“Gli Stati Uniti sono divisi. Però la nostra democrazia anche fa fiorire le divisioni, perché la democrazia muore quando c’è troppa uniformità”. In queste parole c’è tutto il senso dell’intervento del prof. Paul W. Kahn, Professor of Law and the Humanities, Yale Law School, e autore di ‘Democracy in Our America’, Yale University Press, nel corso del convegno “Gli Stati non sono più tanto uniti. Ricucire gli strappi della democrazia americana”. Insieme a lui Joseph H.H. Weiler, University Professor at NYU Law School and Senior Fellow at the Center for European studies at Harvard, Maurizio Molinari, direttore La Repubblica e Mattia Ferraresi, caporedattore Domani.
LA DEMOCRAZIA HA BISOGNO DI DIVISIONI MA NON DI POLARIZZAZIONI
“La democrazia – sostiene i prof. Kahn – ha bisogno di forti opposizioni e anche di diversi gruppi di interesse. La democrazia è un sistema particolarmente adatto alle divisioni, quindi non dobbiamo temerle ma celebrare le divisioni”. Allora la domanda è quando la divisione diventa pericolosa per la democrazia e quanta divisione può sopportare una società? Il problema, secondo il prof. Kahn, sorge quando il paese diventa polarizzato e si perde “un terreno comune”, una base comune azione. “Ho scritto che gli Stati Uniti sono sulla soglia di una guerra civile – ha detto il prof. Kahn -. Cosa intendo con questo? Intendo una situazione in cui le istituzioni politiche non sono più in grado di colmare le divisioni nel Paese: le loro decisioni non placano i conflitti ma li esasperano”.
I DISORDINI DI CAPITAL HILL DIMOSTRANO LE LACERAZIONI DEGLI STATI UNITI
I disordini a Capital Hill sono lì a dimostrarlo. “Nel 2020 Biden ha vinto le elezioni e Trump non ha detto, come la tradizione negli Stati Uniti, dobbiamo unirci a sostenere il nostro paese. Al contrario, ha detto che Biden non era un presidente legittimo, non era il suo presidente – ha sottolineato il prof. Kahn – Allo stesso modo le decisioni della Corte Suprema non sono accettate da tutti: la parte che perde afferma che è sono decisioni illegittime. Ed è una situazione molto pericolosa per il paese”.
LA TOLLERANZA E IL RISPETTO
La divisione, secondo il Kahn, è tra i partiti populisti, molto ben organizzati incardinati intorno alla personalità di Donald Trump, e dall’altra parte abbiamo il partito democratico o meglio, come dice il prof. Kahn, “una coalizione con diversi interessi”. La coalizione richiede grande tolleranza per le differenze, “la tolleranza può apparire molto minacciosa a coloro che si trovano dall’altra parte e che non vogliono parlare della tolleranza, ma della verità”.
Non resta che aspettare l’esito elettorale negli Stati Uniti e verificare “se c’è veramente un’unione o se c’è una lacerazione della democrazia americana”. Un altro aspetto cruciale nel corpo elettorale americano è la questione del rispetto. “Il risentimento nel partito repubblicano è attizzato da Trump e dai suoi seguaci” che raccolgono il risentimento di una parte di popolazione americana che non si sente rispettata.
LA SPACCATURA DEL DEMOS AMERICANO
D’accordo con l’analisi del prof. Kahn anche il professor Joseph H.H. Weiler, docente alla NYU e ad Harvard. “La democrazia si fonda sull’esistenza del demos, del popolo; se qualcuno vince, tutti lo riconoscono perché sono tutti parte del popolo – ha detto il prof. Weiler -. E. se non c’è un demos, un popolo, non può esistere la democrazia. In Italia ci sono divisioni fra destra e sinistra, però si sentano tutti italiani. La mia paura è che le divisioni, la polarizzazione di cui ha parlato il prof. Kahn portino il demos americano a spaccarsi”.
Il prof. Weiler rintraccia questo rischio nella retorica che non porta a dire “Non siamo d’accordo con le vostre politiche” ma “Non siete veri americani”. Il rischio è che le differenze e le separazioni diventino incolmabili. “Sono come due popoli diversi – spiega il prof. Weiler -. Non voglio dire che siamo arrivati al punto di estrema polarizzazione, ma, se si arriva a questo punto, non c’è speranza per la democrazia americana”.
STATI UNITI: LE VOTAZIONI SONO SOLO UNA FASE DELLA DEMOCRAZIA
È importante sottolineare, secondo il prof. Weiler, che “le votazioni sono solo uno degli elementi costitutivi di una democrazia” e i cittadini democratici dovrebbero considerare “il voto non come l’espressione ultima di democrazia, ma una fase della democrazia, che permette di decidere su un tema o in un certo momento. La mia preoccupazione rispetto agli Stati Uniti è questo concetto non passi e che non si producano cittadini virtuosi”.