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Comunità Israelitica

La Comunità Israelitica di Roma alle prese con lo Stato fascista

Estratto dal libro di Giordana Terracina "L'illusione dell'emancipazione. La Comunità Israelitica di Roma dall'avvento del fascismo alla vigilia delle leggi antiebraiche (1922-1938).

Anche le Comunità Israelitiche d’ Italia, come soggetti interagenti nella società, fecero la loro parte nella preparazione del “terreno psicologico e formativo” inteso da Starace, come si legge nella relazione della riunione del Consiglio del Consorzio delle Comunità Israelitiche Italiane di seguito riportata, che riassume le scelte di indirizzo adottate alla luce del percorso intrapreso dallo Stato.

L’ultimo congresso del Consorzio, tenutosi a Bologna il 23 aprile 1925, fu un’occasione importante per mettere nella giusta evidenza le problematiche che avevano occupato i consigli delle diverse Comunità italiane negli ultimi quattro anni.

Sul finire della relazione venne illustrato il prospetto statistico delle Comunità aderenti al Consorzio e l’elenco delle pubblicazioni.

Già nel marzo 1924 il Comitato pro Pasqua dei bambini poveri del quartiere Prati, a Roma, aveva scritto alla presidenza dell’Università Israelitica di Roma, per inviargli, a scopo contributo, dei biglietti per il concerto organizzato presso il Teatro Costanzi.

Lo stesso avvenne in occasione della Serata giapponese danzante all’Accademia Santini Teatro Costanzi, fissata per il 25 marzo dal Comitato pro ambulatorio per l’assistenza ai poveri di Roviano all’ Università.

Di diverso tenore, toccando questioni più legate agli aspetti sanitari, era la lettera del Professor Gustavo Bernardi, Presidente della Società pro suburbio marittimo di Roma del 29 marzo 1925 indirizzata all’Università Israelitica di Roma,

L’associazione ha per suo scopo lo sviluppo igienico sanitario della zona con un’attenzione particolare all’osservanza delle relative disposizioni di legge e all’ intensificazione della lotta contro la malaria, con il risanamento delle località ancora colpite. Oltre alla lotta contro la malaria è urgente anche stabilire un regolare servizio di assistenza che possa completare l’operato dei medici, contemplando disinfezioni, pulizia di case negozi, casali, stalle ecc. in modo da rendere maggiormente efficace l’applicazione delle disposizioni legislative che se osservate sono di utilità profilattica. L’associazione si è messa in contatto con la Società “Salus’ composta da ex combattenti decorati al valore militare e civile, disinfettori e infermieri diplomati dalla Direzione Generale di sanità, dall’Ufficio comunale d’igiene e dagli Ospedali riuniti. Per i vari servizi è stata decisa una tariffa alla portata di tutti accettando la proposta di devolvere dagli utili una piccola percentuale a favore dell’Associazione per la lotta antitubercolare e offrendo gratuitamente la disinfezione nelle scuole comunali della zona. È necessario però l’impianto di depositi di materiali di disinfezione nei punti più importanti della zona e della costituzione di un fondo spese e tal scopo vengono previste feste di beneficienza di cui si invia il programma.

Anche il Giubileo reale divenne occasione di dimostrazione di fedeltà al re e al regime e furono il Presidente Angelo Sereni e il Rabbino Maggiore Sacerdoti a inviare ai Savoia, il 26 maggio 1925, una lettera di ringraziamento per aver liberato l’Italia e aver riconosciuto gli ebrei come cittadini a tutti gli effetti con gli stessi diritti e doveri.

Nel settembre 1925, il Fascio romano di combattimento, che stava promuovendo gli Istituti di assistenza sociale e sanitaria “Enrico Toti”, in occasione di un concerto di gala, diretto alla raccolta di fondi per i ceti popolari, spiegò gli scopi che animavano queste raccolte di contributi.

