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Un colonnello, anche se in congedo, non può indossare un’uniforme delle SS

L'opinione del generale della Guardia di Finanza in congedo Alessandro Butticé, già portavoce dell’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode (OLAF), sul caso del colonnello dell’Aeronautica Militare Giovanni Fuochi

Il 26 luglio, il Corriere della Sera on line ha titolato così un articolo della redazione: «Ex colonnello dell’aeronautica sui social con la divisa delle SS: ‘Sono fascista e ne sono orgoglioso’».

«Dopo Vannacci, che con un libro controverso è arrivato a Bruxelles, un altro ufficiale delle Forze Armate cerca di replicare e di trovare visibilità in questo modo, pubblicando sui social una foto con la divisa degli ufficiali nazisti e la scritta: Sinistrorsi vi aspetto». Esordiva così l’articolo che dava notizia del post pubblicato giovedì 25 luglio su Facebook dall’ «ex colonnello di Piacenza Giovanni Fuochi, oggi in pensione».

Secondo il Corriere della Sera ed il quotidiano Libertà di Piacenza, agli sconsiderati che, nei commenti social, hanno sostenuto il suo gesto, lui avrebbe risposto: «Devi vedere l’intera uniforme: stivali e pistola Luger L8 compresa». Ma anche: «Se mi dessero un po’ di spazio vedresti come spariscono gli Lgbt e coglioni vari» e «sono fascista e ne sono orgoglioso, chi si professa democratico è di gran lunga più intollerante di me».

Secondo il quotidiano Libertà di Piacenza, invece, che gli ha chiesto spiegazioni, l’ufficiale avrebbe risposto: «Colleziono uniformi e volevo dire “sveglia” un po’ come Vannacci».

Il pessimo esempio del Generale, oggi europarlamentare, Roberto Vannacci

Non c’è ombra di dubbio che Vannacci, e chi l’ha sostenuto politicamente, abbia dato un pessimo esempio della compostezza che devono avere gli appartenenti alle Forze Armate. Soprattutto se di grado elevato e ancora in servizio.

E a chi ne avesse avuto dubbi, l’uscita del colonnello in congedo non ne è che una conferma. Nell’agosto dello scorso anno, ho manifestato, in due articoli pubblicati su altra testata (dal titolo: «Io, generale in congedo, sto col ministro Crosetto, e spiego perché. L’opinione di Butticé» e «Vannacci, la libertà di pensiero non è diritto all’impunità. L’opinione di Butticé») il mio negativo giudizio sulla pubblicazione «Il mondo al contrario» da parte del generale, allora in servizio, Roberto Vannacci.

Per ragioni analoghe, sento di censurare, senza se e senza ma, anche il comportamento di questo ufficiale in congedo. Che sarebbe semplicemente carnevalesco, se non avesse indossato il macabro costume della feroce milizia di un regime condannato senza appello dalla storia, e non fosse stato accompagnato da parole incompatibili con lo stato di diritto vigente nel nostro Paese per chi ha vestito un’uniforme delle Forze Armate italiane.

Prima di ricordare le ragioni della mia ferma condanna, fatta come militare in congedo che da sempre ha difeso e continua a difendere il sacrosanto diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, seppure nel rispetto dei doveri e degli obblighi che pure lo accompagnano, devo però fare un’osservazione all’autore dell’articolo del Corriere della Sera. E a quelli di altri che sono stati pubblicati in proposito in questi giorni.

Fuochi non è un «ex Colonnello» ma un Colonnello in congedo

Il colonnello Fuochi, da quanto ho potuto comprendere, non è un «ex colonnello» e neppure un «ex militare», come scritto da alcuni. Perché, quella di «ex Colonnello», è qualifica che otterrebbe solo nel caso di perdita del grado per rimozione, che comporta l’iscrizione d’ufficio nei militari di truppa, senza alcun grado.

È invece un Colonnello a tutti gli effetti, e sempre militare, seppure nella forza in congedo.

Come tale è quindi ancora tenuto al rispetto del suo giuramento, prestato almeno due volte (come allievo ufficiale e come ufficiale), di fedeltà alla Repubblica Italiana, di osservanza della Costituzione e delle leggi, e di adempimento, con disciplina ed onore, di tutti i doveri del suo status, per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni.

Ma pare che il colonnello in congedo Giovanni Fuochi se ne sia dimenticato. Sperando almeno che, quando l’aveva pronunciato, ne abbia compresi pienamente significato e portata.

