdi. L’Austria punta a diventare il battistrada internazionale delle politiche contro il cambiamento climatico e i verdi sono riusciti a introdurre nell’agenda di governo molti punti del loro programma elettorale. Così, scrive il quotidiano conservatore, l’Austria dovrebbe riuscire a eliminare le emissioni di CO2 entro il 2040 (10 anni prima dei tedeschi), i riscaldamenti domestici a nafta e carbone entro il 2035, mentre dal 2030 il paniere energetico dovrebbe essere composto essenzialmente da fonti rinnovabili. Un programma ambizioso e costoso, nota il quotidiano di Amburgo, che verrà accompagnato da forti investimenti nel trasporto pubblico a basso costo per l’utenza, da aumenti di tasse per veicoli tipo i Suv e incentivi invece per veicoli ecologici, nuove tasse sui voli a breve e medio raggio. Sono punti cui si somma la riduzione fiscale a favore di famiglie e imprese voluta dai conservatori e si sottrae il rinvio di una riforma pensionistica, necessaria ma sgradita a tutte e due i partiti. Conti che fanno domandare alla Welt come questo programma sia finanziabile senza ricorrere a nuovi debiti e le fanno concludere che “questo modello proposto anche per nuove coalizioni in altri paesi europei mostri, al pari di altri prototipi, tutte le sue debolezze”.

Dennik N (Slovacchia): unica strada percorribile contro gli estremismi

Più pragmatico il quotidiano slovacco Dennik, per il quale la coalizione austriaca presenta disomogeneità e differenze che non vanno minimizzate. Ma in Europa si diffonderanno sempre più maggioranze che, a un primo sguardo, sembreranno improbabili: sarà invece una nuova tendenza, perché questa sarà l’unica strada percorribile per tenere alla larga le forze estremiste. Per il quotidiano slovacco oggi “la questione di base è davvero la sopravvivenza della democrazia e la messa in sicurezza dei principi dello Stato di diritto”, possibile solo “impedendo la partecipazione ai governi dei partiti estremisti”.

De Staandard (Belgio): un modello anche per un paese lacerato come il nostro

Anche il quotidiano belga De Staandard guarda a Vienna pensando a casa propria. La coalizione fra popolari e verdi può essere d’esempio anche per un paese notoriamente diviso come il Belgio, nota il giornale, che apprezza la capacità dei protagonisti di aver fatto prevalere i punti di unione, mettendo da parte quelli divisivi. “Il metodo austriaco potrebbe anche essere utile in questo paese, se partiti con programmi opposti sono disposti a lavorare sui punti in comune mettendo da parte quelli che li contrappongono. Si tratta solo di essere pronti a concedere qualcosa anche al proprio partner”.

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