Si trattava essenzialmente di assicurare la cura gratuita degli ammalati, in particolare delle donne e dei fanciulli, di allontanare i bambini dai pericoli delle strade, di arginare la corrente di volgarità nei fanciulli e negli adulti e, infine, di “sostituire per quanto possibile l’opera dei genitori non solo nell’amorevolezza, ma nella pratica della vita, nell’amore per la patria, completando con speciali cenni didattici la necessaria cultura domestica”: un percorso finalizzato al dissolvimento della famiglia nello Stato e nel partito.

L’Università Israelitica di Roma in quegli anni aveva intessuto importanti relazioni con i diversi istituti presenti nella Capitale quali, a esempio, il Centro Antiblasfemo Romano (CAR), le Autorità Sindacali, i Comitati Interpolitici e agli Amici del Movimento Antiblasfemo del Lazio. In quel periodo il Comitato Ordinatore del Primo Congresso Nazionale Antiblasfemo aveva diramato una circolare a tutti i Comitati Inter politici di Italia e agli amici del movimento antiblasfemo nazionale per intervenire numerosi alla seduta del primo congresso nazionale. Lo scopo era quello di sanzionare coloro che con un linguaggio poco corretto avessero arrecato offesa alla Patria.

II congresso era stato deliberato dal CAR d’accordo con il Comitato Centrale Antiblasfemo di Verona

La campagna antiblasfema si affermava essere una forza di rinnovamento e di civile educazione.

Nella documentazione non si sono trovate tracce successive di rapporti con l’Università Israelitica di Roma e non è possibile conoscere di ulteriori sviluppi.

Il CAR aderente al Comitato Centrale di Verona, con Presidente Luigi Montresor, era posto sotto l’alto patronato della Regina Elena e aveva come Presidente onorario a vita Luigi Luzzatti. Del Centro potevano farne parte Enti, Associazioni, Autorità e persone singole.

Nell’associazione erano presenti 5 categorie di soci: onorari, perpetui, promotori, ordinari e temporanei. I soci erano tenuti al pagamento di una quota e gli organi erano l’Assemblea Generale, il Consiglio Direttivo e la Giunta Esecutiva.

Sul finire del 1925, nel mese di novembre, l’Università Israelitica di Roma fu coinvolta anche nella “sottoscrizione del dollaro”. Come si legge in una comunicazione, il Presidente Sereni, a dimostrazione dell’affetto e attaccamento alla patria, invitò i correligionari a donare, “quello che per essere un dovere patriottico, è anche un dovere religioso”. In risposta arrivarono le parole di ringraziamento del PNF (Fascio Romano di Combattimento, Gruppo rionale Campitelli, Ripa e S. Angelo) per il contributo ricevuto di 2.100 lire.

Come accennato sopra, anche le donne non rimasero indietro nel progetto di costruzione della nuova società fascista, seppur con un ruolo a volte limitato nella sua sostanza, Nel febbraio 1927, con una comunicazione della sezione femminile della Società Generale Operaia Romana di Mutuo Soccorso, vennero inviati all’Università Israelitica di Roma alcuni biglietti per uno spettacolo al Teatro Manzoni come contributo per la raccolta di fondi destinati all’assistenza delle socie ammalate e croniche inabili a qualsiasi lavoro. La Società esplicava da cinquantuno anni un’opera civile e patriottica” nel campo della previdenza, del mutuo soccorso e dell’ educazione popolare

Alcuni anni dopo, esattamente il 14 aprile 1935, il Presidente della Comunità, Giuseppe Recanati, scrisse al Commendatore Vezio Orazi, Segretario federale dell’Urbe, per richiedere la possibilità per gli sposi di religione israelitica che desideravano concorrere ai premi di nuzialità, di tenere conto del divieto religioso per la celebrazione dei matrimoni durante la Pasqua, in modo che l’osservanza del precetto religioso non li escludesse dalla possibilità di vedersi assegnare il premio.

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