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Giorgia Meloni

Lo strano caso della giornalista Giorgia Meloni

E' bizzarra l’idiosincrasia per i giornali confessata da Giorgia Meloni a Bruno Vespa. I Graffi di Damato

Dei 47 anni che compirà il 15 gennaio prossimo, Giorgia Meloni potrà vantarsi di averne trascorsi più di 30 in politica, ispirata nel 1992 anche dalla tragica morte di Paolo Borsellino a iscriversi al fronte della gioventù dell’allora Movimento Sociale, e 18 in Parlamento. Dove si è alternata tra funzioni di maggioranza, sino a guidare quella in corso da premier, e di opposizione.

Pur superata da Gianfranco Fini alla presidenza della Camera, di cui lei è stata solo vice presidente, la Meloni l’ha surclassato su tutto il resto, anche nella vita privata, essendo appena stata con il convivente, e padre di sua figlia, molto più reattiva, diciamo così, dell’ex leader della destra. Che è letteralmente scivolato su un affare di famiglia come si rivelò quello della famosa casa di Montecarlo passata dal partito al cognato in un rocambolesco intreccio che gli è in fondo costata anche la carriera politica.

I 18 ANNI DI MELONI DA GIORNALISTA

Ma oltre che in Parlamento, fra i banchi della presidenza della Camera, del governo e i seggi dell’emiciclo, la Meloni potrà dire il 15 gennaio di avere trascorso 18 anni anche dove pochi forse la immaginano: in un ordine professionale come quello dei giornalisti, approdatavi l’11 febbraio 2006. Ma come giornalista, e quindi anche collega, mi si consenta di considerarla strana dopo l’idiosincrasia per i giornali confessata nel libro di Bruno Vespa così copiosamente anticipato in questi giorni. In particolare, la premier si è lasciata scappare che non legge i giornali per non esserne influenzata.

È come “l’elettore che si vanta di non votare”, ha commentato sulla Stampa il mio amico Mattia Feltri iscrivendola d’ufficio ad un partito ancora più grande di quello dei fratelli d’Italia che lei ha portato a circa il 30 per cento dei voti. È naturalmente il partito dell’astensionismo. E questo “ci dice come siamo messi”, ha scritto sempre Mattia, dopo avere inutilmente cercato di consolarsi con un lungo elenco di uomini e donne abbandonatisi a rifiuti più o meno contingenti di giornali che sono però ad essi sopravvissuti, per quanto malmessi.

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