Pare che abbia pure dimenticato che anche il personale militare in congedo, assieme allo status di militare ed al grado, pur non avendo più alcun obbligo di servizio, conserva l’obbligo di tenere una condotta «compatibile con la dignità, il decoro e l’onore del grado rivestito».  Risultando quindi passibile, nel caso violi tali doveri comportamentali, di sanzioni disciplinari di stato, ai sensi dell’art. 1357 del Decreto legislativo n. 66 del 2010 “Codice dell’ordinamento militare” (cosiddetto COM).

Ora, che l’ufficiale in congedo Fuochi non abbia tenuto una condotta compatibile con la dignità, il decoro e l’onore del grado rivestito, mi sembra evidente.

Come mi sembrava pure evidente che il Generale Vannacci, quando era in servizio, e non ora che é un europarlamentare democraticamente eletto, con la pubblicazione del suo libro abbia violato i suoi doveri di alto ufficiale dell’Esercito italiano, cioè di un Paese democratico fondato sullo stato di diritto. Evidenza dimostrata dalla sanzione disciplinare di stato che gli é stata giustamente comminata.

Quale formazione costituzionale ha avuto il Colonnello Fuochi?

Mi è difficile immaginare che lo Stato Maggiore dell’Aeronautica, Forza Armata del Colonnello Fuochi, alla luce di quanto spiegato, non prenderà provvedimenti disciplinari nei confronti del suo ufficiale in congedo. Se non altro per evitare emulazioni a catena.

Mi resta tuttavia l’interrogativo, visto il Caso Vannacci, e la sua emulazione dichiarata, persino in uniforme e linguaggio nazista, da parte di un ufficiale dell’Aeronautica Militare che nel 1983 controllava il trafico aereo al 3° Stormo, e che nel 1986 era nella segreteria di comando della Scuola di guerra aerea, sul livello di istruzione, non solo militare, ma anche costituzionale, che questi Signori Ufficiali hanno ricevuto nel corso della loro formazione, e prima di essere promossi ai loro alti gradi.

Interrogativo che si aggiunge a quello sul tipo di formazione, e di esempio, che possono a loro volta avere fornito ai loro subordinati. Sempre a livello dei principi costituzionali che disciplinano le Forze Armate italiane (non la Wagner!), ed i loro appartenenti. Ove si consideri che Vannacci non è un semplice caporale, ma un generale di Divisione che ha comandato primari reparti operativi, e che Fuochi nel 1996 sarebbe stato ufficiale addetto al Generale comandante della prima Regione Aerea, e poi  persino comandante della base aerea di San Damiano.

Le Forze Armate italiane non sono né Vannacci né Fuochi

Alla luce di questi due spiacevoli episodi, seppure accompagnati da sostegni social anche da parte di soggetti ancora in uniforme, o che hanno portato l’uniforme, gli Stati Maggiori dovrebbero forse fare una riflessione sui programmi di studio nelle loro accademie militari. E non solo in quelle di Carabinieri e Guardia di Finanza, dove le materie giuridiche costituiscono i fondamentali. Accentuando di più la formazione degli allievi ufficiali non solo nell’Arte militare, ma anche nel Diritto costituzionale. Soprattutto alla luce del fatto che l’educazione civica nelle scuole secondarie è da decenni, purtroppo, una materia cenerentola.

Non sono però affatto pessimista circa lo stato di salute democratica delle nostre Forze Armate. Che meritano continuare ad essere considerate un fiore all’occhiello, in Italia e nel mondo, del nostro Paese. Perché costituite da uomini e donne che hanno scelto di servire in armi ed in uniforme il Proprio Paese. La quasi totalità dei quali nel pieno rispetto del solenne giuramento prestato.

Forze Armate attualmente guidate da Capi di Stato Maggiore di primario valore umano e democratico, oltre che tecnico-professionale, maestri anche di grammatica costituzionale ed istituzionali lontani anni luce da questi due cattivi esempi.

Ed è cosa che sento di poter sostenere senza timore di smentita da vecchio soldato che ha indossato per la prima volta le stellette alla fine degli Anni Settanta, figlio di un più vecchio soldato che ha servito al confine Nord-orientale durante la guerra fredda. Quest’ultimo amorevolmente curato, mesi prima della sua recente scomparsa, a 93 anni, dalla professionalità e dall’esemplare umanità ed empatia del personale del Policlinico Militare del Celio di Roma. Che nulla ha a che fare, come la quasi totalità dei colleghi di tutte le Forze Armate, né con certe affermazioni «al contrario» del generale Roberto Vannacci, né, tanto meno, col tragico travestimento e le ancora più tragiche affermazioni del Colonnello in congedo Giovanni Fuochi.

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